Sono aumentati del 21,4% in due anni i contributi annuali non versati all’Inps da parte dei datori di lavoro e degli iscritti. Secondo i dati forniti dallo stesso istituto nazionale di previdenza, dai 4,59 miliardi di euro del 2010 si è passati ai 5,57 miliardi del 2012.
In realtà, analizzando i valori anno per anno, si nota un andamento decisamente diverso tra il 2011 e l’anno scorso (il cui bilancio consuntivo non è stato ancora approvato ma si può contare su dati contabili reali). Tra il 2010 e il 2011, infatti, i contributi non versati sono cresciuti del 3,1%, mentre tra il 2011 e il 2012 il balzo è stato del 17,8% segno, probabilmente, di un grave e repentino peggioramento della situazione delle imprese, che, alle prese con difficoltà economiche, rinunciano a rispettare gli obblighi di contribuzione. Un quadro che è emerso con forza nelle ultime settimane, anche a seguito del decreto legge messo a punto per sbloccare i pagamenti arretrati della Pubblica amministrazione. Tale provvedimento prevede infatti, quale condizione per accedere ai pagamenti, la regolarità contributiva da parte delle aziende. Ma proprio per la difficoltà delle imprese a far fronte agli obblighi, in questi giorni si sta lavorando per escludere il possesso del Durc dai requisiti previsti, tanto più che spesso sono proprio i mancati pagamenti della Pa ad aver contribuito all’irregolarità contributiva delle imprese. L’analisi per settori mette in evidenza come sia in particolare l’industria ad aver peggiorato i valori. Da 2,02 miliardi di euro di contributi non versati nel 2010 si è passati a 2,91 miliardi nel 2012, con un incremento del 44,1%, mentre per commercio, servizi e artigianato l’aumento è stato del 10% circa. Non si rilevano sensibili differenze, invece, a livello territoriale, dato che Nord, Centro, Sud e Isole oscillano tra un incremento del 21,2 e il 21,4 per cento. A fronte di entrate contributive per 154 miliardi stimate nel 2012 (esclusa la gestione ex Inpdap), i 5,5 miliardi mancanti rappresentano il 3,6%, una dimensione che non costituisce un elemento di criticità per i bilanci dell’Inps. Però allargando l’orizzonte si nota che nel corso degli anni il totale dei contributi mancanti all’appello è andato via via crescendo. Secondo quanto riportato nei rendiconti generali, a fine 2003 i crediti per contributi non versati ammontavano a 33,3 miliardi di euro (rettificati in 14,1 miliardi nel fondo svalutazione crediti contributivi). A fine 2011 l’importo era salito a 66,3 miliardi (30,5 miliardi postati nel fondo dedicato). In otto anni il debito complessivamente accumulato dalle imprese è raddoppiato.
Il Sole 24 Ore – 20 aprile 2013