«Il riassetto complessivo degli ammortizzatori sociali arriverà con il ddl delega sul Jobs act e vedrà un ruolo crescente delle politiche attive». Il Governo prova a smorzare le emergenze su cassa e mobilità in deroga, e annuncia che per l’anno in corso il finanziamento di questi ammortizzatori sociali (che sono l’anticamera dei licenziamenti) può contare, complessivamente, su un miliardo e 720 milioni di euro (320 milioni in più rispetto alla copertura attualmente prevista dalle leggi Fornero e Stabilità 2014).
Quattrocento milioni saranno subito disponibili per iniziare a pagare le quote2014 (in alcune Regionii lavoratori sonoin attesa dagennaio, e quindi da oltre sette mesi). Questi soldi arriveranno dai 600 milioni già stanziati per quest’anno, a cui ora vengono sommati 450 milioni di fondi residui già assegnati ad alcune Regioni, ma non utilizzati nel 2013 (ciò è possibile perché il tiraggio, valea dire l’utilizzo effettivo dei trattamenti in deroga, dello scorso anno, è stato di gran lunga inferiore alle ore richieste dalle imprese e autorizzate dall’Inps).
Quindi, le risorse effettivamente nuove ammontano a 678 milioni (al netto di otto milioni che andranno a finanziare la chiusura 2013 delle prestazioni cofinanziate dalla bilateralità in caso di sospensione dell’attività lavorativa). La coperturadei 678 milioni ègarantita, essenzialmente, da risorse non utilizzate riferite a leggi esistenti (vale a dire: incentivo Letta-Giovannini per l’assunzione di under29, che non è decollato, e sgravi sui contratti di produttività). Si pescherà anche dal cosiddetto «Fondodello 0,30%», che èuncontributo obbligatorio destinato a finanziare la formazione continua, per la maggior parte nella disponibilità del ministero del Lavoro e del Mef, ma per 92,4 milioni nella disponibilità dei fondi interprofessionali, un nuovo prelievo a spese di imprese e lavoratori per finanziare politiche passive (già a maggio 2013 il governo Letta pescò da questi fondi).
Per il ministro Giuliano Poletti, il reperimento di nuove risorse «è unarisposta alle emergenze» in attesa di un riassetto complessivo degli ammortizzatori sociali «che arriverà con il ddl delega sul Jobs act, e che vedrà un ruolo crescente delle politiche attive per il lavoro». Del resto la necessità di rimpinguare, e al più presto, la dote 2014 nasceva dal fatto che degli 1,4 miliardi in cantiere, ben 800 milioni sono stati “distratti”, in questi mesi, per chiudere le autorizzazioni 2013. L’annuncio di nuove risorse fa da cornice alla firma del decreto interministeriale che restringe i criteri di concessione dei sussidi in deroga per il 2014, 2015 e 2016 (si veda l’anticipazione sul «Sole» di ieri). Il provvedimento prevede l’impossibilità di utilizzare la cig in deroga in caso di cessazione dell’attività aziendale, incrementa l’anzianità lavorativa necessaria per accedere al trattamento da 90 giorni ad almeno 12 mesi, fissa un limite di 11 mesi per il 2014 e 5 mesi per il 2015 per la fruizione della cassa in deroga; e restringe a pochi mesi l’utilizzo della mobilità in deroga (l’ammortizzatore negli anni più abusato, specie al Sud), che dal 1?gennaio 2017 scomparirà definitivamente. Il decreto prevede però un regime transitorio, limitato al 2014, nel quale sono ammesse specifiche deroghe a livello nazionale e regionale per consentire una gestione razionale del passaggio dal precedente all’attuale regime (visto che le nuove regole valgono da subito).
Per il coordinatore degli assessori regionali al Lavoro, Gianfranco Simoncini, il rifinanziamento annunciatodal Governoè «unpasso avanti. Ora però i soldi vanno sbloccati subito. Ma l’innalzamento dell’anzianità aziendale, e per di più se applicato retroattivamente, è sbagliato perché rischia di penalizzare le aziende che hanno meno problemi e che solo occasionalmente fanno ricorso alla cassa e i giovani da poco entrati a lavoro».
Dalle Regioni è arrivata anche uncritica all’esclusione del beneficio degli ammortizzatori in deroga per i dipendenti degli studi professionali (è in contraddizione con lo stesso Jobs act che punta ad arrivare a una copertura universalistica); e sul nuovo tetto di 11 mesi, fissato retroattivamente ad agosto, ènetto il disappuntodi Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, formazione e lavoro, della regione Lombardia: «Si lasciano alle imprese solo tre mesi ulteriori di ammortizzatori in deroga, da ora a fine anno. Il solito approccio punitivoverso le imprese, che immancabilmente si ritorce contro i lavoratori». Anche per Serena Sorrentino (Cgil) i criteri più restrittivi per la concessione dei sussidi in deroga «potrebbero compromettere la funzionalità di questi ammortizzatori per contrastare la crisi». «Bene l’incremento di soldi, che sono però insufficienti per risolvere definitivamente i problemi che sono solo rinviati al 2015 – ha aggiunto Guglielmo Loy (Uil) -. Ma è paradossale che si continui a indebolire, saccheggiandone le risorse, le poche misure di politiche attive presenti nel nostro mercato del lavoro, a partire da quelle relative ai fondi interprofessionali per la formazione continua»
Il Sole 24 Ore – 3 agosto 2014