Ma il taglio delle auto blu, odiati simboli di privilegio, c’è davvero o no? Il governo dice di sì, ma ogni tanto rispunta la polemica secondo cui si tratterebbe solo di fumo negli occhi. A chiarirci le idee arriva la Corte dei Conti, secondo cui la stretta sulle auto blu nelle pubbliche amministrazioni ha centrato «gli obiettivi di riduzione e di contenimento della spesa, salvo alcuni limitati casi».
La Corte dei Conti definisce il taglio delle auto di servizio di politici e dirigenti «un capitolo importante dei piani di spending review varati dai governi che si sono succeduti nel recente passato». Le auto blu sono diminuite del 20% dal 2009. «Ciò – si legge in una relazione – è stato reso possibile, oltre che per la progressiva diminuzione del parco auto, anche dalla scelta delle amministrazioni centrali della formula della locazione e del noleggio senza conducente, che consente di beneficiare di una flotta sempre in perfetto stato di manutenzione, con una riduzione delle stesse spese e di quelle di gestione, comprensive dei premi assicurativi».
Un riconoscimento particolare «quale esempio di virtuosità» è dato al Ministero del Lavoro che già nel 2011 ha tagliato la spesa per auto blu del 54,49% rispetto a quella sostenuta nel 2009.
Però c’è ancora molto da fare. Il costo del personale addetto a queste mansioni resta eccessivo, pertanto «sarebbe opportuno ricorrere in alternativa anche all’uso di mezzi di trasporto pubblici, di taxi o autovetture in noleggio con conducente». Nell’ultimo capoverso si annota: «Non sembra avere trovato attuazione, sul piano delle scelte in concreto effettuate – salvo alcune eccezioni – la previsione di “modalità innovative di gestione,” con riferimento all’utilizzo condiviso delle autovetture ( c.d. car sharing ), che comporterebbe un evidente risparmio di spesa e all’acquisto di buoni taxi: strumenti che sono stati rilanciati dal recente d.p.c.m. 25 settembre 2014».
La Stampa – 19 aprile 2015