Un terzo dei soldi spesi per costruire il polo chirurgico «Confortini» di Verona o, se preferite, ben più della metà di quelli che sono stati sborsati per realizzare l’intero ospedale Fracastoro di San Bonifacio o circa un sesto di quelli previsti per il nuovo nosocomio di Padova, se mai verrà costruito.
Questo è quanto avrebbe perso il Veneto a causa di una truffa perpetrata dalla più grande azienda farmaceutica italiana, la Menarini di Firenze. Azienda che, secondo le accuse mosse dalla procura del capoluogo toscano, che ha recentemente chiesto il rinvio a giudizio di 13 persone, avrebbe causato al Servizio sanitario nazionale un danno di 860 milioni di euro. Ciò significa che, applicando le percentuali di ripartizione fra Stato e Regioni in materia di spese per l’assistenza sanitaria, le casse regionali hanno subito un mancato introito di circa 70 milioni di euro. Soldi che la Regione ora intende riscuotere. «Sicuramente siamo pronti a costituirci parte civile nel momento in cui per questa vicenda si andrà a giudizio», afferma infatti l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto. Il quale, dopo aver letto la ricostruzione fatta dai magistrati fiorentini, si lascia andare a questo commento: «roba da non credere». «Non so come andrà a finire questa vicenda – aggiunge – ma certo se ci sarà il modo noi faremo di tutto per recuperare risorse che, stando a quanto dice la procura fiorentina, non sono state usate per il bene dei cittadini». D’altronde, stando a quanto è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio, la Menarini sarebbe diventata una potenza proprio grazie ad un’enorme truffa che ha come parti offese tutte le Regioni e le Uls italiane, i ministeri della Salute e dell’Economia, l’Agenzia italiana del farmaco e l’Agenzia delle Entrate. In seguito a un’indagine condotta dai carabinieri del Nas a colpi di intercettazioni telefoniche, acquisizione di documenti in mezzo mondo, spesso a mezzo di sequestro, e una lunga sequela di interrogatori, i pm Giuseppina Mione, Ettore Squillace Greco e Luca Turco hanno chiesto che venga giudicato per truffa il presidente onorario della Menarini, Alberto Aleotti di 89 anni, mentre i suoi figli Lucia e Alberto Giovanni e una lunga sequela collaboratori sono accusati a vario titolo di riciclaggio, frode fiscale e corruzione. Secondo l’accusa la Menarini avrebbe sovrafatturato le materie prime (i principi attivi) dei farmaci per ottenere prezzi di vendita del prodotto finito, con conseguenti rimborsi dal Servizio sanitario più alti del dovuto.
Corriere del Veneto – 5 gennaio 2013