Ventisei comuni incontrano il presidente Padrin per ribadire come senza Isola e Bovolone la rete sanitaria è troppo sguarnita. Miozzi: «I cittadini non possono fare 70 chilometri per trovare assistenza adeguata»
Dieci giorni di tempo per elaborare un documento comune e salvaguardare il territorio e gli ospedali di Bovolone, Isola della Scala, Nogara e Zevio dal ridimensionamento o dalla chiusura, finora prevista solo per Isola a favore del polo di Villafranca. Ieri sindaci e assessori di 26 Comuni della Bassa, in rappresentanza di un vasto comprensorio che va da Nogarole Rocca a Ronco all’Adige e da Zevio a Villa Bartolomea, con l’esclusione di Legnago, si sono ritrovati a Salizzole con Giovanni Miozzi, presidente della Provincia, nonché sindaco di Isola della Scala e Leonardo Padrin, presidente della Quinta commissione Sanità della Regione, per discutere i problemi di un’area che, alla luce del nuovo Piano socio sanitario regionale e del decreto Monti sulla riduzione dei posti letto nelle Ulss, rischia di diventare ancora più carente per quanto riguarda i servizi sanitari. Entro il 30 settembre la Giunta regionale dovrà presentare le schede ospedaliere che definiranno il futuro assetto dei poli di cura sul territorio. Una vasta zona, divisa a metà tra l’Ulss 22 di Bussolengo e la 21 di Legnago, rischia così di rimanere sguarnita. Questo è almeno quanto sostengono i 26 primi cittadini che hanno deciso di fare fronte comune per impedire che i propri residenti, come ha ricordato Miozzi «siano costretti a percorrere anche 70 chilometri per raggiungere il più vicino ospedale per acuti a Borgo Trento o Legnago: è la stessa distanza che intercorre tra Verona e Padova». Da qui l’idea, espressa di fronte a Padrin, di chiedere il mantenimento delle attuali strutture territoriali, ampliandone i servizi. «Abbiamo concordato», prosegue Miozzi, «di incontrarci tra sindaci e di stendere il documento unitario, che entro 10 giorni presenteremo in Regione, per ottenere i servizi che ora mancano, come un Pronto soccorso che sia tale, la Tac e altro ancora. Perché la Bassa è un territorio che non va lasciato sguarnito sul fronte sanitario». «Le istanze che i sindaci hanno raccolto dai loro concittadini dimostrano che questa zona, a cavallo tra Ulss 22 e 21 è la più sguarnita della provincia», evidenzia il consigliere Padrin, «per questo in Regione attendiamo la proposta». Sulla possibilità che i presidi sanitari, compresi quelli di Isola e Bovolone, possano continuare a rimanere aperti, Padrin rimarca: «Secondo me è solo questione di terminologia. È ovvio che, soprattutto a Isola e Bovolone, non si potranno ripristinare gli interventi chirurgici completi. Tante prestazioni, come la diagnostica, si possono eseguire in istituti aperti 12 ore al giorno». «Sul nostro territorio non ci possono essere tagli proporzionali come nelle altre aree del Veronese», protesta Emilietto Mirandola, sindaco di Bovolone, «poiché la zona è già penalizzata dal punto di vista sanitario. Meglio quindi che i servizi vengano ripartiti tra il nostro ospedale, che risponde alla normativa antisismica, e le altre strutture, senza campanilismi». «Il presupposto è che il piano attuale dell’Ulss 21 non si tocca, anzi si incrementa», afferma Luciano Mirandola, sindaco di Nogara, «questa è una battaglia per tutto il Basso veronese, per ottenere i servizi che non ci sono». Per Luca Trentini, primo cittadino di Nogarole Rocca: «La popolazione ha bisogno di luoghi di cura accessibili. Non siamo Comuni di serie B».
L’Arena – 8 settembre 2012