«I medici vicentini sono considerati “bravi” dalle Usl se riescono a rispettare il budget, non se curano bene o guariscono». A lanciare l’allarme è Michele Valente, presidente dell’ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Vicenza, citando un caso recente: la segnalazione a una delle quattro aziende sanitarie di un medico di base spesso assente e poco disponibile coi pazienti, curati male: «La risposta dell’Usl è stata sorprendente – dichiara – mi hanno spiegato che quel professionista ha ottime performance di spesa, è un bravo medico».
Il numero uno dell’ordine professionale, che conta circa 4300 medici e odontoiatri, ne ha parlato ieri al seminario vescovile di Vicenza, in un incontro organizzato dalla diocesi e dall’Ipab vicentina sul nuovo modello sanitario regionale.
Nel suo intervento, Valente ha denunciato «le distorsioni di una organizzazione concentrata ossessivamente su modelli strutturali». Mentre per il presidente della categoria «è il fattore umano a fare la differenza fra buona e cattiva sanità. Di recente – ha raccontato – ho ricevuto dettagliati esposti dai pazienti di un medico di medicina generale, e anche dai colleghi del suo gruppo. Lamentavano come fosse spesso assente dallo studio, non puntuale negli orari di apertura e chiusura dell’ambulatorio, sbrigativo nelle visite e poco disponibile a farsi carico degli assistiti, curati male e poco seguiti nel decorso delle malattie». Interpellando il direttore dei servizi territoriali dell’Usl di competenza, e chiedendo un intervento diretto, il presidente dell’ordine ha trovato la porta sbarrata. «Mi è stato risposto che quel professionista, dai report dell’Usl, ha un comportamento virtuoso dal punto di vista contabile sia nelle prescrizioni farmacologiche che negli accertamenti clinici o strumentali». Secondo Valente, nella provincia di Vicenza «molti medici “bravi”, bravi secondo i criteri tradizionali della buona medicina, sono stati richiamati dai direttori dei servizi perché la loro spesa farmaceutica era superiore, anche di poco, rispetto alla media. Senza valutare altri indicatori, come il numero di visite e il tempo dedicato ai pazienti, la qualità delle visite a domicilio, il numero degli accessi al Pronto soccorso». Il tutto è legato all’accordo aziendale per la medicina generale siglato dai medici di base vicentini con le Usl a luglio scorso: «Si deve essere nella media delle spese per prestazioni diagnostiche e farmaci, chi va oltre e non raggiunge gli obiettivi non riceve il premio risultato». Comunque, «non posso farne una colpa ai direttori generali se negli obiettivi di mandato hanno il pareggio di bilancio, sono le regole – conclude Valente – ma dobbiamo chiederci se questa è la strada giusta per la medicina del futuro».
Il Corriere del Veneto – 7 febbraio 2016