Bertucco: «Il tetracloroetilene è 60 volte superiore ai limiti di legge». «E’ vero che c’è un’indagine della Procura in corso. Ma il lavoro della magistratura non azzera le responsabilità dell’amministrazione comunale. I cittadini devono sapere la verità per riuscire a tutelare la propria salute».
Il capogruppo consiliare del Pd, Michele Bertucco, torna sull’inquinamento della falda acquifera superficiale nella bassa Valpantena. E auspica che da Palazzo Barbieri giungano quanto prima maggiori spiegazioni sulla contaminazione dei pozzi d’acqua privati tra Poiano, Quinto e Santa Maria in Stelle: una decina in tutto, utilizzati per irrigare le coltivazioni e abbeverare gli allevamenti, ma di cui non si può escludere nemmeno il consumo umano. «Dai documenti disponibili, emerge che nell’acqua di prima falda a Poiano è presente tetracloroetilene, inquinante volatile di origine industriale, in una misura sessanta volte superiore al limite di legge per le acque potabili. E cioè, seicento microgrammi per litro contro i dieci della soglia di guardia. Fatto, questo, che ne rende sconsigliabile la somministrazione anche agli animali, nonché l’uso irriguo nelle serre, dove non c’è aria sufficiente a disperdere la sostanza», ricapitola Bertucco. «In alcuni pozzi», continua, «sono stati individuati nitrati di provenienza agricola, zinco, e anche il cromo esavalente, la più nociva fra tutte queste sostanze. Fatta la tara di tutti gli elementi di rassicurazione, in particolare il fatto che la contaminazione non riguarda l’acquedotto pubblico, l’impressione è che attorno alla vicenda regni molto disinteresse politico e amministrativo». L’affondo del capogruppo: «Cosa si sta facendo per circoscrivere il danno ed evitare che vengano raggiunte pure le acque profonde?». Alla richiesta di Bertucco si uniscono quelle di Roberto Fenzi e Matteo Riva, consiglieri del Pd in ottava circoscrizione e autori di un’interrogazione relativa all’inquinamento idrico. Questi ultimi stigmatizzano il mancato coinvolgimento del parlamentino di via Valpantena: «Avremmo potuto fare da raccordo tra l’amministrazione e la popolazione, dando luogo a una campagna di informazione più mirata e puntuale». Inoltre, «ci si sarebbe preoccupati di allertare non solo i proprietari dei pozzi privati, ma anche tutti coloro che attingono comunemente dalle fontanelle pubbliche. Quella in piazza a Poiano, per esempio, versa acqua di origine incerta, sicuramente non allacciata all’acquedotto. Eppure non ci risultano iniziative specifiche da parte del Comune per avvertire i cittadini del possibile rischio».
L’Arena – 2 settembre 2013