Clamoroso al Cibali. O meglio, a Palazzo Ferro Fini. Per la prima volta da che è nata la Regione, e sono passati 44 anni, la commissione Sanità del consiglio ha bocciato il bilancio e la finanziaria presentati dalla giunta, rispedendoli al mittente. Una botta micidiale, che in altri tempi avrebbe scatenato sussurri e grida di dimissioni, rimpasti e crisi varie, frutto della deflagrazione della maggioranza di centrodestra che, nata da due partiti, è arrivata a fine legislatura frantumata in sei acronimi diversi (Lega e Pdl hanno infatti generato, nell’ordine: la Lega dei superstite, i transfughi anti-Tosi nel Gruppo Misto, Forza Italia, Forza Italia per il Veneto, Nuovo Centro Destra e l’irriducibile Pdl Moreno Teso). Una tensione evidente nel voto della commissione.
Si sono detti contrari al bilancio Forza Italia, Ncd, Pd, Idv e Misto, mentre si sono astenuti l’Udc, la Sinistra e perfino la Lega (Forza Italia per il Veneto non era presente al momento del voto). L’assessore al Bilancio Roberto Ciambetti ha promesso di rimettere mano alle cifre in vista della seduta della commissione Bilancio che la prossima settimana sarà chiamata a dare il via libera definitivo alle due leggi, dopo un’ultima discussione generale (probabilmente martedì), ma analoga bocciatura dicono si profili oggi in commissione Trasporti, dove saranno ascoltati i rappresentanti delle aziende del trasporto pubblico, e insomma, l’assemblea d’inizio marzo dedicata al voto sui conti della Regione (già in ritardo di due mesi sulle scadenze di legge) rischia di tramutarsi in un Vietnam per l’esecutivo Zaia.
«Abbiamo rimandato lo studente a settembre perché aveva delle lacune – ironizza il presidente della commissione Sanità, il forzista Leonardo Padrin -. E’ la prima volta che accade ma un segnale andava dato perché in ballo ci sono oltre 180 milioni del fondo sanitario che la manovra spartisce tra voci che di sanitario non hanno nulla». Si tratta, nel dettaglio, di 61 milioni destinati ad asili, scuole materne e disabili, 15 milioni per le pensioni degli emotrasfusi, 30 milioni per gli investimenti nelle residenze per anziani, 49 milioni per il ripiano dei debiti dell’Arpav, più altre spese che secondo i consiglieri non potrebbero essere fatte rientrare nel finanziamento dei livelli essenziali di assistenza (i Lea). «E poi non c’è un euro sul nuovo ospedale di Padova, mentre dovremmo cominciare già da quest’anno a capitalizzare le risorse per finanziare la nuova struttura» continua Padrin.
Dicono da Palazzo Balbi che far quadrare i conti si sta rivelando più complicato del previsto, specie dopo che la giunta, su pressing del governatore Luca Zaia, ha deciso di dirottare risorse consistenti sul dissesto idrogeologico (si parla di un centinaio di milioni) come risposta «politica» all’alluvione. Se a questo si aggiunge la competizione fratricida scoppiata nella galassia post berlusconiana (il bilancio, si sa, è anche occasione per «markette» sul territorio, specie con l’avvicinarsi delle elezioni) ecco spiegato l’impantanamento. Tant’è, Antonino Pipitone dell’Idv avverte: «Così com’è questo bilancio non passa» ed il vice presidente della commissione Sanità, Claudio Sinigaglia (Pd), rincara: «Non ci sono soldi per i servizi sociali e si intende finanziare con il fondo sanitario asili, materne, servizi per i disabili. Nei capitoli dei diversi assessorati ci sono “gruzzoletti” più che sufficienti per ripristinare il corretto finanziamento di ogni voce». A farne le spese sarebbero i soliti capitoli «sacrificali»: caccia, cultura, protezione civile.
E anche se secondo Carlo Alberto Tesserin di Ncd «in commissione Bilancio se ne vedranno delle belle», Federico Caner della Lega sembra fiducioso: «Ciambetti saprà sciogliere i nodi evidenziati dalla commissione. Siamo tutti consapevoli che il bilancio attualmente in discussione ha una fisionomia diversa da quello presentato a dicembre dalla giunta». «Ma allora di cosa stiamo parlando?» sbotta Stefano Peraro dell’Udc. «Io non ci sto a fare l’utile idiota del centrodestra» gli fa eco Pietrangelo Pettenò della Sinistra. E difatti i due si sono astenuti. Ciambetti, dal canto suo, confida di risolvere la grana in commissione bilancio: «Stiamo analizzando le richieste, i margini per manovrare ci sono». Speriamo non siano gli stessi dell’inchino della Costa Concordia.
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 19 febbraio 2014