Salgono a quattro i casi di virus Zika in Veneto. L’ultimo episodio di positività è stato accertato ieri dall’azienda ospedaliera di Padova ed è stato conseguentemente reso noto dalla Regione, che invita a non cedere agli allarmismi sulla base di due rassicurazioni: «Guardia alta e cure efficaci». Ma gli stessi esperti confermano che ormai si è scatenata la psicosi, tant’è vero che ogni giorno sono diverse decine i campioni di materiale biologico mandati ad esaminare dai medici di fronte ai sintomi manifestati dai pazienti.
Il quarto risultato positivo riguarda «una persona italiana, di ritorno da un viaggio nella Repubblica Dominicana, curata all’ospedale civile di Venezia», fanno sapere dagli uffici regionali, puntualizzando che «le sue condizioni sono buone». In precedenza i test del Laboratorio di microbiologia e virologia di Padova, centro di riferimento per il Veneto, avevano evidenziato esiti analoghi per soggetti che stanno già meglio: una venezuelana rientrata a Treviso dal Paese d’origine, un turista ricoverato a Padova dopo una vacanza a Santo Domingo ed una 39enne di Castelgomberto curata a Vicenza tornata dalle ferie in Martinica.
Dunque ancora Caraibi, o comunque America, del Centro e del Sud. La vicentina, difatti, ha avuto il sospetto di essere stata colpita da Zika proprio per la consapevolezza di essere stata in una delle aree in cui l’agente infettivo si sta velocemente diffondendo, oltre che per il fatto di accusare disturbi simili all’influenza, come febbre e dolori articolari, ma anche «rush cutaneo e congiuntivite, che sono invece i sintomi specifici di questo virus», precisa Giorgio Palù, direttore del Laboratorio dove arrivano tutti i campioni di sangue, urina e seme maschile sospetti. «Sono ormai una trentina al giorno – specifica il professore – e per questo possiamo parlare di un effetto psicosi, che viene generato ogni volta che le persone hanno a che fare con qualcosa di nuovo. Per la generalità della popolazione, s’intende, perché in realtà Zika è stato isolato per la prima volta nel 1947 in Uganda, anche se poi si è geneticamente diversificato, passando dall’Africa all’Asia e quindi al Centroamerica». Da quanto si capisce, tuttavia, l’aumento dei timori registrati in Veneto non è del tutto ingiustificato, dal punto di vista di medici e pazienti. «Stiamo raggiungendo il picco dell’influenza – spiega Palù – e la parziale coincidenza fra i sintomi della sindrome stagionale e quelli del virus Zika può suscitare il dubbio che si tratti di questo tipo di infezione».
A fare la differenza, rispetto a febbricola e dolori ad articolazioni e muscoli, sono le eruzioni cutanee e l’infiammazione della congiuntiva. «Non c’è alcun motivo di allarme – sottolinea Luca Coletto, assessore regionale alla Sanità – primo perché Zika è monitorato in Veneto sin dal 2010, sia negli umani che nelle zanzare, secondo perché, se si presenta, siamo in grado di curarlo efficacemente». Una rassicurazione ribadita anche dopo la quarta positività: «La comparsa di qualche caso non deve destare alcuna preoccupazione, sia perché sinora si tratta di persone tutte appena rientrate da zone a rischio, sia perché abbiamo la dimostrazione che la macchina dei controlli e delle cure funziona».
A trasmettere il virus è una zanzara che si trova in una trentina di Paesi tra Centro e Sud America. «Non c’è ancora la prova scientifica che possano farlo anche le zanzare “nostrane”, mentre è stato dimostrato il contagio tra umani attraverso le trasfusioni, i trapianti ed i rapporti sessuali», rimarca il professor Palù. Ad ogni modo l’attenzione di chi si occupa di prevenzione è quella di limitare il più possibile i rischi. «Verranno sollecitati i Comuni e i titolari dei servizi di disinfestazione – afferma Andrea Todescato, direttore del Servizio di igiene e sanità pubblica dell’Usl 6 di Vicenza – affinché vengano fatti piani di contenimento alla diffusione della zanzara, con una certa frequenza». In vista della proliferazione estiva dei fastidiosi insetti, inoltre, i tecnici della Regione hanno già incontrato i referenti dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie «per organizzare le attività di sorveglianza entomologica 2016» e a breve si terrà la riunione dei referenti delle diverse reti di sorveglianza, che comprendono i reparti di Malattie infettive, i Laboratori di microbiologia ed i Servizi di igiene e sanità pubblica.
Come evidenziato anche dal Centro per le malattie tropicali dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar, struttura veronese di riferimento a livello regionale e destinataria in questi giorni di un picco di telefonate per richieste di informazioni, i veneti in partenza per gli Stati a rischio possono comunque tener conto di alcuni accorgimenti. Su tutti: proteggersi dalle punture di zanzara e, nel caso di donne incinte, bimbi e malati cronici, consultare il proprio medico curante, al quale è bene rivolgersi se i sintomi sospetti compaiono entro 21 giorni dal ritorno a casa.
Angela Pederiva e Elfrida Ragazzo – Il Corriere del Veneto – 6 febbraio 2016