Accuse della Corte dei Conti all’ex dg e ai dirigenti dell’Azienda Ospedaliera, dell’Ulss 16 e dello Iov per alcune maxi commesse alla Serenissima ristorazione. Appalti irregolari in ospedale in favore dellaSerenissima, il colosso della ristorazione collettiva (5 mila dipendenti, 200mila pasti al giorno, compresi quelli serviti nelle mense del Vaticano). L’ex dg Adriano Cestrone che si difende: “Tutto regolare. In Italia prima ti sputtanano e poi si fa l’inchiesta”
La Corte dei Conti di Venezia, dopo un’indagine lunga 5 anni, pretende che l’allora ex direttore generale, Adriano Cestrone, e altri quaranta manager, tutti messi in mora, (tra cui Pier Carlo Muzzio, ex dg dello Iov e Paolo Venuti, il commercialista di Giancarlo Galan, arrestato anche lui nell’inchiesta Mose), restituiscano la cifra record di 12 milioni e 674mila euro.
L’inchiesta è partita grazie a un esposto con tutta una serie di dettagli su alcune assegnazioni di appalti affidate alla Serenissima, ma – sostiene la Corte dei Conti – fuori dalle regole.
Come per esempio la prosecuzione, senza gara, del servizio di ristorazione fresco-caldo nel periodo 2009-2010 per i dipendenti dell’Azienda Ospedaliera di Padova, lo Iov e l’Ulss 16. E proprio il direttore generale di quest’ultima, Urbano Brazzale, ha ricevuto l’avviso di messa in moracome azienda capofila del mandato. Un atto che blocca i termini di prescrizione.
Altre irregolarità sono state contestate nell’appalto di realizzazione del mega centro di cottura di Boara Pisani (il più grande d’Italia, costato 20 milioni e inaugurato a gennaio 2010 da Galan). Un affarone per la Serenissima che avrebbe ricevuto la commessa «con l’accollo, da parte delle aziende pubbliche, della costruzione del centro cottura destinato a rimanere di proprietà della società stessa». (Il Gazzettino)
Affidamento diretto alla «Serenissima» di Putin, nei guai Cestrone e altri 40 dirigenti
Era il 29 gennaio 2010, una giornata da neve. All’inaugurazione del nuovo centro cottura di Boara Pisani, realizzato da «Serenissima» per servire gli ospedali di Padova (Azienda, Sant’Antonio e Istituto oncologico veneto, costo dell’opera 20 milioni di euro), c’erano tutti: dal sindaco del paese Luca Pescarin ai direttori degli ospedali della città del Santo (Adriano Cestrone, il compianto Fortunato Rao, Pier Carlo Muzzio), fino addirittura a monsignor Liberio Andreatta, vice presidente di Opera pellegrinaggi, richiamato apposta da Roma per l’occasione. E poi loro, in prima fila, i due grandi amici: Mario Putin, classe 1949 da Costabissara, dominus indiscusso della «Serenissima», il colosso vicentino della ristorazione che gestisce le mense di mezza Italia (ma anche quella per il personale dello Stato Vaticano…); e Giancarlo Galan, all’epoca governatore (e padrone) del Veneto. Nel cuore di quella nuova, gigantesca «cucina» — la più grande d’Italia: stiamo parlando di 8.500 metri quadri di terreno, 4.500 metri di superficie coperta, 30 mila pasti giornalieri di capacità produttiva e 250 dipendenti — i due si scambiarono carezze e inchini. Ecco Galan: «Questo è il Veneto che preferisco – disse rivolto all’imprenditore – il Veneto che guarda al futuro». Gli replicò il grande cuciniere: «Tu hai fatto il passante, io ho fatto il grande centro cottura».
