Il Sole 24 Ore. Si sblocca la partita sulla Sanità. Per le Regioni alle prese con gravi carenze di personale nelle corsie degli ospedali, specialmente nei pronto soccorso, ci sarà un tesoretto da spendere per assumere medici e infermieri: fino al triplo delle risorse oggi disponibili. Il commissariamento della Sanità regionale diventerà poi una misura di extrema ratio che il Governo utilizzerà per i casi più gravi e infine ci sarà una dote di circa 200 milioni che i governatori potranno spendere per aumentare tariffe o numero delle prestazioni della Sanità privata accreditata, risorse che gli ospedali privati utilizzeranno per finanziare il contratto del personale.
Sono queste alcune delle misure contenute nel Patto per la Salute che Governo e Regioni – dopo lunghe settimane di braccio di ferro – sigleranno la prossima settimana in Conferenza Stato Regioni. Misure che, almeno in parte, entreranno nei prossimi giorni in manovra. «È una bella notizia. Abbiamo sciolto i nodi fondamentali», ha detto ieri il ministro della Salute Roberto Speranza che fino all’ultimo ha fatto pressing per togliere i tetti alle assunzioni: alla fine il punto di caduta, dopo una lunga e faticosa mediazione con il Mef, consentirà alle Regioni di passare da un tetto del 5% calcolato sugli incrementi del fondo sanitario (nel 2020 saranno 2 miliardi) al 10% e fino al 15% in caso di comprovate esigenze. In pratica l’Emilia, per fare un esempio, passerà da 7 a 21 milioni a disposizione (40 la Lombardia).
Inizia poi una nuova era sul fronte dei commissari – proprio ieri la Campania è uscita dai piani di rientro (in pratica resta sotto stretta tutela solo la Calabria) – che torneranno in caso di gravi deficit (tetto al 5%, mentre al 3% scatteranno gli alert con una serie di prescrizioni). Tramonta invece l’ipotesi di commissariamenti per inadempienze sui Livelli essenziali di assistenza. «Si faranno invece degli affiancamenti che prevedono la collaborazione con Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali», spiega il coordinatore degli assessori alla Sanità Luigi Icardi.
Più assunzioni nel Ssn
Da settimane Regioni, ministero dell’Economia e ministero della Salute stavano lavorando a questo Patto la cui firma porta in dote 3,5 miliardi in più al Ssn. L’accordo arriva dopo un lungo braccio di ferro in particolare con il Mef che ha frenato di più sui due temi più cari alle Regioni: il superamento dei tetti per le assunzioni del personale, medici in prima fila (gli ospedali sono alle prese con gravi carenze di personale) e l’addio ai commissariamenti della Sanità regionale con i conti non in regola. L’intesa – che ora dovrà essere formalizzata la prossima settimana in Conferenza Stato-Regioni – prevede innanzitutto la possibilità per le Regioni di assumere di più. Una novità che dovrebbe entrare subito in manovra sotto forma di emendamento nei prossimi giorni:?questo significa per gli ospedali la possibilità di far scattare già da gennaio migliaia di assunzioni tra medici e personale. Le Regioni sventano anche una nuova stretta sui commissariamenti prevista nella bozza di Patto (si studieranno nuove forme di affiancamento). Non torna però la possibilità – chiesta dalle Regioni che puntavano anche all’eliminazione tout court dei commissariamenti – di nominare gli stessi governatori come commissari alla Sanità.
Infine per i privati arrivano aumenti del 2% delle tariffe delle prestazioni fornite al Ssn:?fondi in più che serviranno a pagare il rinnovo dei contratti del personale negli ospedali privati.
I nuovi commissariamenti
Lo sblocco del Patto è arrivato con la retromarcia di Salute e Mef su temi cruciali contenuti nella penultima bozza (la numero 33) del Patto. Innanzitutto tramonta l’ipotesi di commissariare le Regioni inadempienti sui Livelli essenziali di assistenza: «Come richiesto dagli assessori alla Sanità – spiega il coordinatore Luigi Icardi del Piemonte – scatterà invece l’obbligo di collaborare con Agenas in un’ottica di affiancamento». Non solo: per i commissariamenti per deficit resta in vigore l’asticella del parametro finanziario del 5%, il Mef avrebbe voluto abbassarla all’1% parametro che, avvisa ancora Icardi, «avrebbe consentito solo a 8 Regioni di salvarsi dal piano di rientro». Il punto di caduta prevede piuttosto che al 3% scattino un alert e una serie di prescrizioni che le Regioni interessate dovranno seguire. Intesa anche sullo sblocco della spesa per il personale Ssn: come richiesto dalle Regioni l’aumento del +5% sulla spesa del 2018 previsto dal decreto Calabria del precedente Governo raddoppia al 10%, estendibile al 15% per i governatori che presenteranno progetti mirati e motivati di ampliamento delle risorse umane. Infine, la partita dei privati: la nuova versione del Patto elimina la riduzione del 2% sui tetti per gli acquisti di prestazioni dal privato accreditato, prevista in tempi di spending review dal Dl 95 del 2012.