Michele Bocci. Oltre 20mila persone contagiate, di cui duemila donne in attesa di un bambino: anche la Colombia fa i conti con il virus Zika. E il bollettino sale: soltanto una settimana fa, le cifre ufficiali erano più basse di qualche migliaio, con 16.400 casi di cui meno di novecento donne incinte.
Sempre più allarmante la situazione in America Latina (il virus è arrivato anche in Giamaica), con l’Organizzazione mondiale della sanità che prevede una diffusione del virus tale da poter infettare da tre a quattro milioni di persone in tutto il Sud America, e un milione e mezzo nel solo Brasile, paese dal quale è partito l’allarme. Ecco perché la diffusione del virus preoccupa su scala globale: è considerato responsabile di malformazioni nei feti, come la microcefalia.
Sono stati riscontrati sporadici casi anche in Europa, e i governi di tutto il mondo si attrezzano. I paesi asiatici chiedono a tutti coloro che hanno viaggiato di segnalare se riscontrano sintomi. In una “linea diretta” Washington- Brasilia, il presidente americano Barack Obama ha concordato con la sua omologa brasiliana Dilma Rousseff un impegno comune per mettere a punto un vaccino. L’obiettivo è quello di approfondire la ricerca e accelerare la riuscita del vaccino.
E in Italia intanto la zanzara tigre diventa una “sorvegliata speciale”: la Aedes albopictus, che tra i paesi europei predilige il nostro e contro la quale si spendono già 150 milioni all’anno, potrebbe secondo gli infettivologi diventare il veicolo per la formazione di focolai anche in Italia.
Una malattia sta spaventando il mondo anche se non provoca sintomi particolarmente gravi, tanto che la maggior parte degli infettati nemmeno si accorgono di averla. Sono i sospetti che Zika possa causare una malformazione neonatale come la microcefalia e i timori che sia anche collegata alla grave sindrome di Guillain-Barré, uniti all’enorme diffusione del virus in Sud e Centro America, a spingere l’Oms e le autorità sanitarie di paesi colpiti e non ad alzare al massimo il livello di allerta. Ecco cosa si sa e quali sono ancora i misteri di Zika.
* CHE COS’È?
Un virus che da uomo a uomo si trasmette principalmente attraverso un vettore, la zanzara aedes aegypti. Isolato per la prima volta in Uganda nel 1947, nel 2013 è arrivato in Polinesia Francese dalla Micronesia. Nell’aprile del 2015 è iniziata l’epidemia in Brasile (finora i casi sono oltre un milione e mezzo), da ottobre Zika è stato diagnosticato anche in altri Paesi del Centro del Sud America. Oggi quelli coinvolti sono 21. La malattia è generalmente blanda, solo un quarto degli infettati sviluppa sintomi come febbre, eruzioni cutanee, dolori alla testa e alle articolazioni, che durano dai due giorni a una settimana.
Non ci sono cure o vaccini per il virus, si affronta con antipiretici e antidolorifici.
* È POSSIBILE CHE PROVOCHI MICROCEFALIA NEI BAMBINI?
Il direttore generale dell’Oms, Margaret Chan, ha detto che la relazione tra virus e malformazioni neonatali è «fortemente sospettata».
Alcune ricerche dimostrano la capacità di Zika di entrare nel liquido amniotico. Da ottobre 2015, quando l’epidemia è esplosa, al 27 gennaio sono state diagnosticate 4.180 microcefalie in Brasile, un numero considerevolmente superiore a quello atteso, anche se, ha detto il ministero alla Sanità brasiliano, per ora solo 6 casi sono stati collegati al virus perché sono stati trovati geni del microrganismo nei neonati. Inoltre molti esperti ritengono che il dato così alto delle malformazioni sia legato ad una maggiore attenzione verso il problema, un tempo sottodiagnosticato. Ma anche in Polinesia Francese si sarebbe visto un eccesso di microcefalie.
*COSA SI CONSIGLIA ALLE DONNE CHE VOGLIONO FARE UN BAMBINO O SONO GIÀ INCINTE?
Il Brasile, ma anche la Giamaica, la Colombia ed El Salvador hanno suggerito alle donne di non rimanere incinte in questo periodo. A chi aspetta già un figlio sono indicate misure molto stringenti per prevenire le punture di zanzara. Alle donne in attesa che progettano un viaggio nelle zone a rischio, l’Oms, e di conseguenza praticamente tutti i Paesi occidentali compresa l’Italia, chiedono di rimandare, se possibile, fino alla fine dell’emergenza. Lo stesso consiglio vale, come ha spiegato il ministero della Salute italiano, anche per chi ha importanti problemi di salute.
* ZIKA PUÒ SCATENARE LA SINDROME DI GUILLAIN-BARRÉ?
Si tratta di una rara malattia autoimmune molto grave, talvolta collegata a malattie infettive, che può portare a vari livelli di paralisi e perfino alla morte. Ci sono stati 42 casi della sindrome in Polinesia Francese nel 2013 invece dei 5 normalmente diagnosticati. E il dicembre scorso in El Salvador si sono visti il triplo dei malati attesi. L’Oms spiega che una relazione tra il virus e la sindrome non è comunque ancora provata e bisogna attendere la conclusione di alcuni studi scientifici.
* PUÒ ESSERE TRASMESSO PER VIA SESSUALE E ATTRAVERSO IL SANGUE?
Ci sono pochissime prove riguardo allo sperma, solo due.
In Polinesia Francese il virus è stato isolato nello sperma di un paziente. Negli Usa è stato descritto, ma non confermato scientificamente, un caso di trasmissione da persona a persona per via sessuale.
L’Oms spiega poi che Zika può essere trasmesso attraverso il sangue ma si tratta di un «meccanismo infrequente».
L’Italia ha invitato i donatori che rientrano dai paesi dove è in corso l’epidemia di non recarsi nei centri trasfusionali nei primi 28 giorni dal rientro.
* ALTRE ZANZARE, A PARTE L’AEDES AEGYPTI, POSSONO FARE DA VETTORI A ZIKA?
Una delle eventualità più preoccupanti è che il virus possa essere trasportato anche dalla “culex”, la zanzara comune. La fondazione Oswaldo Cruz di Recife, che promuove la salute in Brasile, pensa sia possibile e che presto arriverà la prova. Sarebbe un problema: quell’insetto è 20 volte più diffuso dell’aedes aegypti e soprattutto si trova in tutto il mondo. Riguardo all’Italia e a buona parte dell’Europa, il vettore potenziale della malattia è la la zanzara tigre ( aedes albopictus).
L’entomologo della Asl della Romagna Carlo Venturelli spiega che Zika non è mai stato trovato nell’insetto diffuso da noi, ma che le due aedes sono “cugine” e normalmente fungono da vettori degli stessi virus. A primavera, quanto torneranno le zanzare, si rischierebbero dunque casi anche in Italia a partire da viaggiatori rientrati con l’infezione.
Repubblica – 31 gennaio 2016