La Repubblica. Sono passati quasi nove mesi da quell’11 gennaio in cui una “misteriosa polmonite” uccise un uomo di 61 anni a Wuhan. Era la prima vittima del Covid 19. Oggi stiamo per superare la soglia di un milione di morti in 188 Paesi. Due giorni dopo l’avviso dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) sul fatto che potremmo arrivare a due milioni prima che funzioni un vaccino.
Ci stiamo avvicinando alle cifre dell’influenza asiatica del 1957-58 che fece 1,1 milioni di morti e siamo molto lontani dai 50 milioni dell’influenza spagnola del 1918-19. Di questo milione di vittime da coronavirus, quasi un terzo sono in Nord America: circa 307 mila. Con oltre 247 mila morti, segue il Sudamerica in cui il Brasile è il Paese più colpito con più di mille morti al giorno. L’Europa ne conta 220 mila e sta affrontando ora l’inizio della seconda ondata. Dopo i viaggi estivi, l’attenzione è adesso tutta puntata sugli effetti della riapertura delle scuole e l’arrivo del primo freddo. In Francia un terzo dei cluster riguarda proprio gli istituti di vari gradi e le università, dove si contano 285 focolai. Anche nel Regno Unito i numeri sono risaliti: più di cinquemila contagi e 17 morti al giorno. La comunità scientifica lancia l’allarme. «Passeremo a 100 decessi al giorno nel giro di tre o quattro settimane», ha detto il professor Graham Medley, esperto di modellizzazione delle malattie infettive.
Dopo le Americhe e l’Europa, l’Asia è l’area più colpita con quasi 190 mila morti. L’India ha il bilancio più drammatico: stando agli ultimi numeri del ministero della Salute , sono più di 88 mila i nuovi casi confermati nelle ultime 24 ore e 1.124 i morti. Penultime nella triste classifica, l’Africa con 35 mila decessi e l’Oceania con 910. Entrambe stanno tirando un sospiro di sollievo. Revocato il coprifuoco nello Stato australiano del Victoria, e smentiti i dati catastrofici di qualche mese fa dell’Oms sul’Africa.
Questa è una pandemia di numeri ma anche di date. Il 17 aprile è stato il giorno più drammatico, con 12.421 morti. Il 7 settembre il quarto più brutto: 8.666 vittime.Tutti sappiamo che dove siamo oggi è un posto un più sicuro di quel lontano 11 gennaio. Questo milione però coincide con un momento delicato, in cui la paura per la seconda ondata è sempre più concreta, con l’inverno alle porte. «L’epidemia si sta allargando, non si sta restringendo », ha avvisato ieri l’Oms.