Le risposte politiche non sono arrivate e dopo la rottura delle trattative all’Aran i sindacati della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, nella conferenza stampa indetta per fare il punto della situazione, hanno proclamato lo stato di agitazione e annunciato azioni di protesta che prenderanno il via già a partire da ottobre con giornate di sciopero, una manifestazione nazionale che si terrà a Roma, sit in presso le sede delle istituzioni nazionali e delle Regioni, che sono parte in causa nel mancato finanziamento del contratto.
Le dichiarazioni di Aldo Grasselli, Presidente FVM durante la conferenza stampa di oggi:
“Noi saremmo pronti a sottoscrivere un accordo ma un accordo che sia onorato dal Governo e in questo momento non c’è traccia della volontà politica per giungere alla sottoscrizione dell’unico contratto del pubblico impiego che ancora manca all’appello, quello della dirigenza del Sistema sanitario nazionale, che si aspetta di essere considerata almeno come il resto dei professionisti al servizio dello Stato.
A questo punto non si tratta solo di nodi economici, ma di risposte politiche: il tema del Ssn coinvolge, è vero, il 70% dei bilanci delle Regioni, ma per il 100% riguarda la vita dei cittadini. E non possiamo considerare un caso l’aumento delle aggressioni ai medici e operatori della sanità; i cittadini si aspettano prestazioni e non un sistema inefficiente che non dà risposte. Le non scelte diventano scelte.
Chiediamo al Governo, che in campagna elettorale ha dichiarato più volte di non voler toccare il SSN, di occuparsene invece, di finanziarlo per farlo diventare più efficiente. Anche attraverso le risorse per i professionisti della sanità che, a fronte del blocco del turn over e in assenza di ricambio generazionale, sono rimasti in corsia e nei servizi a tenere in piedi il Servizio Sanitario, attendono da 10 anni il rinnovo del contratto.
Nel corso delle prossime giornate di protesta ci apriremo all’utenza e spiegheremo che le risorse che pretendiamo non sono solo per i nostri stipendi, ma che altrettanto fortemente ci battiamo per non subire supinamente l’inabissamento del Ssn equo ed universalistico e del diritto alla salute”.
Guarda il video integrale dell’intervento di Grasselli sul sito FVM
“Governo metta le risorse necessarie o Ssn non durerà più di 5 anni”
Cinque anni. Senza correttivi, è questo il periodo stimato di sopravvivenza del Ssn. Poi sarà lo sfascio completo. L’intersindacale medica ha lanciato l’allarme oggi da Roma. “Le carenze del sistema sono troppo gravi perché la dedizione dei medici sia sufficiente a tenere in piedi il sistema”. Ieri incontro con Grillo: “Ha condiviso le nostre preoccupazione, ma è dal Mef e dallo Sviluppo che servono risposte”. Aspettative, poche: “La sanità non è tra le priorità del Governo. Non vogliamo rimanere schiacciati tra la Flat Tax e il reddito di cittadinanza”. Per il contratto i medici chiedono finanziamenti per almeno 560 milioni.
(da Quotidiano sanità) Una o più giornate di sciopero, a partire da ottobre, poi una manifestazione nazionale a Roma, sit in davanti al Parlamento, all’Aran e alle Regioni e iniziative in tutte le Regioni. È questo il programma annunciato dall’Intersindacale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria all’indomani dell’incontro con il ministro della Salute Giulia Grillo. Perché se è anche il ministro ha condiviso le preoccupazioni dei medici, “è dal Mef e dallo Sviluppo economico che devono arrivare risposte”. Ed per sollecitare un impegno da parte del Governo sulla sanità e questione medica che in sindacati hanno annunciato oggi da Roma l’avvio dello stato di agitazione.
Il servizio sanitario pubblico vive un “momento critico con un quadro preoccupante”. La carenza di personale è “drammatica”. E “non basta dire che non ci saranno tagli. La sanità va finanziata, per garantire organici adeguati, allargare l’offerta sanitaria, ma anche per chiudere un contratto scaduto da 8 anni”, ha spiegato il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Carlo Palermo, introducendo i lavori e spiegando che proprio oggi i sindacati dei medici hanno deciso di interrompere l’interlocuzione tecnica con l’Aran per il rinnovo del contratto: “Le questioni tecniche sono chiare, quel che serve sono risposte politiche”, ha detto Palermo. “Dieci anni di blocco del contratto – ha poi evidenziato – sono 10 anni di perdita inflattiva”. Palermo ha poi accusato le regioni di “aver contribuito a creare questo clima disattendendo l’accordo sul contratto” ed evidenziato come i medici non abbiano risposte in merito ai fondi accessori, “che sono fondamentali per retribuire il disagio, che ha ormai raggiunto livelli altissimi, ma anche la carriera”.
