Arriva all’attenzione delle Digos l’«affaire quote latte», sollevato dal rischio di sanzione sventolata dalla Ue sotto il naso dell’Italia se non si decide a versare il miliardo e 400 milioni di multe che ancora pendono sulla testa di duemila allevatori. Di questi, 750 sono veneti e devono sborsare 450 milioni. Ma la frangia «oltranzista» dei produttori nostrani, quella che finora non ha pagato, minaccia di tornare sulle barricate, di animare un’altra Vancimuglio, di «resistere» agli esattori di Equitalia (nel 2011 ne è stato cacciato uno da un’azienda di Lonigo in modo piuttosto «deciso»), insomma di creare nuove tensioni sociali, che appunto gli «uffici politici» delle questure intendono prevenire. E così stanno seguendo da vicino l’evolversi della situazione. Nel frattempo Coldiretti cerca di riportare un po’ d’ordine.
«Le leggi ci sono e bisogna rispettarle — dice il presidente vicentino Martino Cerantola — anche perchè chi non paga fa concorrenza sleale ai colleghi in regola, che sono le stragrande maggioranza. In Veneto le 750 aziende ancora fuori norma rappresentano appena il 5% del totale. Le altre hanno aderito alla prima possibilità di rateizzazione senza interessi concessa dal governo dieci anni fa o all’opportunità successiva e versano fino a 30 mila o 40 mila euro ogni dodici mesi. Certo, è un sacrificio importante, che incide in maniera pesante sui bilanci soprattutto in tempo di crisi, ma prima o poi i debiti con lo Stato arrivano al dunque, quindi è meglio onorarli. Rispettare le regole è una scelta imprenditoriale ma è anche una decisione giusta e noi come associazione non possiamo che invitare ad adottare questo comportamento».
C’è però chi spera nella prescrizione delle multe più vecchie, anche in virtù del fatto che dal primo aprile 2015 le quote latte non ci saranno più. «Sì ma intanto non si può sperare che lo stato e l’Europa lascino perdere, chiudano un occhio — incalza Cerantola —. Coldiretti consiglia e accompagna gli allevatori che decidono di pagare. Facciamo da tramite, suggerendo a ogni azienda la soluzione più semplice e idonea alla propria situazione. Ripeto, è un impegno non di poco conto, che ha costretto qualcuno a bloccare la produzione o gli investimenti, ma non ci sono altre strade». I Cospa si rifiutano di pagare le multe secondo loro ingiustamente emesse, perchè l’inchiesta aperta dalla Procura di Roma in base alle centinaia di denunce presentate in tutta Italia sta accertando il falso calcolo della produzione di latte tracciato dai funzionari Agea (l’Agenzia ministeriale per le erogazioni in agricoltura). Capaci di conteggiare pure 300 mila mucche secondo loro in grado di produrre latte fino a 82 anni.
«Se qualcuno ha sbagliato ne risponderà — replica il presidente di Coldiretti Vicenza — e comunque abbiamo già fatto presente al governo che se le sanzioni sono state ingiustamente onorate, ci restituisca i soldi. E’ vero, paghiamo scelte politiche sbagliate, o meglio l’incapacità politica di fare delle scelte, ma non possiamo violare la legge».
Il Forcone irriducibile: «Stangata ingiusta, ricorreremo anche alla Procura militare»
E’ uno degli «irriducibili», non paga le multe dal 1997 e non ha nessuna intenzione di mollare la posizione. Eugenio Rigodanzo, allevatore di Lonigo e fondatore del movimento dei Forconi, è diventato «famoso» anche per aver spaccato con una gomitata, nel 2011, il parabrezza dell’auto di un esattore di Equitalia, che si era presentato con una cartella esattoriale da 587 mila euro nell’azienda dell’amico Mirko Pozzan. «Che vengano pure a casa mia, ho già risolto il problema altre volte — dice Rigodanzo — e li accoglierò nello stesso modo. Qualcuno mi deve spiegare perchè il governo non dice alla Ue che l’inchiesta del 2010 dei carabinieri ha dimostrato l’infondatezza delle multe, basate su un calcolo sbagliato della produzione di latte. Perchè ancora ne parliamo se l’errore è stato scoperto? Il problema è che non abbiamo avuto sempre avvocati all’altezza della situazione, anzi per anni hanno preferito metter su la fabbrica dei ricorsi, da noi pagati 3 mila euro l’uno. Se fossimo andati subito per via penale, avremmo risolto. Anche perchè da 5 anni l’Italia non splafona più».
E allora via con le denunce?
«Sì, ne stiamo presentando in tutta Italia, ma continuano ad archiviarle. E allora ci rivolgeremo alla Procura militare, che per legge può intervenire quando si dimostra che la magistratura ordinaria opera in modo da arrecare grave danno a una parte importante della popolazione».
E lei che danni ha avuto?
«Per tutti noi sono presto detti: le banche non ci concedono finanziamenti, dobbiamo pagare i fornitori entro 60 giorni e ormai il latte è sceso a 41 centesimi al litro. La stessa cifra alla quale, in lire, lo vendeva mio nonno, che però allora ci comprava tre litri di gasolio agricolo. Adesso io con 41 centesimi ne acquisto mezzo litro. E poi il fatto di essere iscritto nella lista dei debitori dell’Agea mi ha impedito di prendere dal 2006 i fondi europei, per un totale di 88 mila euro, ma soprattutto di partecipare al primo insediamento e al Piano di sviluppo rurale della Regione. Passaggi che valgono 300/400 mila euro. Oggi potrei avere un’impresa molto più grande, con almeno due dipendenti,invece sono sempre io da solo. Mi devono risarcire, sono parte offesa nel procedimento contro Agea: chiedo i danni materiali, morali, biologici e anche sessuali».
Il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, dice che risolverà la vicenda in fretta.
«Macchè, ho parlato con lui al Vinitaly e prima avevo esposto i problemi penali e amministrativi della storia in audizione al Senato. Tutto inutile. La politica ha sempre parlato senza sapere. Tanto è vero che, quando era lui ministro dell’Agricoltura, ho denunciato Giancarlo Galan, perchè ritengo che abbia detto il falso in Parlamento. Raccontò che tutte le aziende multate erano state visitate dalla Guardia di finanza. Falso, da me non è mai venuta».
Ci credo. Ma ora i controlli sono ripresi.
«Sì, usano anche la Forestale, ma le ispezioni coinvolgono sempre le stesse imprese. Ora sta facendo controlli anche la Regione, ma ormai è tardi».
Tornate a Vancimuglio?
«E’ da vedere, però a questo punto servono più le azioni legali delle manifestazioni di protesta».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 12 luglio 2014