Paola Bosaro In attesa del via libera regionale per il Parco delle anse dell’ Adige, ad Albaredo potrebbe nascere un «parco giurassico». Grande interesse e curiosità sta suscitando infatti il ritrovamento dello scheletro di un animale, adagiato sulla sabbia delle secche del fiume, a metà strada fra Ronco edAlbaredo. Questo scheletro quasi intatto, fatta eccezione per le due zampe anteriori e la mandibola, ricorda molto da vicino il cucciolo di un rettile preistorico.
È lungo poco più di un metro, dal cranio all’ultima vertebra caudale. Haunacoda di notevole lunghezza. La zampa posteriore destra è incompleta, mentre la sinistra è presente nella sua interezza e misura circa cinquanta centimetri. Termina con lunghi artigli affilati e robusti. Ad avvistare per primo i resti dello strano animale è stato un fotografo, Simone Rigon, volontario dell’associazione culturale «Adige Nostro».
Nel primo pomeriggio di ieri, l’uomo, che risiede a Ronco ma ha lo studio fotografico ad Albaredo, è sceso lungo le rive dell’Adige in cerca di reperti archeologici da consegnare al Museo. «Prima di aprire il negozio», riferisce Rigon, «ho indossato gli scarponi e ho passeggiato per un’ora, cercando cocci di ceramiche, antichi arnesi o altri oggetti che si sono depositati sul fondo del fiume nel corso dei secoli». Tuttavia, la ricerca di antiche vestigia non ha dato esiti soddisfacenti. Ma l’escursione ha riservato ugualmente una bella sorpresa al fotografo ronchesano. Ad un certo punto, difatti, Rigon ha scorto delle osse sull’isolotto emerso di fronte alla zona chiamata Nautica. «Mi sono avvicinato e ho visto questo particolare scheletro», racconta. «Domenica scorsa, con le mie figlie, avevo trovato una zampa di maiale, ma una cosa simile non l’avevo mai vista . Ho pensato subito ad un animale preistorico, una specie di dinosauro». Il fotografo ha scattato un’stantanea con il suo cellulare e l’ha girata agli amici di «Adige Nostro». Com’era prevedibile, il mistero dello scheletro del fiume ha appassionato tutti. Da quel momento è iniziata la gara a chi riusciva a dare un nome allo strano animale. A molti è sembrato un rettile esotico. C’è stato chi lo ha identificato come un drago d’acqua, chi come un’iguana, chi ha azzardato il paragone con il più celebre dei dinosauri, il «Tirannosauro rex», estintosi però 60 milioni di anni fa. È iniziato un pellegrinaggio di curiosi all’isolotto sull’Adige per vedere la misteriosa creatura. Qualcuno ha provato a rovistare fra le ramaglie della golena per cercare un nido di dinosauri, qualcun altro, più smaliziato, si è subito armato di binocolo per avvistare la testa della madre del cucciolo, affiorante dall’acqua. «Se a Loch Ness sono riusciti ad inventare da una fotografia sbiadita una delle mete turistiche più importanti del mondo, perché non cercare le tracce di un mostro acquatico anche qui nella Bassa veronese?», si sono detti alcuni burloni, sperando di scovare la Nessie preistorica nascosta sotto ponte di Albaredo. La realtà, come spesso accade, è molto meno avvincente della fantasia. È probabile, secondo gli esperti, che le ossa siano appartenute ad un grosso roditore molto conosciuto nei paesi a ridosso dei canali: il Myocastor coypus, detto più comunemente nutria.·
Il parere del veterinario. Sulle prime anche esperti veterinarii sono rimasti stupiti dalle dimensioni dello scheletro e hanno azzardato l’ipotesi che si trattasse di un’iguana. “Ci sono appassionati di rettili esotici anche qui da noi – avverte Mario Facchetti, dirigente veterinario dell’Ulss 20 – Purtroppo quando l’animale muore alcuni se ne sbarazzano buttando la carcassa nei canali. Analizzando da vicino la testa pero i dubbi dei medici si sono dissolti. “Mi sembra del tutto compatibile con lo scheletro di una nutria, sicuramente di ragguardevoli dimensioni” dice Roberto Poggiani, altro dirigente dell’Ulss 20 e segretario regionale della Federazione veterinari. “Gli incisivi prominenti sono tipici dei roditori e servono per rosicchiare: è senz’altro una nutria” dice Facchetti
L’Arena – 29 gennaio 2015