Nella corsa a tappe della riforma sanitaria, l’opposizione si aggiudica la frazione del sociale. Dopo un serrato confronto con la maggioranza, alla sedicesima seduta ieri è stata raggiunta l’approvazione dell’articolo 16, che nella sua nuova formulazione prevede il mantenimento dei distretti all’interno del perimetro delle attuali 21 Usl. Che le aziende sanitarie vengano ridotte a 9 come vuole il governatore Luca Zaia, oppure a 7 o 12 come vorrebbero i diversi schieramenti consiliari, le funzioni riguardanti famiglia, infanzia, adolescenza, consultori, disabilità e non autosufficienza resteranno comunque in capo ai singoli territori. Su questo punto le differenze con la versione originaria del Pdl 23 sono vistose. Per ogni ambito ex Usl, che d’ora in avanti sarà chiamato distretto, verrà istituito un comitato dei sindaci, del tutto simile alle attuali conferenze. Ai primi cittadini spetterà l’approvazione del bilancio sociale, del piano di zona e del piano locale per la non autosufficienza.
Nonché la valutazione delle schede territoriali e l’emanazione del parare sull’attivazione delle medicine di gruppo integrate, che saranno realizzate in collaborazione con l’azienda sanitaria sovraordinata (una o due per provincia, a seconda degli accorpamenti che saranno decisi nel prosieguo della maratona consiliare). Inoltre ciascun distretto avrà un coordinatore, il quale collaborerà con il direttore del sociale nel rapporto con gli amministratori locali.
Le minoranze esultano. «Era il risultato che volevamo: è stata messa in sicurezza la parte relativa all’integrazione sociosanitaria, che caratterizza il modello veneto. Adesso potremo passare con meno preoccupazioni all’articolo 12 sulla riorganizzazione delle Usl», dicono i dem. Aggiungono i tosiani: «Seduta dopo seduta la nostra battaglia, unitamente agli altri gruppi di opposizione, produce nuovi importanti risultati. Ora avanti con le prossime battaglie, ovvero l’abbattimento dei ticket sanitari, la conferma delle attuali schede ospedaliere sanitarie fino a fine mandato e, soprattutto, il completamento del percorso per l’applicazione delle rette standard per i centri diurni dedicati alle persone con disabilità». Ma ad esprimere soddisfazione è anche Manuela Lanzarin, assessore al Sociale: «Ringrazio tutte le forze politiche presenti in consiglio, gli amministratori del territorio, gli operatori del sociale e del privato sociale, perché il confronto costruttivo di queste settimane ci ha consentito di valorizzare il meglio del modello organizzativo sociosanitario veneto».
Da registrare invece il disappunto della Fp Cgil per la scelta di escludere l’Area sanità e sociale dalla riorganizzazione dei dirigenti. Ciò significa che il direttore generale Domenico Mantoan percepirà 27 mila euro l’anno in più: «O gli altri dirigenti sono meno capaci, oppure attendiamo di capire quali capacità taumaturgiche doni dirigere quell’Area». (Il Corriere del Veneto)
«MANTOAN, CONTRATTO REGOLARE». MA IL SINDACATO ATTACCA. L’AULA DIFENDE LA SCELTA. LA CGIL: IRRESPONSABILI
La promozione di Domenico Mantoan a quarto big manager della Regione – dopo il Segretario generale della programmazione Bramezza, il Segretario della giunta Caramel e il Direttore della presidenza Gazzabin – ha provocato la dura reazione del sindacato: «La scelta del consiglio regionale di manomettere la riorganizzazione dell’ente Regione operata con le modifiche alla legge 54 è grave e irresponsabile – ha detto Daniele Giordano, segretario Fp Cgil Veneto – che mette in discussione un percorso condiviso con le organizzazioni sindacali
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4 agosto 2016