Sembrano passate ere geologiche: Galan, si sa, oggi è in carcere, travolto dall’inchiesta Mose; mentre su quella gigantesca operazione, la realizzazione del centro cottura e il conseguente appalto per la ristorazione degli ospedali di Padova, grava il peso di due differenti inchieste: la prima della Corte dei Conti, che, dopo una lunga istruttoria della Guardia di Finanza di Padova, è arrivata a contestare all’Azienda ospedaliera di Padova un danno erariale di oltre 12 milioni di euro (in testa agli amministratori chiamati a rispondere, una quarantina tra manager, dirigenti e revisori dei conti, c’è proprio Cestrone, attualmente in forza alla commissione voluta dal sindaco di Padova, Massimo Bitonci, per studiare l’ipotesi di rifacimento del policlinico; ma compare anche Paolo Venuti, il commercialista padovano molto vicino a Galan, pure lui, guarda caso, coinvolto nello scandalo Mose); la seconda della procura di Padova, che, dopo aver archiviato con il sostituto procuratore Vartan Giacomelli una prima inchiesta sull’operazione Boara Pisani, negli ultimi mesi è tornata a indagare sulla faccenda, sentendo alcune persone informate sui fatti. Di quella operazione, in realtà, sin da subito c’era chi aveva avanzato dei sospetti (in prima fila la Cgil di Padova, che aveva depositato un dettagliato esposto in procura): Putin era riuscito infatti a farsi assegnare dall’Azienda ospedaliera e dalla Ulss 16 di Padova il contratto fino al 2018 per i pasti a pazienti e dipendenti;152 milioni di valore complessivo, ottenuti a trattativa privata. Cioè senza gara. In realtà, inizialmente, una gara c’era anche stata. Si presentarono tre ditte: una multinazionale tedesca, la «Pedus»; un’azienda milanese, la «Serist» e, infine, proprio «Serenissima»; ma le prime due si ritirarono e in corsa rimase solo «Serenissima», che però offriva una cifra troppo alta. A quel punto Usl e Azienda ospedaliera si trovarono di fronte a un bivio: rifare una nuova gara o avviare una trattativa privata. Si puntò sulla seconda strada e l’appalto fu assegnato proprio a Serenissima, che riuscì a strappare anche l’accollo da parte delle aziende pubbliche della costruzione del centro cottura (si parla di una rata mensile di 155.590 euro per nove anni). Così la Corte dei Conti, per mano del viceprocuratore generale Alberto Mingarelli, scrive: «La Serenissima ha avuto l’attribuzione del servizio a trattativa privata con utilizzo del tutto ingiustificato della proroga contrattuale, oltre all’accollo da parte delle aziende pubbliche della costruzione di un centro cottura, destinato a rimanere di proprietà della società stessa. Tale decisione è da ritenersi per molti aspetti illegittima». L’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Cestrone, rigetta ovviamente tutte le accuse: «Sono tranquillo, abbiamo rispettato le regole e risponderò punto su punto con i miei avvocati – afferma -. È vero, con la realizzazione del centro cottura e l’appalto alla Serenissima pagammo di più il servizio di mensa rispetto a prima (secondo i calcoli della Cgil si passò da 9,90 euro per paziente al giorno a 17 euro, ndr ) – spiega ancora Cestrone -, ma l’assegnazione dell’appalto ad un unico soggetto, che si occupasse di tutto, dalla preparazione dei piatti al servizio in camera ai pazienti, ci servì per “liberare” gli infermieri, che in precedenza dovevano badare anche a queste incombenze». Ad oggi, naturalmente, Serenissima, con il suo centro cottura all’avanguardia (specializzato nella tecnica del «cook and chill», ovvero la surgelazione immediata del prodotto appena cotto), continua a lavorare per gli ospedali di Padova. Ma non solo. Tramontato Galan, infatti, l’amico Putin sembra dominare ancora indisturbato: in Veneto, Serenissima gestisce l’appalto per le mense in 24 strutture sanitarie pubbliche su 46 che si affidano ai servizi esterni (altre 13, invece, hanno cucine interne, in autogestione). Ed è data in poll position anche per la gara in corso all’Usl 10 (durata 6 anni, valore 22 milioni di euro). Un dominio assoluto, sul quale però adesso la magistratura è pronta a metterci il naso. (Giovanni Viafora – Corriere del Veneto)
La difesa di Cestrone: «Sono stato sputtanato, l’appalto è regolare»
L’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera coinvolto nell’idagine della Corte dei conti: «L’ho saputo dai giornali, vedremo chi ha ragione»
«Non sono a conoscenza di nulla di concreto per il momento, sono in ferie e ritengo che sia il solito sistema di questo Paese dove prima si sputtana la gente sui giornali e poi si fa luce». Esordisce così con l’ANSA l’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Padova Adriano Cestrone coinvolto in un’indagine della Corte dei Conti di Venezia durata cinque anni. Lui e altri 40 manager della sanità sarebbero accusati di aver concesso appalti irregolari per la fornitura dei pasti in ospedale a favore della Serenissima. Accanto a Cestrone compaiono anche i nomi di Pier Carlo Muzio, ex dg dello Iov, e Paolo Venuti, commercialista di Giancarlo Galan, l’ex governatore del Veneto già arrestato nell’inchiesta Mose. Il danno creato da questi appalti irregolari supererebbe i 12 milioni di euro.
«Per me le cose sono state fatte regolarmente – continua Cestrone – non è vero che è stato dato l’appalto in maniera diretta, abbiamo fatta la gara, tutto secondo procedura. Io non posso contestare cose che non so, contesto di sapere dai giornali queste cose. Di certo ho la coscienza assolutamente pulita, ho tutto fatto in maniera trasparente nell’interesse collettivo e so che quel fascicolo è stato preso varie volte in mano e non è successo niente. Purtroppo è il classico modo di fare sudamericano».
«Quando ero dg avevo già consegnato tutta la documentazione alla Guardia di finanza – conclude – poi non so cosa sia successo. Di certo darò tutto al mio avvocato e vedremo quanto costerà questa cosa allo Stato e vedremo anche alla fine chi avrà ragione». (Il Gazzettino)
21 agosto 2014