Le centrali d’acquisto per farmaci, beni e servizi, i protocolli terapeutici e l’appropriatezza delle prestazioni, la revisione dei Lea. E ancora: la riorganizzazione della rete periferica dei servizi medici e veterinari, l’assistenza sanitaria al personale navigante, gli enti vigilati. Con questi temi di tutto rispetto la salute entra ufficialmente nel piano della spending review presentata ieri dal commissario straordinario Carlo Cottarelli e già trasmesso alle Camere. Uscita indenne dalla prima versione della legge di stabilità, la sanità pubblica torna nel mirino del Governo con una potenziale dote di risparmi ancora una volta miliardaria: tra 6 e 7 miliardi in meno nel giro di tre anni. Si scrive «riqualificazione» della spesa, si legge «taglio» secco dei costi. Il «piano Cottarelli» nei prossimi 3 anni si abbatterà su sanità e servizi pubblici.
Per il pubblico impiego mobilità del lavoro, compresa l’esplorazione di canali di uscita e rivalutazione delle misure sul turn-over.
Ecco i settori della sanità che saranno oggetto della revisione della spesa come indicati nel programma di Cottarelli:
– Riassetto organizzativo della rete periferica veterinaria e medica
– Completamento trasferimento funzioni di assistenza sanitaria al personale navigante e aeronavigante
– Enti vigilati
– Centrali acquisto (farmaci, beni e servizi sanitari e non)
– Protocolli terapeutici e appropriatezza delle prestazioni
– Revisione livelli essenziali anche con riferimento a particolari categorie
Nel mirino la sanità con risparmi per 6-7 miliardi
Intervento ad ampio raggio. Nel menù nuovo Patto per la salute, fabbisogni standard e revisione dei Lea.
Tra 6 e 7 miliardi in meno nel giro di tre anni. Si scrive «riqualificazione» della spesa, si legge «taglio» secco dei costi. Tra sprechi, doppioni, uscite evitabili, centrali d’acquisto impiegate a largo spettro per beni e servizi sanitari e non, strette vere e proprie ai servizi, più rigore nelle cure e nell’appropriatezza delle prestazioni. Non esclusa una revisione dei Lea (i livelli essenziali di assistenza) «anche con riferimento a particolari categorie», dal significato tutto da chiarire. E piccoli ospedali e personali sempre nel mirino. La spesa sanitaria resta l’indiziata «numero 1» anche della spending review targata Cottarelli-Saccomanni.
Uscita indenne dalla prima versione della legge di stabilità (ma ora messa sotto tiro dai senatori), la sanità pubblica torna formalmente nel mirino del Governo con una potenziale dote di risparmi ancora una volta miliardaria. Anche perché, oltre alla spending, sul tavolo ci sono già almeno due carte: il «Patto per la salute» con i governatori e i costi standard ormai alle porte. Insomma, un trittico di riforme con le quali si cerca di salvare il salvabile di quel che resta dell’universalità del Ssn.
Il piano di spending presentato ieri da Cottarelli e in serata trasmesso alle Camere da Dario Franceschini, dedica alla «salute» un apposito elenco di temi che dovranno essere svolti da appositi gruppi di lavoro. I primi tre punti del capitolo sono apparentemente blandi: riassetto della rete periferica veterinaria e medica, completamento del trasferimento delle funzioni di assistenza sanitaria al personale «navigante e aeronavigante», enti vigilati dal ministero. Quale potrà essere la direzioni di marcia, non è indicato nel documento. Ma sono gli altri tre punti del capitolo che potranno destare preoccupazione nel settore.
