Hanno colpito a Bosco Chiesanuova, in Podestaria, a Erbezzo, a pochi metri dalla piazza principale, a Malga San Giorgio, non lontano dagli appartamenti turistici. Ma gli episodi si contano anche a Sega di Ala, brandello di Lessinia in Trentino, all’Alpe di Campobrun, al confine con la provincia di Vicenza, sul versante meridionale del Carega, e in Val di Ronchi, il confine a Nord dell’Altopiano.
Dai primi giorni di luglio le predazioni dei lupi sono tornate a farsi numerose. Fino a diventare, nelle ultime settimane, materia quotidiana. Ogni mattina, alla stazione del Corpo forestale arriva un una segnalazione: manzi, pecore, qualche volta, con gran sollievo degli allevatori, selvaggina, in particolare camosci.
Insomma: i lupi sono vivi e vegeti. Più dello scorso anno: a fine luglio le uccisioni hanno superato già la trentina, quando l’anno scorso erano meno della metà. E tutto questo mentre si stima che il numero complessivo degli esemplari attivi in zona sia calato: i forestali, sulla base di alcune fototrappole, ne stimano sei, contro i 14 (alcuni dei quali, a dire il vero, all’epoca cuccioli) in circolazione durante il 2015.
Se se ne parla meno è solo perché la politica locale (e, in misura minore anche gli allevatori) hanno adottato la strategia del silenzio: niente esternazioni fino a fine stagione, quando tutti i conti saranno fatti. Come sempre, c’è anche cautela nell’attribuire ogni capo sbranato all’attività del lupo, ma è difficile che ci siano altri colpevoli. Qualcuno, tuttavia, ne ha già tratto le conclusioni. L’esempio più eclatante è quello di Malga Lago Boar, nel cuore dell’Alta Lessinia: è la più grande tra le strutture storiche della zona e quest’anno non ha visto nemmeno una mucca «caricata». In compenso, ci hanno pensato due pastori, uno di Vestenanova, un altro del Vicentino, a riempirla con due greggi di pecore. Se ne sono andati la scorsa settimana, dopo pochi giorni di alpeggio. «Eppure – nota Giuliano Menegazzi – consulente agricolo di Erbezzo, che sta tenendo la “conta” degli episodi – avevano recintato elettricamente la malga e c’era sempre un pastore che ci passava la notte». Anche lo stesso Menegazzi è stato colpito dalla predazione: giovedì è stata azzannata Francesca una delle sue pecore razza Brogna, l’ultima qualità autoctona della Lessinia, a rischio estinzione. (C’è ironia nella scelta del nome: l’allevatore ha pensato, qualche anno fa di chiamare il suo gregge con il nome di persone che si erano dette favorevoli alla presenza del lupo).
«Siamo disillusi – spiega – se bastano sei lupi a fare tutto questo che possiamo fare?». Le ultime notizie arrivano da Ala, dove mercoledì sono state predate due manze. È un’estate che si sta rivelando difficile: lo scorso anno il grosso delle predazioni era iniziato solo ad agosto inoltrato. E alla fine il bilancio fu tutt’altro lusinghiero: 34 capi uccisi, e duemila in meno tra quelli caricati sulle malghe rispetto al 2013. Il lupo, però, contribuisce al fascino turistico della zona: spopolano le escursioni organizzate sui sentieri delle zone dove il branco di Slavc e Giulietta è stato segnalato: e se non si prenota per tempo è difficile trovare posto.
Il Corriere del Veneto – 5 agosto 2016