Dalle nuove bozze della legge di stabilità circolati ieri arrivano ottime notizie per le Regioni, e spuntano nuovi elementi per chiarire il quadro delle compensazioni ai Comuni per i tagli di Imu e Tasi.
Per i governatori, la novità più importanti sono tre: scompare il contributo aggiuntivo alla finanza pubblica per il 2016 (restano i 3,98 miliardi per il 2017 e i 5,48 all’anno dal 2018, ma se ne riparlerà nelle prossime manovre), arriva un fondo da 1,3 miliardi da utilizzare per abbattere il debito e ritorna la cosiddetta “salva-Regioni”, cioè il pacchetto di regole per blindare la gestione delle anticipazioni sblocca-pagamenti e ripianare nel tempo i problemi creati, in Piemonte e non solo, dal loro utilizzo fuori regola. Non si tratta, comunque, di soldi in più, perché i disavanzi dovranno essere ripianati dalle Regioni interessate e le nuove regole servono a garantire le anticipazioni ottenute dall’Economia non siano dirottate a nuova spesa corrente. Accanto al Piemonte, che per coprire il buco utilizzerà ogni anno il fondo da 126 milioni creato ad hoc dall’ultima manovra, le nuove regole interessano il Lazio, primatista nell’acquisizione degli anticipi da Via XX Settembre, che si vede sanato l’impiego di questi fondi utilizzati anche per finanziare il disavanzo creato dal debito autorizzato e non contratto.
I soldi veri arrivano invece dai nuovi stanziamenti per abbattere il debito. La distribuzione del fondo da 1,3 miliardi è già decisa in manovra, e vede la dote più sostanziosa indirizzarsi in Lombardia (227,2 milioni), seguita da Lazio (152,1 milioni) e Campania (137 milioni). Questa geografia può però essere modificata da un accordo tra i governatori, a patto ovviamente di non cambiare l’importo complessivo degli aiuti.
Il meccanismo è una replica, più generosa, degli incentivi concessi alle Regioni che aiutavano i Comuni del proprio territorio a effettuare i pagamenti degli investimenti senza sforare il Patto di stabilità. Dall’anno prossimo il pareggio di bilancio “temperato” sostituisce il vecchio Patto, e quindi cade anche la catena degli aiuti che lo accompagnava.
Per quel che riguarda i Comuni, comincia a comporsi con più chiarezza il mosaico dei rimborsi per l’operazione Imu/Tasi, anche se rimangono incertezze su cui occorrerà aspettare il testo definitivo. Prima di tutto, per il fondo di solidarietà comunale, cioè il meccanismo che governa la perequazione fra i territori più ricchi dal punto di vista fiscale e quelli più poveri nelle Regioni ordinarie, in Sicilia e in Sardegna, arriva lo stanziamento aggiuntivo da 3,76 miliardi di euro, con la precisazione che questi soldi saranno ripartiti «sulla base del gettito effettivo di Imu e Tasi» registrato nel 2015 per l’abitazione principale e per i terreni agricoli che dall’anno prossimo non pagheranno più l’imposta (si tratta di quelli di proprietà di coltivatori diretti, Iap e società nei Comuni di pianura).
Nella bozza compaiono poi 390 milioni aggiuntivi, che vanno identificati nella replica del «fondo Tasi» (472 milioni quest’anno) messo in campo dal Governo per far quadrare i conti dopo l’ultima manovra sulla prima casa, quella che aveva abolito l’Imu nel corso del 2013: queste risorse, come avveniva per il fondo Tasi, non entrano nel saldo rilevante per il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica. Come si vede, il quadro rimane complicato, e solo il testo finale permetterà di tirare le somme.
Si precisa, poi, la progressione del ruolo dei fabbisogni standard: conteranno per il 30% della parte ordinaria del fondo sperimentale nel 2016, e per il 40% dal 2017.
Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore – 18 ottobre 2015