Un anno e sei mesi all’ex segretario generale della Sanità veneta Franco Toniolo, un anno all’amministratore della clinica Pederzoli di Peschiera Giuseppe Puntin, sei mesi all’allora presidente del consiglio comunale di Rovereto Fabio Dematté.
Alla fine, in base al verdetto scandito ieri pomeriggio dal presidente del Tribunale collegiale Dario Bertezzolo (affiancato a latere dai colleghi Luciano Ferrara e Monica Sarti), nel processo di primo grado innescato dalla clamorosa inchiesta sui presunti illeciti che secondo la procura avrebbero legato a doppio filo politica e sanità gli unici due imputati che hanno incassato l’assoluzione «per non aver commesso il fatto» sono stati Gianfranco Turchini (finito nei guai nella veste di direttore amministrativo della clinica di Rovereto Solatrix) e la moglie di Puntin, Bianca Salvalai.
Per entrambi, del resto, era stato lo stesso pubblico ministero Paolo Sachar, a coronamento della propria dettagliata requisitoria pronunciata un paio di udienze fa in aula, a sollecitare un verdetto di «non colpevolezza», chiedendo invece per Puntin la condanna a due anni, per Tomolo e Dematté a un anno e quattro mesi.
Quello pronunciato ieri all’ex Mastino è un dispositivo che, di fatto, chiude un processo di primo grado iniziato nell’ottobre 2010 e un’inchiesta deflagrata ai primi del 2006. Due, nel dettaglio, i filoni d’indagine su cui si è lungamente dibattuto in aula tra accusa e difese (avvocati Luigi Sancassani, Carlo Pietribiasi e Mario Dapor): il primo, in particolare, era quello imperniato sulla presunta dazione di due bustarelle da diecimila euro ciascuna che si sarebbero scambiati Puntin e l’allora assessore di Rovereto Demattè.
Inizialmente la titolarità dell’intero fascicolo d’indagine spettava alla procura trentina: in seguito, però, furono i giudici del Riesame a trasferire a Verona la competenza del cosiddetto «filone scaligero» della vicenda.
Successivamente, i magistrati dell’ex Mastino avevano preso in carico anche un secondo filone della mega-inchiesta, incentrato stavolta attorno a una presunta mazzetta da cinquantamila euro tra Puntin e Toniolo. Anche in questo caso, il passaggio di denaro sarebbe avvenuto a Verona, per la precisione ai margini di un incontro del Rotary.
Un episodio quest’ultimo che, suo malgrado, aveva finito per coinvolgere anche l’allora assessore regionale della Sanità e attuale sindaco di Verona Flavio Tosi, che inizialmente si era visto affibbiare l’etichetta i quel tale «signor To» a cui si riferiva l’ordinanza con la quale il gip di Trento Marco La Ganga firmò gli arresti di Puntin e Dematté. Nel dettaglio, il gip evidenziava come fra gli appunti sequestrati al «re» delle cliniche private ce ne fosse una che attestava: «Pagato a To euro 50 mila». E La Ganga, all’epoca, scrisse: «”To” può indicare Tosi Flavio, assessore alle Politiche sanitarie del Veneto, oppure Toniolo Franco dirigente dell’assessorato». La storia dell’inchiesta però, ha fatto il resto: mesi dopo, infatti, la procura ha chiesto l’archiviazione per Tosi, uscito quindi completamente indenne dalla bufera giudiziaria, mentre sulle condanne inflitte ieri (la cui motivazione è attesa tra 90 giorni) incombe a grandi passi la prescrizione.
Corriere di Verona – 12 dicembre 2012