Si stima che nel 2050 i morti saranno 10 milioni e la spesa 100mila miliardi di dollari all’anno. Non sarà una guerra a provocarli, ma il fenomeno dei batteri resistenti a tutti gli antibiotici. Per contrastarli, le Nazioni Unite hanno deciso di schierare i loro “camici blu”. E hanno dedicato una sessione della prossima Assemblea generale, il 21 settembre, proprio alla lotta contro i microbi che uccidono infischiandosene di tutti i nostri farmaci.
Non è la prima volta che l’Assemblea dell’Onu affronta un problema di salute. È accaduto di fronte alle epidemie di Aids, Ebola e di quelle malattie non trasmissibili (cancro, diabete e attacchi di cuore) in parte attribuibili a un cattivo stile di vita. Ma è la prima volta che un consesso così autorevole si occupa di un problema silenzioso e strisciante come quello dell’antibiotico- resistenza, che anno dopo anno ci sta portando vicino all’orlo del baratro. «Sempre più spesso — hanno raccontato su
The Lancet
i microbiologi australiani David Paterson e Patrick Harris — saremo costretti a dire ai pazienti: mi dispiace, per la sua infezione non c’è nulla da fare».
Era maggio quando gli Stati Uniti annunciarono il primo caso di batterio resistente a tutti gli antibiotici — anche quelli di ultima linea — sul loro territorio. Da allora, l’allarme negli Usa si è ripetuto altre tre volte. L’anno precedente era capitato alla Cina. Nel frattempo questi microbi contro i quali non abbiamo difese avevano viaggiato in Asia, Europa (inclusa l’Italia, in animali da allevamento) e Canada. Le infezioni che non possono essere combattute per mancanza di farmaci uccidono già 700mila persone all’anno nel mondo. La stima apocalittica dei 10 milioni di morti (uno ogni tre secondi, più del cancro) è stata elaborata a maggio da una task force del governo britannico: la Review on Antimicrobial Resistance.
Se non è un allarme globale questo, hanno pensato alla sede dell’Onu a New York. «A causa della resistenza — si legge nella bozza della dichiarazione finale del meeting — molti dei successi della medicina del ventesimo secolo sono ormai messi in dubbio». Il fenomeno «provocherà milioni di morti in tutto il mondo». E per combatterlo l’Onu è pronta a promuovere iniziative per «prevenire le infezioni negli uomini e negli animali attraverso le vaccinazioni, la sorveglianza delle resistenze, l’igiene dell’acqua e degli ambienti». Dal punto di vista finanziario, le case farmaceutiche dovrebbero essere incentivate a investire nella ricerca di nuovi farmaci. «Sganciando — sostiene ancora l’Onu — i costi per lo sviluppo di antibiotici innovativi dai ricavi ». A tutti i Paesi del mondo dev’essere garantito «un accesso equo». Dove possibile, dovranno essere messi a punto test per distinguere in tempi brevi un’infezione causata da batteri da una causata da virus. L’uso di antibiotici in caso di malattie virali (come influenza e raffreddore) è infatti alla base di un terzo delle assunzioni di antibiotici inutili. Per mettere a punto questi test, la Commissione europea ha appena stanziato 2,3 milioni di euro, mentre i National Institutes of Health americani hanno lanciato un bando da 20 milioni di dollari. La task force britannica suggeriva di tassare le case farmaceutiche che non fanno ricerca sugli antibiotici. È dal 1987, infatti, che non viene approvata una nuova classe di questi farmaci per uso umano, viste le spese per la ricerca che sono necessarie e la scarsa redditività. C’è voluto del tempo — la penicillina risale al 1928, il primo caso di resistenza al 1940 — ma oggi siamo quasi arrivati a una situazione che la task force britannica ha definito «di nuovo Medioevo». Per una volta, contro i batteri invincibili, l’Onu non sarà chiamata a mettere pace, ma a scatenare una guerra senza esclusione di colpi.
Repubblica – 14 settembre 2016