Franco Giubilei. Lo sciopero del vassoio scatterà a mezzogiorno di oggi quando i bambini delle scuole materne ed elementari di Bologna, anziché mangiare il pasto fornito dalla mensa, addenteranno un panino portato da casa. Non è bastata la mediazione del sindaco Virginio Merola a scongiurare l’agitazione: l’Osservatorio mense di Bologna, una rappresentanza delle famiglie, ha deciso di «incrociare» le posate per ottenere una maggiore qualità del cibo, contestando allo stesso tempo tariffe troppo alte e la politica di mancata redistribuzione degli utili di Seribo, l’azienda che confeziona i pasti partecipata al 51% dal comune.
Ma siccome siamo pur sempre a Bologna, una delle capitali italiane del mangiar bene, i genitori sono arrivati a rivendicare alimenti biologici al 100% (come peraltro prevede una legge regionale dell’anno scorso, ndr), un controllo puntuale sull’intera filiera, l’eliminazione dei piatti di plastica e l’acquisto di lavastoviglie adeguate al lavaggio dei nuovi piatti in ceramica.
La rottura con l’amministrazione arriva dopo un’altra polemica scoppiata alcuni giorni fa, a causa della sperimentazione del «piatto unico» da parte di Seribo nelle mense scolastiche: i bambini si sono visti presentare soltanto una porzione di tagliatelle al ragù, la notizia è circolata su Facebook e il piatto unico è stato subito irriso come «unico piatto». L’osservatorio delle famiglie poi contesta anche i prezzi. «Un pasto in mensa, per la fascia di reddito superiore ai 26mila euro, a Bologna costa 6,83 euro contro i 4,92 di Firenze e i 3,56 di Milano – spiega Sebastiano Moruzzi, portavoce dell’Osservatorio – Questo per noi è un prezzo ingiustificato». «E a fronte di questi costi – prosegue Moruzzi – , la qualità non trova riscontri: per la regione gli alimenti dovrebbero essere interamente biologici, invece qui siamo al 61%». E così sul servizio mensa oggi pioveranno migliaia di disdette, com’è verosimile aspettarsi dopo il successo del primo sciopero, lo scorso 5 maggio, quando secondo gli organizzatori aderì il 60% delle famiglie (i bambini sono circa 18mila, per altrettanti pasti ogni giorno).
Il comune replica con un comunicato: «A settembre la quota di materie prime da coltivazioni biologiche ha raggiunto il 61%; se si contano anche i prodotti dop, igp o di origine locale si supera il 70%». Quanto alla plastica, «in tutte le scuole vengono utilizzati piatti di ceramica o ecocompatibili, in 52 scuole sono già operative le lavastoviglie e saranno stanziati fondi per le lavastoviglie nelle scuole rimanenti».
La Stampa – 21 novembre 2014