Il primo sono le centrali d’acquisto per farmaci e beni e servizi sanitari e non sanitari, idea rilanciata da Beatrice Lorenzin e su cui la Consip è pronta da tempo, per fare trasparenza nelle gare e garantire acquisti sempre più favorevoli per asl e ospedali. Secondo intervento: i protocolli terapeutici e la garanzia dell’appropriatezza delle prestazioni. Infine, tema ricorrente e ora indicato nero su bianco: la revisione dei Lea «anche con riferimento a particolari categorie», afferma in maniera sibillina il documento come tema di lavoro per l’apposito gruppo di lavoro, senza spiegare se le «particolari categorie» siano quelle con più reddito, gli esenti per patologia o che altro. Che di stretta si tratti, tuttavia, non c’è dubbio. Accompagnandosi, anche per la sanità, alle misure in cantiere per il pubblico impiego, a partire dalla mobilità
Fin qui il documento sulla spending. Che necessariamente si affiancherà ai costi standard in cottura (benchmark tra tutte le regioni con i conti in regola e convergenza in 5 anni per le altre) e al «Patto» atteso per Natale. Ed è qui che entrerà in gioco il pressing sui piccoli ospedali con un taglio di almeno 15mila posti letto, la morsa dei prezzi di riferimento finora falliti, ancora il personale medico e non, perfino un ricorso sempre più serrato all’e-health. Tutto quello che può fare risparmio, insomma, passando al setaccio l’intera spesa del Ssn. Che la riqualificazione dei bilanci non diventi una mannaia sulle cure, sarà una promessa tutta da dimostrare.
Pubblico impiego. Mobilità e riordino dei contratti
Mobilità del lavoro, compresa l’esplorazione di canali di uscita e rivalutazione delle misure sul turn-over. E armonizzazione del sistema retributivo e contrattualistico. Eccoli i temi chiave su cui si concentrerà il costituendo gruppo di lavoro sul pubblico impiego che, assieme ad altri sette, sosterrà l’azione del commissario straordinario per la revisione della spesa. Data la dimensione della spesa in questione (circa 162 miliardi attesi nel 2014 per pagare gli stipendi di tutti i dipendenti pubblici) sulle soluzioni che usciranno da questo nucleo il Governo punta moltissimo. Una ricognizione, quella da mettere a punto nelle prossime settimane, che s’intreccerà con l’attuazione del Dl 101 di razionalizzazione della Pa e reclutamento selettivo dei precari che è stato approvato a fine ottobre. Il ministro della Pa e le Semplificazioni, Gianpiero D’Alia, chefa parte del comitato dei ministri cui dovrà riferire Carlo Cottarelli, ha già un obiettivo importante da realizzare entro dicembre: avere un primo monitoraggio sui dipendenti (e i costi relativi) delle società controllate dalle amministrazioni (quotate escluse): una giungla di oltre 5mila enti in cui dovrebbero lavorare non meno di 240mila addetti. Su questa realtà sarà dedicato un altro gruppo di lavoro, che dovrà verificare criteri di affidamento, razionalizzazioni possibili e rispetto dei vincoli di bilancio di questi enti, molti dei quali potranno essere dismessi. Interverrà direttamenteil “gruppo base”, ovvero la task force di Cottarelli, su altri temi trasversali ma che toccano, di nuovo, l’implementazione del Dl 101. Si tratta, ad esempio, dei criteri di assegnazione delle auto blu (oltre un miliardi di spesa all’anno non monitorata ancora completamente) o delle consulenze esterne (1,5 miliardi l’anno). Cottarelli e il suo gruppo base si occuperanno direttamente, infine, di azioni diincentivo/disincentivo per l’uso più qualificante delle risorse a tutti i livelli e funzioni amministrative, con la previsione del ricorso agli ispettori della Funzione pubblica e alla Guardia di Finanza per controlli mirati.
Ecco il programma di Cottarelli. Obiettivo: risparmiare 32 miliardi in tre anni.
Due punti di Pil in tre anni. In “soldoni” 32 miliardi tra il 2014 e il 2016, circa il triplo di quanto fin qui indicato dalla legge di stabilità all’esame del Senato. È l’obiettivo massimo di riduzione di spesa fissato dal Comitato interministeriale sulla spending review, presieduto dal premier Enrico Letta, che, alla presenza tra gli altri del ministro Fabrizio Saccomanni, ha esaminato il programma messo a punto dal commissario straordinario Carlo Cottarelli per poi inviarlo in Parlamento. Un dossier che punta a rendere permanente la revisione della spesa su tutta la pubblica amministrazione. Con interventi a vasto raggio: dal personale pubblico affrontando i nodi della mobilità e del turn over, agli acquisti di beni e servizi e ai costi standard, fino alla dimensione delle scuole, alla sanità e alle società partecipate incluso la Rai, Invitalia e il Poligrafico dello Stato. E facendo leva anche su un sistema incentivi finanziari per gli enti e le strutture più collaborative nell’individuare i tagli selettivi.
