Una gran confusione sui protocolli necessari a prevenire il diffondersi dell’epidemia di Ebola in Italia, in particolare per quanto riguarda i sanitari di ritorno dall’Africa Occidentale. Almeno è questa l’impressione che si ricava dal caso di un medico di Emergency tornato dalla Sierra Leone e ora in quarantena in Val d’Aosta.
Il sanitario è atterrato giovedì sera a Malpensa e la Ong ha specificato che «ha sempre seguito tutti i protocolli e ha sempre indossato i dispositivi di protezione individuale». La stessa Asl di Aosta ha diramato ieri una nota in cui afferma che il medico «che, per conto di Emergency, ha collaborato ai programmi di cooperazione internazionale» e «ha prestato meritoriamente la sua opera in Sierra Leone» è stato sottoposto «ai controlli previsti che ne hanno attestato la buona salute e ha già raggiunto la sua abitazione di Quart». La Asl ha classificato «l’operatore come contatto a rischio “intermedio”: si tratta quindi di persona sana e non contagiosa». Eppure, c’è chi, come la consigliera regionale lombarda del Gruppo Misto Maria Teresa Baldini, definisce il viaggio in treno fino a casa del medico «agghiacciante» e sottolinea come «sottovalutando la situazione si gioca con il fuoco».
Un allarmismo che ha spinto Cecilia Strada, presidente di Emergency, a chiedere un chiarimento. «Continuiamo a non capire perché ci siano così tante letture dello stesso protocollo. Abbiamo per questo cominciato ad approfondire la questione con il ministero della Salute, nostro unico interlocutore su questo fronte – ha detto – Secondo noi a leggere i protocolli, il rischio dell’operatore in questione era basso, e l’ordinanza (che impone la quarantena, ndr) comunque non era necessaria. Ma penso che in queste situazioni nessuno voglia prendersi la responsabilità, nel caso succeda qualcosa, di non aver fatto niente per prevenire. Però bisogna anche tenersi sulle basi scientifiche ed etiche corrette» ha precisato. Secondo Strada la quarantena «è ingiusta nei confronti del personale che torna dopo aver prestato un servizio nei Paesi colpiti dall’epidemia, ed è poco saggia perché misure coercitive che non hanno basi scientifiche scoraggiano i prossimi che vogliono partire dall’andare in Africa ad aiutare». Ieri è stato diffuso l’ultimo bollettino dell’Oms secondo il quale sono 4.951 le vittime e 13.567 i casi in 8 Paesi. In Marocco si attende una decisione ma si moltiplicano le voci di un rinvio della Coppa d’Africa.
Intanto un imprenditore di 56 anni di Vigevano, Roberto Binaschi, si è visto affibbiare una multa da 2.500 euro da un giudice irlandese per una burla. Ha scritto su un bicchiere di plastica «Pericolo Ebola» a bordo di un aereo per fare uno scherzo a sua figlia. Il bicchiere era stato gettato nella spazzatura poco prima dell’atterraggio a Dublino di un volo Air Lingus proveniente da Milano. Lo stewart si è accorto della scritta e ha chiesto all’uomo se il bicchiere fosse suo. Ricevuta la conferma, ha subito informato le autorità aeroportuali ed è scattata la denuncia con processo per direttissima. «Mai più nella mia vita mi capiterà di scherzare su questi temi in un luogo pubblico» ha promesso l’imprenditore.
Salvatore Caporale – Il Tempo – 1 novembre 2014