Con l’addio al 2012 se n’è andato anche il termine massimo fissato dalla Città della Speranza per il «progetto Capua».
Dopo due anni e mezzo di tira e molla, la fondazione aveva indicato alla Regione il 31 dicembre come data di scadenza per l’acquisto degli ultimi due piani della torre della ricerca pediatrica, da dedicare alla virologa famosa nel mondo per aver sequenziato il primo ceppo africano del virus dell’aviaria e alla sua équipe di 70 studiosi. Tutti attualmente in forza all’Istituto zooprofilattico delle Venezie (IZV), con sede a Legnaro. «Ma nulla si è mosso, non abbiamo più avuto notizie — rivela Franco Masello, presidente dell’Istituto di ricerca — e quindi inizieremo a valutare altre proposte per quegli spazi. A noi dispiace molto il mancato arrivo di Ilaria Capua, è una perdita per la scienza italiana il fatto che non possa interfacciarsi con gli altri ricercatori nella nostra struttura, però una superficie così estesa non va lasciata vuota, dobbiamo usarla in modo diverso».
Il nodo del contendere è economico. La Regione è pronta a investire 3 milioni (uno già approvato in giunta), secondo l’Agenzia territoriale di Padova sufficienti a comprare entrambi i piani. Stima però respinta dalla Città della Speranza, che per 10 livelli ha speso 32 milioni, quindi valuta in 6 la spesa per due. E in 42 milioni l’attuale valore della torre, inaugurata nella zona industriale di Padova, su terreno donato dalla Zip, lo scorso 8 giugno. La fondazione aveva proposto alla Regione di comprare un piano e all’Istituto zooprofilattico di affittare l’altro, invano. Il cda dell’IZV, composto dalle Regioni Veneto e Friuli, dalle Province autonome di Trento e Bolzano e da un rappresentante del ministero della Salute, ha storto il naso. Per un motivo: perchè creare un doppione del Dipartimento Scienze biomediche comparate, diretto dalla Capua, già pienamente operativo a Legnaro e per di più in un periodo di carenza di risorse? Dubbio aggravato dal fatto che i 3 milioni annunciati dalla Regione sono quelli riservati da Roma al centro della scienziata (nell’ambito di un finanziamento più ampio di 10 milioni assegnato allo Zooprofilattico) e spendibili solo nel complesso di Legnaro. Per dirottarli nella torre ci vorrebbe un cambio di destinazione, che presupporrebbe di restituire i soldi al ministero e farseli ridare per la torre. Iter rischioso e comunque basato sul nulla, visto che finora dal governo non è arrivato un euro.
E allora, a spese proprie, l’IZV sta ristrutturando «casa sua», anche per mettere a disposizione della Capua ulteriori spazi, ovvero un’intera palazzina. O da costruire ex novo o da liberare spostando altrove gli uffici. Se invece si dovesse avviare il «progetto torre», magari accordandosi su un piano e mezzo, bisognerebbe trovare almeno un altro milione per le attrezzature necessarie, stabulario (ricovero per le cavie) incluso. Secondo motivo per cui il cda dell’IZV è restio all’operazione, tanto da non averne più parlato nelle ultime sedute. Anche perchè non convince i soci l’ipotesi di entrare come pubblico in un polo privato, per di più destinato a tutt’altra vocazione rispetto a quella dello Zooprofilattico. Le perplessità riguardano dunque anche la «mission», oltre all’aspetto economico. «Qualcosa m’invento», ha promesso il governatore Luca Zaia, fautore dell’operazione. Ma per ora tutto tace.
Il Corriere del Veneto – 2 gennaio 2012