Da capolista della civica di Monti a candidato (nelle prime posizioni, in «quota Bersani») per il Pd. Giorgio Santini, 58 anni, da 2 anni segretario generale «aggiunto» della Cisl (è il braccio destro di Bonanni), già a capo dei metalmeccanici di Vicenza e del sindacato in Veneto, è la nuova carta giocata ieri a sorpresa dai democrat sul tavolo verde delle elezioni Politiche, in rappresentanza dell’oramai celeberrima «società civile».
Una notizia, ufficializzata via Twitter dal capo ufficio stampa del Pd, Roberto Seghetti, che ha spiazzato tutti. Già da un paio di settimane, infatti, Santini veniva dato per certo come capolista della lista civica di Mario Monti per il collegio Veneto 1 della Camera, una collocazione resa nota in via ufficiosa dagli ambienti di Italia Futura, rilanciata da tutti i quotidiani veneti e mai smentita dal diretto interessato.
Sconcerto tra i centristi ed un po’ pure nel Pd veneto. Fino a ieri nessuno sospettava nulla e di più, l’ultimo incontro tra il sindacalista e gli ambasciatori di Monti risale soltanto al 26 dicembre scorso, prima che il protagonista della trattativa partisse per un viaggio in Papua Nuova Guinea: «No so cosa dire – commenta amaro il coordinatore di If, Andrea Causin – Giorgio ha sempre partecipato ai nostri incontri manifestando più volte, in modo inequivocabile, la volontà di dar vita ad un’operazione politica riformista, di cui essere protagonista in prima persona. Ho provato a contattarlo due volte oggi (ieri, ndr.) senza ricevere alcuna risposta: gli auguro ogni fortuna e buona vita ma conoscendo bene lui ed il Pd, sono convinto che presto scoprirà d’essere stato paracadutato in territorio ostile». Di tenore diametralmente opposto, ovviamente, le parole del segretario del Pd, Rosanna Filippin: «La candidatura di Santini nelle nostre liste aggiunge grande prestigio e competenza e lancia un messaggio chiaro: al centro della nostra agenda ci sono il lavoro e l’economia reale».
E mentre i montiani si trovano ora nella scomoda posizione di dover scovare un nuovo capolista di peso (sarà però difficile trovare in tempi brevi un nome come quello di Santini, capace di unire notorietà nazionale e radici locali), nel Pd continuano le trattative per i candidati da piazzare in «quota Bersani» nei 6 posti rimasti a disposizione in Veneto (due alla Camera Veneto 1, visto che Santini quasi sicuramente correrà nel collegio che comprende la sua Vicenza, 2 alla Camera Veneto 2 e altri 2 al Senato). Archiviata ufficialmente la candidatura del sindaco di Padova Flavio Zanonato («Davanti alle proposte che gli sono state fatte, Flavio ha sempre detto no» conferma il segretario della Città del Santo, Piero Ruzzante), restano in pole la leader regionale Rosanna Filippin, i deputati uscenti Andrea Martella (quota Veltroni) e Gianni Dal Moro (quota Letta) e la portavoce di Bersani nella campagna per le primarie Alessandra Moretti. Si sussurra, però, anche della necessità di trovar spazio ad un candidato in «quota Renzi» e ad una delle forze minori che sostengono Bersani, socialisti in testa.
Corriere del Veneto – 8 gennaio 2013