Per il rinnovo del contratto dei medici del settore pubblico servirebbero, secondo le stime presentate in conferenza stampa, almeno 560 milioni. Si tratterebbe di 500 milioni per l’aumento del 3,48% previsto per gli stipendi pubblici e altri 60 milioni per garantire l’indennità di esclusività della massa salariale. Guido Quici, presidente nazionale della Cimo, ha quindi accusato le Regioni di avere accantonato “360 milioni tra il 2010 e il 2015 per 45mila medici di famiglia, ma solo 12 milioni per 135mila dirigenti”. Per Quici, le Regioni hanno “lucrato sul personale”. A fargli eco Aldo Grasselli, presidente Fvm: “Facendo uso del Conto annuale dello Stato si scopre che, grazie ai massicci pensionamenti, la spesa per la dirigenza medica, veterinaria e sanitaria ha fatto risparmiare alle Regioni oltre il 10%. La spesa è scesa da 5.4milioni di euro del 2010 a meno di 5 milioni di euro nel 2016. Mezzo miliardo di euro anno risparmiato sulle spalle dei medici”.
Ora i sindacati pretendono risposte e soluzioni: “Basta bonus o mance elettorali, serve una legge di bilancio che investa sul personale e i servizi. Non è in gioco solo il nostro lavoro ma garanzie ed equità nell’erogazione delle cure per tutti i cittadini”, ha detto Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil Medici.
Senza correttivi, secondo le stime di Carlo Palermo, in 5 anni la sanità sarà al completo sfascio. La coordinatrice della Fassid, Alessadra Di Tullio, ha quindi lanciato un ulteriore allarme: “Alcune regioni stanno portando avanti velocemente un percorso per l’autonomia. È evidente che più le Regioni assumono autonomia, più ci si dovrà aspettare di avere 21 servizi sanitari regionali diversi. E non vorrei trovarmi nei panni dei cittadini delle Regioni più in difficoltà”.
“La politica ha sempre pensato che la sanità avrebbe continuato a funzionare a prescindere da tutto e tutti, grazie alla dedizione dei medici e degli altri operatori. Ma non è così. E non è corporativismo. Le carenze del sistema sono troppo gravi perché la dedizione sia sufficiente a fronteggiarle”, ha infatti motivato Alessandro Vergallo dell’Aaroi Emac, che ha definito le istituzioni “mandanti” dei cittadini che aggrediscono il personale sanitario negli ospedali. Una definizione forte, ma “del resto – ha spiegato Vergallo – le aggressioni sono spesso scatenate dai disservizi del sistema e di questo sono responsabili le istituzioni. Ora cercheremo di fare capire che la situazione va invertita”.
L’obiettivo dell’intersindacale è di “non rimanere schiacciati tra la Flat Tax e il reddito di cittadinanza”,come ha detto Palermo.
Le aspettate, per la realtà, non sono molte. “Abbiamo sensazioni molte negative”, ha detto il leader dell’Aaroi Emac. “Questo Governo ha preso altri impegni, come il reddito di cittadinanza. La sanità non è la sua priorità e il ministro della Salute non ha potere per contrattare. Questo è stato chiaro nell’incontro di ieri con il ministro Grillo, nel corso del quale, infatti, non ci sono state fatte promesse”.
Alla conferenza stampa convocata dall’intersindacale erano presenti anche Giovanni Leoni e Roberto Monaco, rispettivamente vicepresidente e segretario Fnomceo, a dimostrare l’unità della categoria. “La Fnomceo rappresenta tutti i medici, che da anni fanno il loro lavoro nonostante tutte le penalizzazioni le criticità del sistema. Dobbiamo sensibilizzare i cittadini e spiegare loro che difendere la dignità dei medici significa difendere la qualità dell’assistenza”, hanno detto Leoni e Monaco, che hanno voluto evidenziare anche l’importanza di dare ai medici donne, sempre più numerose nel Ssn, garanzie sulla compatibilità tra lavoro e famiglia.
Immagine da sito Fvm nazionale
27 settembre 2018