Le importazioni partiranno solo se il Piemonte e l’Italia saranno in grado di garantire massima sicurezza. Con questa allettante promessa – milioni in arrivo per l’industria piemontese di mangimi per animali domestici, una delegazione cinese arriva giovedì a Torino per conoscere il sistema di sicurezza alimentare sulle carni dell’Istituto zooprofilattico e, subito dopo, per visitare due aziende leader di “pet food”: la Monge di Monasterolo di Savigliano, la più grande in Italia, e la Morando di Andezeno che ha uno stabilimento anche a Molfetta, in provincia di Bari. In Piemonte c’è anche la Cerere di Neive, provincia di Cuneo .
Da qualche anno, complice anche il divieto di avere più di un figlio (che cadrà il primo gennaio), l’affezione per gli animali da compagnia è cresciuta in Cina in modo esponenziale: ogni anno un incremento di 7 milioni di cani e gatti, l’equivalente dell’intero mercato italiano. Un business di enorme interesse per il Piemonte, che da anni lavora perchè arrivi lo sblocco alle esportazioni. La sicurezza, soprattutto per scongiurare la grande paura di Mucca pazza, «è per loro prioritaria», chiarisce la direttrice dell’Istituto zooprofilattico Maria Caramelli. In via Bologna, con l’obiettivo di visitare il Centro nazionale per l’alimentazione animale, giovedì arriveranno quattro veterinari cinesi, ispettori dell’Aqsiq, l’autorità di sicurezza, ispezione e qualità della Repubblica popolare cinese. Il giorno prima saranno a Roma, al ministero della Salute, per ricevere garanzie a livello nazionale e poi in un tour italiano organizzato da Assalco, l’Associazione per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia. Caramelli li riceverà: «Spiegheremo che facciamo controlli in tutta Italia, oltre 200 analisi all’anno su campioni sia di materie prime destinate al pet food sia di prodotti completi. Cerchiamo batteri patogeni come la salmonella e sostanze chimiche indesiderate come i metalli pesanti, le micotossine e la temuta melammina. I cinesi saranno senza dubbio rassicurati».
Domenico Monge è l’ammministratore delegato di Monge (150 milioni di fatturato annuo, 290 lavoratori) e conferma l’importanza della missione: «I parametri di sicurezza cinesi sono stringenti perchè da loro ci sono ancora stabilimenti “misti” e vogliono verificare di persona con i loro esperti. Per noi si apre un mercato enorme: sono anni che lavoriamo per arrivare a questo risultato coltivando i contatti. La presenza dell’Istituto Zooprofilattico è determinante».
Repubblica – 6 dicembre 2015