Calabria, Campania e Lazio, manco a dirlo, hanno vinto il poco agognato bollino nero. Bocciate in pieno, o quasi. E con loro tutte le regioni sotto piano di rientro o commissariate per i buchi finanziari di asl e ospedali pubblici. Ma la classifica stilata dal ministero della Salute sul rispetto o meno nelle regione degli adempimenti da garantire per assicurare i livelli essenziali di assistenza (Lea) che il Ssn deve garantire uniformemente a tutti gli italiani, è ancora più negativa. Appena otto regioni di quelle censite (quelle a statuto ordinario più la Sicilia) sono in regola. «Bollino verde», dice espressamente il ministero, meritano Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana, Umbria e Veneto. Zaia: riconoscimento a cui teniamo moltissimo, grazie a quanti lavorano nella sanità. Il rapporto
Per altre 8 regioni è «bollino rosso»: Calabria, Campania, Lazio, Molise, Abruzzo, Puglia, Sicilia e Piemonte. Piemonte che fosse poi rientrerà nella lista di chi rispetta i Lea. Il risultato: in pratica, mezza Italia della salute pubblica risulta bocciata.
Oggi il benchmark per le 3 Regioni leader
Il rapporto del ministero fa riferimento ai dati del 2011. Ed è particolarmente attuale perché proprio in base ai risultati del 2011 proprio domani Governo e Regioni decideranno quali saranno le 3 regioni benchmark per l’applicazione dei costi standard nella divisione della torta da 108 miliardi per il 2013. Umbria ed Emilia Romagna ci saranno, tra Veneto e Lombardia (entrambe a trazione leghista) sarà selezionata la terza regione benchmark. Non a caso tutte regioni che figurano tra quelle promosse dalla classifica del ministero per il risultato del 2011 nella capacità di garantire i Lea ai propri abitanti.
Le 44 performance sotto la lente
L’analisi del ministero si snoda in un corposo rapporto di 219 pagine che con la necessaria pignoleria passa al setaccio la bellezza di 44 indicatori di performance, dunque di aderenza al rispetto dei diritti di assistenza. Dagli obblighi informativi economici e statistici alla contabilità economica, dal’assistenza domiciliare agli obblighi per i manager, dall’edilizia sanitaria alla prevenzione. Passando per gli ospedali e per le tariffe ospedaliere, per l’assistenza protesica, l’accesso ai farmaci e i consumi di medicinali anche in ospedale, il rischio clinico e la sicurezza dei pazienti e le trasfusione, i pronto soccorso e la riabilitazione. In pratica, tutte le cure che in teoria ci sono dovute. E che invece l’Italia a macchia di leopardo della salute pubblica, garantisce in maniera del tutto diseguale. Nel segno di un federalismo mal riposto e mal applicato. Con il Sud, soprattutto, che sotto i i piani di rientro, continua a sprofondare sempre più. Un segnale ulteriore di quanto andrà previsto col «Patto per la salute» che Governo e regioni dovranno affrontare a breve.
Tutte le criticità
La verifica, come detto, riguarda 16 Regioni. Quelle a statuto ordinario più la Sicilia, ossia chi ha accesso al Fondo sanitario nazionale e che vengono private del 3% di questo se risultano inadempienti, ossia se non danno attuazione ai 44 adempimenti previsti.
Nel 2011, così, il Ministero registra bollino verde, esito positivo della verifica, in tutti gli adempimenti per Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana, Umbria e Veneto. Mentre tutte le altre Regioni mostrano criticità e inadempienze. «Bollino rosso» per: 21 inadempienze per la Calabria, 19 per la Campania, 13 per il Lazio, 12 per il Molise, 10 per l’Abruzzo, 8 per la Puglia, 5 per la Sicilia e 4 per il Piemonte.
«Le criticità maggiori», rileva il ministero della Salute, si concentrano nelle regioni in piano di rientro dal disavanzo. «Soprattutto» per Calabria, Campania e Lazio, sottolinea il ministero, «con la tendenza a cronicizzare i problemi» soprattutto per quanto riguarda:
– i sistemi informativi per il monitoraggio dell’assistenza e dei dati economici;
– la risposta dell’offerta sanitaria ai bisogni assistenziali, con particolare riferimento al territorio: assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale per le categorie più fragili come gli anziani non autosufficienti, i disabili, i malati terminali;
– la qualità delle prestazioni (rischio clinico e liste di attesa);
– l’efficienza e l’appropriatezza delle prestazioni erogate.
Zaia (Veneto): “Riconoscimento a cui teniamo di più”
“Il riconoscimento assegnato alla sanità veneta dal Ministero della Salute sull’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza è tra quelli a cui teniamo di più, perché significa che i veneti ricevono tutte, ma davvero tutte, le cure di cui hanno bisogno e che sono chiaramente indicate proprio nei Lea”.
Con queste parole il presidente della Regione Luca Zaia commenta l’assegnazione al Veneto del “bollino verde”, che attesta come tutti gli adempimenti richiesti dal Ministero della Salute in materia di erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza siano stati rispettati.
“Per farlo – aggiunge Zaia – è necessario un duro lavoro quotidiano per il quale ringrazio tutti gli uomini e le donne che lavorano negli ospedali e sul territorio, ma è altrettanto necessario gestire con oculatezza una macchina da oltre 8 miliardi di spesa l’anno, senza sprecare un euro e usando al meglio ciò che si ha”.
“E’ quanto facciamo quotidianamente in Veneto – prosegue Zaia – a differenza purtroppo che in altre parti d’Italia, dove si spende di più e, anche se può sembrare paradossale, si erogano servizi peggiori. Anche per questo, e nella speranza che prima o poi tutti i cittadini italiani abbiano la possibilità essere curati allo stesso modo e spendendo solamente il necessario – conclude Zaia – è urgente che l’impegno preso dal Ministro Lorenzin di arrivare al più presto”.
Tratto dal Sole 24 Ore – 1 agosto 2013