Sempre meno risorse economiche e umane. Una devastante politica di tagli lineari, lo smantellamento di strutture epidemiologiche importanti, le profilassi di Stato definanziate. Oggi in Veneto quella veterinaria è una professionalità ‘discriminata’. Ma quali potranno essere le conseguenze per la salute pubblica? In questi giorni alcuni articoli usciti sui quotidiani della provincia di Treviso hanno descritto in modo particolareggiato le attività svolte dai servizi veterinari dell’Ulss 7 di Pieve di Soligo. Un’operazione di comunicazione encomiabile, visto che troppo spesso della grande mole di lavoro specialistico a tutela della sanità e del benessere animale e della sicurezza alimentare l’opinione pubblica non viene adeguatamente informata.
Ma l’urgenza del momento ci suggerisce anche alcune altre considerazioni. Innanzitutto vogliamo sottolineare come quella descritta sia l’attività che tutti i servizi veterinari delle aziende sanitarie venete svolgono costantemente ogni giorno. Mille compiti tra i più diversificati portati a termine puntigliosamente su un vasto territorio, e non in tranquilli e asettici ambulatori, a dispetto delle difficoltà crescenti: una normativa complessa in continuo cambiamento, una burocrazia imponente, emergenze che continuano a riproporsi, dalla West Nile all’influenza aviaria, dalle intossicazioni alimentari alle micotossine cancerogene e a mille altri fattori di rischio.
Senza contare il supporto costante assicurato all’agroalimentare veneto, con i continui controlli degli alimenti. Sono i veterinari pubblici, ricordiamolo, a compiere le profilassi di Stato per il controllo delle malattie infettive e delle zoonosi. Ad eseguire le verifiche sul benessere animale e di conseguenza ad assicurare il rispetto della normativa in materia di condizionalità, che permette alle aziende di ottenere gli aiuti economici comunitari.
Oggi dobbiamo denunciare la sempre maggiore carenza di risorse economiche e umane in cui sono costretti ad operare i servizi veterinari. Noi resistiamo e stiamo lavorando all’osso per assicurare quegli standard che sono imprescindibili per la salute pubblica. Ma guardiamo con inquietudine alla miopia di certe scelte, ai tagli orizzontali applicati indiscriminatamente a tutta la sanità pubblica, ma con particolare accanimento a qualsiasi attività di sanità veterinaria. Tagli che vanno a castigare una Regione come il Veneto tradizionalmente virtuosa in questo settore. Ma Venezia non sembra avere l’esatta percezione e la consapevolezza di tutto questo.
E capiamo, nostro malgrado e con apprensione, di essere diventati dei discriminati. C’è chi è discriminato per questioni di razza, sesso o religione. I veterinari veneti lo sono per il senso di malcelata sufficienza con cui si guarda alla loro attività e si decide della loro professione. E ogni giorno questa situazione diventa più grave, con un Unità di progetto veterinaria regionale perennemente ‘precaria’, con lo smantellamento di un centro di epidemiologia di eccellenza, con i problemi crescenti per i veterinari convenzionati (uno dei punti cardine dei controlli), con il rischio di ritrovarsi servizi veterinari delle Ulss decapitati e a funzionalità ridotta.
Chi ci governa si rende conto delle conseguenze drammatiche di certe scelte? Delle responsabilità gravissime che si assume? Permetteteci di dubitarne.
Roberto Poggiani
Segretario regionale Fvm-Sivemp Veneto
Dalla Tribuna di Treviso:
Veterinari Usl 7. Controlli sugli animali: test a tappeto e aziende stangate per garantire la sicurezza alimentare
Aziende chiuse per carenze igienico sanitarie, e controlli a tappeto su milioni di animali per garantire la sicurezza alimentare. Su 41 campionamenti relativi ad aziende del latte “a chilometro zero”, distributori automatici e piccoli produttori di salumi, in cinque casi è stata disposta la temporanea sospensione dell’attività dei distributori. Mentre nella grande distribuzione i continui controlli hanno permesso di individuare diverse “non conformità” igienico sanitarie in un paio di strutture, per le quali è stata disposta la sospensione della produzione fino a che non saranno ristabilite le condizioni igienico-sanitarie adeguate. Senza sosta i controlli sul bestiame.
Sono stati accuratamente “visitati”, da gennaio a giugno, 31 mila bovini adulti, 22 mila vitelli, 69 equini, 951 suini, 340 cinghiali cacciati, 540 ovi-caprini e ben 16 milioni di polli da carne, la maggior parte dei quali macellati in un noto stabilimento di Vazzola. Controlli senza sosta anche sui salumi e sul prodotto finito per evitare infezioni particolarmente gravi, come quelle che si registrarono alcuni mesi fa nell’Usl 8, per colpa del batterio-killer escherichia coli. Difficile che qualcosa sfugga al team di veterinari che, nel caso per esempio dei polli, lavora per sei giorni a settimana dalle 5 del mattino alle 20.30, senza interruzioni. Gli animali affetti da pericolose patologie, che vanno dalla polmonite all’epatite, e che comprendono anche semplici fratture alle ossa pericolose però per il cliente finale, corrispondono circa allo 0,75-0,8 per cento del totale (sempre nel caso dei polli, grosso modo 250 mila capi all’anno) e vengono ovviamente tolti dalla filiera produttiva. Controlli anche sul benessere degli animali in allevamento, e campionamenti sui prodotti di origine animali quali miele, carne, uova. «Le visite ispettive sugli animali». spiega Jacopo Beltrame, direttore del Servizio veterinario per l’igiene degli alimenti di origine animale, «rappresentano solo una delle nostre attività, che con i controlli sia sugli animali che sui prodotti di origine animale ha il delicato compito di assicurare ai consumatori la sicurezza alimentare, attraverso l’ispezione e la vigilanza nelle fasi produttiva, di trasformazione, di commercializzazione, di conservazione e di trasporto». (La Tribuna di Treviso)
17 agosto 2013