Non c’è nulla di più importante per gli esseri umani della salute. Anche quando ci incontriamo, nel «saluto» che ci scambiamo c’è un rimando alla salute. Nel suo poema rivolto a Virgilio, Alfred Tennyson esordisce con «Ti saluto, mantovano» per esprimere la sua ammirazione per il grande poeta latino di Mantova, piuttosto che per augurare buona salute al poeta morto da secoli. Non sorprende pertanto che il servizio sanitario sia uno dei principali servizi pubblici, creato per assicurare a tutti una buona salute.
Eppure le cure sanitarie pubbliche sono state bersaglio di moltissime critiche, e non pochi esperti insistono che il servizio sanitario, per essere efficiente ed efficace, debba essere amministrato attraverso i meccanismi del mercato. Questa presa di posizione ha raccolto molti consensi negli Stati Uniti, un giudizio critico che oggi trova sempre più sostenitori anche in Europa. L’efficienza dei meccanismi di mercato dovrà essere applicata anche ai servizi sanitari per generare responsabilità di gestione, cosa che non succede nei servizi sanitari pubblici.
Nel contesto di questo dibattito, vorrei presentare un’esperienza personale vissuta dalla mia famiglia nelle ultime due settimane, durante uno dei nostri tanti viaggi in Italia. Mia moglie si è improvvisamente sentita male e si è rivolta al Pronto Soccorso. Ricoverata al Gemelli di Roma, ha ricevuto immediatamente le cure professionali del caso e poiché i medici hanno deciso di sottoporla a intervento chirurgico di emergenza, questo è stato eseguito nel corso della notte (alle 4 del mattino, il chirurgo in persona mi ha rassicurato che il complesso intervento era andato a buon fine). Le cure e l’assistenza ricevute da mia moglie al Pronto Soccorso e in reparto presso l’ospedale Agostino Gemelli sono state eccellenti.
Il servizio sanitario offerto da questo ospedale convenzionato con il pubblico non si è certo rivelato inferiore — anzi, è stato per molti versi superiore — a quanto avremmo potuto aspettarci nei migliori ospedali privati di Boston, dove entrambi insegniamo (siamo docenti all’Università di Harvard). L’intervento è stato eseguito dal dottor Armando Antinori, un chirurgo di fama mondiale, che era di turno quella notte. Non esagero nell’affermare che un professionista medico del suo calibro non si sarebbe certamente trovato ad eseguire un intervento di emergenza di notte in un grande ospedale privato in nessuna parte del mondo.
Certo, siamo stati anche fortunati, ma è importante ribadire, nel contesto del dibattito pubblico oggi acceso in tutto il mondo, che l’eccellenza delle cure mediche e la massima responsabilità di gestione possono andare d’accordo anche nel servizio aperto a tutti. Nel nostro caso, le cure sono state pagate dall’assicurazione medica di Harvard, ma è fantastico pensare che tutti i cittadini di questo Paese hanno libero e gratuito accesso a cure mediche di altissimo livello, giorno e notte.
Seguendo l’esempio di Tennyson con Virgilio, anch’io rivolgo il mio saluto a questa istituzione convenzionata con il pubblico che si prende cura dei malati in un modo che Agostino Gemelli avrebbe certamente apprezzato e applaudito. (Traduzione di Rita Baldassarre)
Il chirurgo e il premio Nobel «Così ho salvato sua moglie La nostra sanità funziona»
«Sono stato piacevolmente sorpreso e molto onorato dalle bellissime parole di Amartya Sen». Il dottor Armando Antinori è il chirurgo generale di turno in pronto soccorso che a inizio agosto ha operato Emma Georgina Rothschild, moglie di Amartya Sen, e il cui lavoro è stato spunto per una riflessione dell’economista premio Nobel sui meriti dell’assistenza sanitaria «libera e gratuita». «Il suo elogio della sanità pubblica — dice Antinori — è una lucida analisi, assolutamente condivisibile. La signora ha ricevuto la stessa attenzione che avrebbe ricevuto chiunque da noi al Gemelli, come anche in altri ospedali della regione Lazio e delle altre regioni italiane».
In un intervento sul Corriere della Sera di ieri, Sen ha avuto parole lusinghiere per il Policlinico Gemelli e il dottor Antinori, per l’assistenza ricevuta nell’ospedale, che è privato ma convenzionato con la sanità pubblica. «L’eccellenza delle cure mediche e la massima responsabilità di gestione possono andare d’accordo anche nel servizio aperto a tutti», ha scritto Sen. A dimostrazione della sua tesi, contrapposta a quella di chi, soprattutto negli Stati Uniti, ritiene che la sanità per essere efficiente debba essere amministrata secondo i meccanismi di mercato, ha proposto l’esperienza fatta a Roma in prima persona.
Il Gemelli è, d’altra parte, l’ospedale che ha prestato più volte cure a Papa Giovanni Paolo II, ad ex presidenti della Repubblica come Cossiga e Scalfaro, ed è per grandezza il secondo italiano. Ogni giorno in media 220 persone arrivano al pronto soccorso, di queste sette in imminente pericolo di vita, e vengono eseguiti 126 interventi chirurgici. Ha cambiato governance nell’agosto dell’anno scorso, quando è stata costituita la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, che ha come soci fondatori l’Istituto Toniolo e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
«Dieci giorni fa — racconta il chirurgo, ricordando quella sera di inizio agosto — la signora si è presentata al pronto soccorso per un problema urgente, come una comune cittadina. Abbiamo applicato un protocollo di urgenza come avviene regolarmente in casi analoghi. In quel momento non sapevamo ancora chi fosse. Il marito aveva un impegno e non erano insieme quando si è sentita male. Quindi, lei stessa mi ha chiesto di avvertirlo. Io ovviamente sapevo chi è Amartya Sen».
Il professore di Harvard nella lettera pare stupito che alle 4 del mattino «il chirurgo in persona» gli avesse comunicato le condizioni di sua moglie. «Abbiamo avuto un colloquio — conferma Antinori — all’uscita dalla sala operatoria. L’ho rassicurato sul buon esito dell’intervento, un’operazione d’urgenza per una situazione grave. Gli aspetti umani dell’assistenza hanno per il nostro ospedale eguale valore di quelli professionali. La paziente si è ripresa bene e ha lasciato l’ospedale qualche giorno fa».
È «fantastico», ha scritto l’economista, che tutti i cittadini in Italia abbiano «libero e gratuito accesso a cure mediche di altissimo livello» a tutte le ore del giorno. Meglio la nostra sanità pubblica, quindi? Antinori fa sue le parole dell’economista filosofo: «Chiariscono molti aspetti e ci fanno riflettere sul valore universale del nostro sistema sanitario, in cui tutti, senza selezioni, hanno accesso a prestazioni di eccellenza».
Il Corriere della Sera – 17 agosto 2016