Su 591 allevamenti professionali ben 286 sono suddivisi fra Veneto e Fvg con 278.220 fattrici complessive sulle 483.670 presenti in Italia. L’Italia è uno dei maggiori allevatori di conigli e il Veneto e il Fvg sono ai vertici in Italia: su 591 allevamenti professionali ben 286 sono suddivisi fra Veneto (240) e Fvg (46) con 278.220 fattrici complessive sulle 483.670 in Italia.
Anche questo settore, però, sta attraversando una pesante crisi. Ne hanno discusso oggi, mercoledì 26 agosto, nel palazzo della Coldiretti all’Expo, il presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo, il presidente Coldiretti del Friuli Venezia Giulia, Dario Ermacora, la presidente della Regione Fvg, Debora Serracchiani, e l’assessore regionale all’agricoltura, Cristiano Shaurli. Presenti anche una delegazione della “Confraternita del coniglio nostrano”, presieduta dal friulano Carlo Morandini, e Germano Pontoni, presidente dell’Unione cuochi del Fvg.
Il coniglio trova svariati usi in cucina: l’animale da cortile ha rappresentato un cardine dell’economia rurale delle famiglie italiane e friulane in particolare. Le sue carni sono definite bianche, e adatte all’alimentazione sana, a ogni età.
Le fattorie italiane “perdono pezzi”: dimezzati i conigli
“La ‘fattoria Italia’ sta perdendo pezzi importanti con il numero di conigli allevati che e’ praticamente dimezzato, in calo del 47% negli ultimi 25 anni”. Cosi’ lo studio presentato dalla Coldiretti ad Expo in occasione della ‘giornata del coniglio’, con la presentazione della nuova Associazione del coniglio italiano alla presenza tra gli altri del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, del presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo, del presidente dell’Associazione coniglio italiano Zeno Roma. “I compensi riconosciuti agli allevatori non coprono i costi necessari per garantire la qualita’ del prodotto italiano con il risultato che, secondo le analisi della Coldiretti, il numero di conigli presenti in Italia e’ passato- sottolinea la Coldiretti- da 12,3 milioni del 1990 ai 7,2 milioni del 2010 per scendere attorno ai 6,5 milioni nel 2015, nonostante si assista alla riscoperta e valorizzazione da parte di chef e nutrizionisti in tutto il mondo per le proprieta’ salutistiche e dietetiche della carne”.
“Malgrado il crollo l’Italia si conferma primo produttore europeo e sfida la Cina nel primato mondiale. anche se ad insediare la posizione ci sono- sottolinea la Coldiretti- il Venezuela e la Bolivia”. L’allevamento del coniglio in Italia “fa parte di una delle tradizione piu’ consolidate del Paese con un forte presenza di allevamenti familiari che nel passato hanno spesso garantito il fabbisogno alimentare in molte realta’ rurali”. A scomparire – continua la Coldiretti – sono stati molti piccoli allevamenti destinati al consumo casalingo dove si trasmettevano antiche ricette conservate gelosamente da generazioni, dal coniglio in salmi’ a quello alla cacciatora fino a quello all’ischitana che e’ diventato addirittura il simbolo culinario dell’isola ma anche tante specialita’ territoriali che sono state preparate all’Expo nella giornata dedicata al coniglio. Oggi sono in molti a mantenere vivo questo patrimonio della cucina italiana, dagli agriturismi ai grandi chef, anche con l’introduzione di elementi di innovazione per renderne piu’ facile il consumo che e’ stimato attorno ad un chilo per persona all’anno.
“Per difendere il valore tradizionale e gastronomico dell’allevamento del coniglio a cui sono dedite non solo aziende professionali, ma anche una miriade di aziende/famiglie a fini di autoconsumo, occorre sensibilizzare i cittadini sull’alto contenuto nutrizionale e salutistico della carne ma anche lavorare sulla trasparenza con la tracciabilita’ dell’origine- dice il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo- ad oggi non e’ obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne di coniglio con il rischio che venga spacciata per italiana quella importata”. L’Italia che e’ leader europeo nella produzione, conclude Moncalvo, “ha il dovere di lavorare per accelerare il percorso comunitario che ha gia’ portato all’etichettatura obbligatoria degli altri tipi di carne, da quella bovina a quella di pollo. Un obiettivo che potra’ piu’ facilmente essere raggiunto con la nascita della nuova associazione del coniglio italiano che si pone tra i propri obiettivi la redazione di un disciplinare volontario per le carni di coniglio e la contestuale proposta di utilizzo di un marchio distintivo ‘coniglio italiano’”.