Il Comitato tecnico scientifico, a cui va la nostra solidarietà, si è riunito ieri e si è di nuovo riunito oggi, per un totale di una decina di ore a studiare andamenti, diagrammi, dati, dai quali trarrà la sofisticata analisi da porgere al governo: va tutto a rotoli. Dovete chiudere, dirà, poi scegliete voi il colore, rosso o arancione, a seconda di come s’abbina alla cravatta, e loro sceglieranno, con grande calma, e qui tocca un liberatorio atto di analitica populista: ce ne siamo accorti che va tutto a rotoli. Un sospetto sollevato dagli 846 morti di oggi, dai 491 di ieri, dai 484 di domenica, dai 649 di sabato, dai 761 di venerdì, e avanti di questo passo.
Ma stiamo reggendo all’urto, dice Giuseppe Conte, e meglio di altri paesi, e gli va a genio di sbattere la testa contro il muro di sessantaseimila casse da morto, quante ne sono state riempite in dieci mesi, quante nessun paese europeo ne ha riempite. Passa dall’indecisione di un giorno all’indecisione dell’altro, si destreggia in questo cimitero quotidiano come in una verifica con la delegazione di Leu, rinvia il rinviabile con l’obiettivo di rinviare sé stesso, e in capo a qualche giorno di niente produrrà il poco.
In primavera fu il disastro perché eravamo i primi ad essere colpiti, ora è il disastro e non si sa il perché, ma sappiamo che negli ultimi due mesi si è viaggiato alla media di un dpcm ogni due settimane, varati un momento prima di meditare il successivo, per spostare di un’ora la chiusura delle palestre e di un metro il confine invalicabile: un’ammuina istituzionale per approdare al paternalismo di chi offre sacrifici oggi per il sollievo di domani. Il “sollievo” adesso è 846 morti, e un Comitato tecnico scientifico che per l’ennesima volta appura l’insufficienza delle misure.
Ecco, Conte può continuare a dire che le cose vanno mica male, confidare sul silenzio dei morti e sui soldi dell’Europa, fare un altro giro di ballo sulla carcassa del paese, e andare a letto confidando di svegliarsi domattina ancora con la giacca del presidente del Consiglio. Oppure, una volta buona, può decidersi a farlo il presidente del Consiglio, e prendere una decisione alla svelta e all’altezza delle responsabilità cui è chiamato.