L’accusa dell’Inps alle imprese per il personale sottopagato precario, senza garanzie di sicurezza. «Il lavoro oggi è povero, sottopagato, in condizioni non garantite dal punto di vista della sicurezza, precario e incapace di fornire garanzie esistenziali».
Pensate sia un sindacalista a dirlo, vero? Magari della Cgil. Invece no. È Giorgio Peruzio, direttore generale vicario dell’Inps, quella grande macchina in cui sono contenuti vita, morte e miracoli di ciascuno di noi – la più ampia banca dati d’Italia -.
Il fortino dell’Inps apre i suoi battenti e mostra un volto umano, composto da migliaia di tasselli con i nostri volti. E il quadro che ne esce è inquietante.
I giovani i più colpiti
Le piaghe del nostro tempo si chiamano «lavoro grigio» e «nero»: i cavalieri dell’Apocalisse piegano il 90% della popolazione in età lavorativa e «salvano» solo un 10% di garantiti. A farne le spese, per primi, i giovani e quella generazione di mezzo fra i 30 e i 40. «Il mercato del lavoro è formato da un nucleo centrale di pochi che mantengono un posto di lavoro a lungo – in genere sono le fasce d’età centrali o avanzate – e tantissimi giovani che, anche quando riescono ad accedere al lavoro, ne sono espulsi dopo brevi periodi», dice Peruzio. «E anche il prolungamento dell’età pensionabile stabilito dalla legge Fornero rende più difficile ingresso nel mondo del lavoro da parte dei giovani».
I numeri dell’evasione
I dati snocciolati dall’Inps vanno interpretati. Su 2935 accertamenti eseguiti nel 2012 a Torino, il totale di lavoratori in nero e in grigio è pari a 2129 per un’evasione superiore a 30 milioni e 337 mila euro. La cifra complessiva del Piemonte è di quasi 56 milioni di euro su 5711 controlli effettuati.
Periodi più brevi
«Il degrado della situazione del mercato del lavoro in Piemonte riflette gli effetti della crisi economica che comporta il calo del reddito prodotto. Ma è peggiorata anche la modalità di produzione: si lavora per periodi più brevi e al massimo a tempo determinato, nei pochi casi in cui i contratti sono regolari. Anche nei casi del lavoro nero i periodi sono più brevi, le retribuzioni diminuite e le condizioni peggiorate», denuncia il direttore generale vicario.
Contratti «inferiori»
Un quadro a tinte fosche. Ma cosa vuol dire nel concreto? «Nei rapporti di lavoro regolari vediamo applicazione di contratti inferiori a quelli previsti per il settore»: il famigerato «lavoro grigio», altro rispetto al «nero», ma oggi diffuso più di prima. Il fenomeno si registra soprattutto laddove c’è maggiore manodopera: al posto del contratto giusto, si applica quello di altre categorie o confederazioni sindacali, ovviamente al ribasso. Il mondo delle cooperative risulta tra i più colpiti.
Tipologie di irregolarità
Il maggior numero di lavoratori non denunciati si trova nell’edilizia e nei pubblici esercizi. È il cosiddetto lavoro nero «ricorsivo». Tratto distintivo: dura poco. Nei cantieri, ogni qual volta si finiscono i lavori, c’è un ricambio di manodopera, lo stesso nei ristoranti e nei bar.
Le imprese fantasma
C’è poi un incremento del lavoro irregolare, nero e grigio, a causa della frammentazione del lavoro. «Non c’è più un produttore che fa tutto, si esterna lizza e sovente si affidano lavori di fine filiera a cooperative e a piccole imprese poco solide. Queste tendono a pagare meno contributi del dovuto oppure a denunciarli senza poi effettivamente versarli. Nessuno infatti le va a controllare perché nel giro di due anni scompaiono».
La «sacca» della logistica
Secondo l’Inps il settore economico in cui gli abusi sono più diffusi è la logistica, cioè «il tramite attraverso cui le merci arrivano dai produttori ai consumatori finali». «La logistica è lo specchio dell’arretratezza e dell’avanguardia del sistema italiano – dice Giorgio Peruzio -. Gli anelli più colpiti della catena sono quelli finali, in particolare il confezionamento. È qui che l’ambito di azione della cooperazione spuria, cioè quella che non applica i contratti regolari».
Servizi privati
Altra categoria sotto la lente dell’Inps, quella dei servizi privati che sostituiscono i pubblici. «Sanità, scuola e assistenza privata sono i settori nei quali più spesso di annidano il lavoro nero e soprattutto i rapporti di lavoro simulati: quei dipendenti a tutti gli effetti mascherati sotto contratti di collaborazione impropri e partite Iva».
Finti artigiani
Sono la manodopera dei cantieri edili, sovente stranieri. Prima albanesi, romeni, bulgari. Oggi macedoni e ucraini. «Sono obbligati a iscriversi come artigiani, senza esserlo, e dovrebbero pagare i contributi che però non versano mai». Ecco un’altra sacca dell’evasione.
Effetti
«Il danno che deriva alla finanza pubblica si somma a quello al sistema competitivo. Risultato: un Paese sottosviluppato». Parola di Inps.
La Stampa – 2 aprile 2013