La prima tappa di questo programma è il varo di un blocco di interventi all’inizio della primavera 2014. Che potrebbe però essere anticipato – come si afferma nello stesso dossier Cottarelli – da alcune misure, anche prima della fine dell’anno. Non a caso si starebbe valutando un intervento da circa 1,5 miliardi da varare in tempi rapidi, magari nell’ambito della legge di stabilità.
A confermare obiettivi triennali di risparmio e la road map per la revisione della spesa è lo stesso ministro Saccomanni: «Il Comitato interministeriale condivide l’idea che questo processo debba avere un obiettivo ambizioso, circa due punti di Pil nell’arco del triennio». Le risorse recuperate dovrebbero andare in prima battuta alla riduzione delle pressione fiscale e poi agli investimenti e all’abbattimento del debutto.
Cottarelli assicura che la prima tranche del piano operativo con le misure da proporre al governo sarà pronto tra la fine di dicembre 2013 e febbraio 2014, quando sarà completata la fase di ricognizione tecnica. E aggiunge che, al netto dei possibili anticipi di quale intervento, le misure legislative potranno essere definite nella prossima primavera con conseguente quantificazione dei risparmi di spesa per il 2014. Il dossier Cottarelli per il momento parte dagli obiettivi “minimi” di risparmio fissati dalla “stabilità”: 3,6 miliardi nel 2015, 8,3 miliardi nel 2016 e 11,3 miliardi dal 2017. Ma nel documento si afferma anche che «in sede politica dovrà essere valutata l’opportunità di andare oltre questi obiettivi minimi, individuando risparmi addizionali già nel 2014 e con più apprezzabili risparmi complessivi per il periodo 2014-16 rispetto al quadro a politiche invariate della Legge di Stabilità».
Quanto alla strategia da adottare, nel dossier si individuano «nell’efficientamento» e nella «riconsiderazione del perimetro della spesa pubblica» le coordinate su cui sviluppare il nuovo processo permanete di revisione della spesa. Anche attraverso un confronto con le parti sociali. Il gruppo di lavoro di Cottarelli, composto da un decina di funzionari interni alla Pa, si avvarrà del supporto della Ragioneria generale dello Stato e di oltre altri 20 gruppi di lavoro per aree tematiche. Otto dei quali «orizzontali» con la presenza di dirigenti pubblici ma anche (a titolo gratuito) di esperti provenienti dal mondo accademico. Che serviranno a setacciare altrettante aree di spesa. Anzitutto gli acquisti di beni e servizi, anche con l’obiettivo di rafforzare il ruolo della Consip. la gestione degli immobili per ridurre la spese di locazione e di manutenzione, e l’organizzazione amministrativa. In questo caso si profilano la sopressione di molti enti e l’accorpamento di diverse strutture.
Nel mirino anche il pubblico impiego, la sanità (dai piani terapeutici agli acquisti dei farmaci), i costi della politica (per Regioni, Province, Comuni e i finanziamenti ai partiti) le procedure per gli appalti pubblici e gli enti locali per i quali dovrà diventare pienamente operativo il sistema dei costi e dei fabbisogni standard ad estendere anche alle altre amministrazioni. Ma la lente sarà rivolta anche alla scuola, a partire dalle dimensioni degli edifici e dal numero degli insegnanti di sostegno, alle carceri, le fiere, i parchi, gli archivi di Stato e gli enti lirici. Non esclusa un’analisi anche sulle pensioni, a cominciare dalle reversibilità. Si punterà a un coordinamento della Polizia con Carabinieri, Guardia di finanza e Forestali soprattutto per ridurre il numero degli immobili utilizzati e a interventi per razionalizzare le spese per la Difesa: dalle cure termali al coordinamento con altre forze per alleggerire gli organici.
Il Sole 24 ore – 19 novembre 2013