Lessinia. Chiesta una legge «riparatrice». L’accusa: «Il Veneto si conferma regione nemica della fauna»
«Il Veneto si conferma regione nemica degli animali selvatici». Lo scrivono in una lettera aperta ai consiglieri regionali veneti le associazioni Legambiente Verona, Wwf Verona, Wwf Sudovest Veronese e Il Carpino che denunciano «l’ennesima vergogna veneta» a proposito della legge approvata la scorsa settimana sotto il titolo «Iniziative per la gestione della fauna selvatica nel territorio regionale precluso all’esercizio della attività venatoria». Per la prima volta una normativa ammette la possibilità di caccia nelle aree protette e se il pretesto erano i danni causati dai cinghiali alle colture e al bosco, nel testo definitivo la parola cinghiali è sparita, sostituita da un più generico «fauna selvatica», lasciando intendere che tutte le specie potrebbero essere oggetto di piani di abbattimento, qualora si rivelassero dannose per l’uomo e le sue attività. «Se era giusta l’esigenza di contenere i danni, occorreva legiferare puntando ad avere piani con l’obiettivo di ridurre il numero dei cinghiali usando metodi adeguati e personale specializzato, cose già sperimentate in varie province d’Italia, sotto la supervisione e con l’approvazione dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale», scrivono le associazioni, citando la positiva esperienza del Parco dei Colli Euganei, dove operatori qualificati coordinati dal Corpo forestale dello Stato, hanno eliminato quasi 900 cinghiali in un solo anno, utilizzando poco il fucile e molto le gabbie trappola (i cosiddetti «chiusini»). Secondo le associazioni la legge contravviene a tutte le leggi regionali e nazionali sulle aree protette, affidando ai cacciatori l’abbattimento dei capi ritenuti in eccedenza. «Non c’è nella relazione che accompagna la legge un numero che dia l’entità del fenomeno, non si spende una parola sui metodi collaudati altrove e rivelatisi efficaci. Lupi, orsi, aquile, pettirossi e qualsiasi altra specie animale può essere uccisa su semplice autorizzazione del commissario nominato dal presidente della giunta regionale, disintegrando così uno dei principali motivi che hanno portato all’istituzione delle zone protette, nate appunto per proteggere e salvaguardare le specie vegetali ed animali selvatiche». Le associazioni chiedono la mobilitazione per un intervento legislativo riparatore che impedisca l’applicazione della legge.
L’Arena – 22 aprile 2013