Si allarga la polemica sul riordino delle Province e in Veneto il confronto politico-amministrativo diventa una Babele di linguaggi.
Tanto da indurre il governatore Luca Zaia (fin qui recalcitrante ad affrontare la questione) a dichiarare che nelle prossime settimane incontrerà sindaci e presidenti provinciali per «concordare un percorso che eviti la macelleria dei territori», minacciati dalle «soluzioni di basso profilo» ideate dal Governo. In proposito, ce n’è anche per Filippo Patroni Griffi: «Il ministro della Pubblica amministrazione sostiene ci invita a prendere una decisione sulla volontà di Padova di aderire alla Città metropolitana di Venezia anziché fondersi con Treviso, gli rispondo invitandolo a smetterla con i giochetti, sa benissimo che la Regione, priva di ogni competenza in materia, non può imporre ne vietare l’accorpamento ai Comuni. Semmai, lo esorto a spiegare, finalmente, che cosa intende per città metropolitana, quali competenze vuole assegnarle e, di conseguenza, i relativi trasferimenti. Fino ad oggi non l’ha fatto e i cittadini non capiscono di fronte a quale nuova istituzione si trovino, per cui non sanno neppure dare una corretta valutazione. In questa confusione come potremmo prendere una qualsivoglia decisione?». Nel merito, Zaia prevede «grandi difficoltà» per la conversione in legge del decreto: «Mi auguro, almeno, che Monti non ponga la fiducia e che il Parlamento non abdichi ancora una volta alle sue prerogative: sarebbe la campana a morto della democrazia». Tant’é: ribadito il rispetto della volontà espressa dai consigli comunali, l’esponente leghista non nasconde la personale contrarietà alla fusione metropolitana Venezia-Padova: «Dovessi votare, direi no, quali vantaggi ne ricaverebbe il territorio padovano ridotto a un’appendice del capoluogo?». All’interrogativo, da tutt’altro versante, replica Flavio Zanonato. Il sindaco della città del Santo, artefice dell’operazione metropolitana insieme al collega veneziano Giorgio Orsoni e aspramente contestato dal centrodestra («Progetto scellerato, vuol fare di Padova il ranocchio di Venezia», strilla la pidiellina Lorena Milanato) ricapitola le ragioni della sua battaglia: «Dopo la riforma le Province si ritroveranno con poteri residuali rispetto ai Comuni mentre la Città metropolitana avrà competenze di rilievo nel governo urbanistico ed economico del territorio. La domanda è: vogliamo restare ai margini dei processi decisionali, in compagnia di Treviso o di altri, o aspiriamo a contare davvero? Preferiamo il tavolo delle scelte strategiche o quello dove si gioca a briscola? In ballo ci sono le infrastrutture essenziali, il porto, l’aeroporto, la mobilità, le risorse. Io guardo ai contenuti, altri si fermano all’etichetta o difendono le poltrone. La Provincia? Quella di Vicenza è commissariata da mesi, qualcuno se n’è accorto?». L’obiezione: Padova “spezzatino” non rischia di diventare satellite della stella veneziana? Le condizioni di partenza sono diseguali… «Non è così, Venezia è un grande attrattore turistico ma la sua dimensione urbana non è superiore alla nostra. Quanto allo spezzatino, io invito tutti i Comuni padovani ad aderire, sarebbe la soluzione migliore. E poi basta con queste beghe di campanile: in tutto il mondo la quota principale del Pil viene prodotta dagli aggregati metropolitani, perché dovremmo attardarci al passato? Non capisco chi, come la Regione, si lamenta dell’andazzo e poi, al momento di inviare una proposta al Governo, decide che va tutto bene così». Anche il suo partito, il Pd, è parso un po’ balbettante, proponendo in aula l’istituzione di due metropoli, Verona e Venezia… «In verità è mancato il tempo per discutere in modo approfondito. Questo, comunque, fa giustizia delle stupidaggini sul complotto democratico». Di avviso diverso è Antonio De Poli, il segretario dell’Udc, che propone la creazione di una «Seconda città metropolitana tra Padova e Treviso che potrà allargarsi a Vicenza». «Diciamo no alle due Z per la distruzione di Padova», aggiunge «mi riferisco a Zaia, rivelatosi irresponsabile e incapace, e a Zanonato che agisce solo per ragioni di opportunità e per i calcoli del Pd». È tutto? Non proprio. In serata arriva la replica piccata di Patroni Griffi: «Concordo con il presidente Zaia sul fatto che la Regione Veneto non abbia alcuna competenza a imporre la città metropolitana tra Venezia e Padova. Se Padova e altri Comuni chiedono di aderire , il Governo chiederà l’avviso della Regione come prevede l’articolo 133 della Costituzione. Quanto a funzioni e risorse delle città metropolitane, esse sono indicate all’articolo 18 della legge di spending review». Nota finale: martedì la Corte Costituzionale si pronuncerà sui ricorsi presentati da otto Regioni (Veneto incluso) contro il declassamento e la riduzione dei poteri delle Province. Staremo a vedere.
Il Mattino di Padova – 3 novembre 2012