Con “stop and go”, lunghe fasi di stallo e scatti improvvisi il decreto fiscale, in discussione alla Camera, procede lento tra i contrasti nella maggioranza e, sullo sfondo, comincia a scorgersi la fiducia. La stessa sorte potrebbe toccare alla legge di Bilancio, ora al Senato: la fiducia sarebbe necessaria se si dovesse profilare il rischio di non effettuare un esame completo da parte dei due rami del Parlamento o di arrivare pericolosamente vicini alla soglia del 31 dicembre quando scatta l’esercizio provvisorio. La situazione è resa ancora più complicata dall’ingorgo di tre decreti legge: sisma (approvato ieri dalla Camera, ora passa al Senato), scuola e clima.
Due gli “scatti” di ieri. Il primo è l’intesa sulla riduzione dell’Iva sugli assorbenti femminili: si ridurrà dal 22 al 5%, ma solo per i prodotti compostabili e biodegradabili. Cruciale l’incontro tra le sette parlamentari guidate da Laura Boldrini e il ministro dell’Economia Gualtieri di mercoledì sera. L’emendamento, che riguarderà solo i prodotti femminili, sarà concordato da governo e relatore e sarà subito firmato dalle 32 parlamentari dell’intergruppo donne, trasversale a tutti partiti. «Dopo anni di battaglie, un primo importante risultato che apre finalmente un varco su un tema che interessa milioni di ragazze e di donne».
L’altra questione riguarda l’estensione dell’istituto del ravvedimento operoso anche a tutte le tasse locali comprese l’Imu e la Tasi. Il ravvedimento operoso, in vigore da una ventina di anni, consente a chi non ha pagato per vari motivi di autodenunciarsi e mettersi in regola pagando l’intero ammontare e gli interessi, ottenendo uno sconto sulle sanzioni. Fino ad oggi l’utilizzo per i tributi locali era assai circoscritto e con tempi limitati. L’emendamento, proposto da Forza Italia ma accolto con voto unanime, approvato ieri permette invece di allungare i tempi e aiutare i ritardatari. Soddisfatta la Confedilizia: «Si parificano le condizioni ed inoltre bisogna notare che l’imponibile dell’Imu è difficilmente eludibile, dunque spesso gli omessi versamenti sono attribuibili a condizioni economiche di reale difficoltà», ha osservato il presidente Giorgio Spaziani Testa. Intesa anche sulla stretta agli appalti al fine di evitare l’evasione delle ritenute fiscali Irpef. La norma, presente nel decreto, è stata ritenuta eccessivamente burocratica, soprattutto per le piccole imprese costrette a pagare l’Irpef per conto della società o della cooperativa a cui avevano concesso un appalto. Così si introduce un tetto di 200 mila euro del contratto, al di sotto del quale si rafforzeranno solo i controlli e cadrà la cosiddetta responsabilità in solido dei pagamenti al fisco. Sopra questa soglia rimarranno le regole più stringenti.
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