Una manovra di bilancio che nel 2016 muoverà tra i 27 e i 30 miliardi di euro, in gran parte finanziata in deficit, e tutta destinata a consolidare la ripresa con uno stimolo alla domanda interna, e quindi ai consumi e agli investimenti, e combattere la povertà. Gli ultimi aspetti saranno sciolti solo oggi nel Consiglio dei ministri, ma la struttura della legge di Stabilità è già definita.
Su quattro capitoli: «Italia forte, semplice, giusta e orgogliosa», spiega Palazzo Chigi. Gli aumenti dell’Iva saranno per ora accantonati, mentre verranno abolite le tasse sulla prima casa e scatterà un nuovo sgravio fiscale a favore delle imprese, e in arrivo c’è anche l’ampliamento della no tax area per i pensionati, che non avevano beneficiato del bonus di 80 euro.
La disattivazione della clausola di salvaguardia, tra aumenti dell’Iva e delle accise, per il solo 2016 costerà 16 miliardi. A questi se ne aggiungono altri 5 per la cancellazione di Tasi e Imu sulle prime case, i terreni agricoli, i macchinari «imbullonati». L’Ires potrebbe intanto scendere di un punto e mezzo o due già dal prossimo anno, quando scatterà anche il nuovo regime dei «superammortamenti» sugli investimenti in macchinari. La decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato verrà confermata nel 2016, ma sarà di intensità decrescente. In arrivo anche la detassazione dei premi di produttività, e il piano per gli investimenti nel Sud, che potrà contare in gran parte sui fondi comunitari. Tra le misure ancora da dimensionare in funzione delle coperture effettive c’è il piano contro la povertà e la tutela delle fasce deboli. I Comuni potranno spendere gli avanzi di amministrazione. Pochi margini, invece, per la flessibilità previdenziale. Per ora ci sono solo 100 milioni per il lavoro part time di chi sceglie di andare in pensione a 63 anni. Le coperture arriveranno in gran parte dell’aumento del deficit da un tendenziale dell’1,4% al 2,2% (che potrebbe salire al 2,4% se la Ue ci riconoscesse un ulteriore 0,2% a fronte delle spese per l’immigrazione, e portare la manovra fino a 30 miliardi), per 13 miliardi. Da una spending review ridimensionata rispetto all’obiettivo di 10 miliardi, dovrebbero arrivare al massimo 6 o 7 miliardi, di cui almeno 2 dalla Sanità, altri dalle partecipate degli enti locali, e da un ulteriore taglio di superdirigenti e collaboratori dei ministri. Altrettanti da nuove entrate (comprese quelle dovute alla voluntary, 2,5 miliardi nel 2016, ma una tantum, e quelle da un aumento del prelievo sui giochi). Confermata la riduzione e il pagamento del canone Rai con la bolletta elettrica. Sicura l’elevazione della soglia massima per l’uso del contante da mille a tremila euro. Insieme alla Stabilità arriveranno provvedimenti ad hoc per un miliardo per il Giubileo, la Terra dei fuochi, Bagnoli e l’Ilva .
Part time negli ultimi due anni di lavoro con un acconto sull’assegno previdenziale
Non ci sarà la flessibilità sulle pensioni, cioè la possibilità di lasciare il lavoro prima rispetto ai paletti della Legge Fornero accettando un assegno più basso. Ma ci potrebbe essere una misura sperimentale che va nella stessa direzione. Il lavoratore a due anni dalla pensione potrebbe scegliere il part time, compensando in parte la riduzione in busta paga con un acconto sulla pensione. E con lo Stato che si farebbe carico di una parte dei contributi per evitare effetti sul futuro assegno previdenziale. Lo schema è possibile già oggi in caso di accordo collettivo, cioè tra i sindacati e l’azienda. Diventerebbe praticabile anche in caso di intesa tra singolo dipendente e datore di lavoro. È possibile che la misura abbia un limite massimo di spesa, circa 100 milioni di euro l’anno per tre anni, e quindi di persone che potranno utilizzarla. Nel ddl di Stabilità ci sarà un nuovo intervento sugli esodati, i lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione. Ma dovrebbe riguardare 24 mila persone, contro le 50 mila chieste dai sindacati. E anche il via libera alle domande presentate quest’anno e poi congelate per opzione donna, il meccanismo che permette alle donne di lasciare il lavoro prima accettando una pensione calcolato con il sistema contributivo.
Lorenzo Salvia – Il Corriere della Sera – 15 ottobre 2015