A brindare è solo il Nordest che, nell’inchiesta di ItaliaOggi Sette-Università La Sapienza sulla qualità della vita nel 2012, vede dieci province nei primi 10 posti, mentre Trento e Bolzano confermano le prime due posizioni già raggiunte lo scorso anno.
La delusione maggiore viene da una provincia del Nordovest, Imperia, che scende all’ultimo posto: d’altra parte tutte le province liguri perdono posizioni e si collocano nella seconda metà della classifica.
Per il resto, la crisi economica determina l’ulteriore peggioramento della qualità della vita nelle province italiane, con 61 province nelle quali è risultata scarsa o insufficiente, contro le 58 della passata edizione dell’indagine. L’arretramento coinvolge non soltanto l’Italia meridionale e insulare, ma trascina verso il basso anche l’Italia centrale, in particolare la capitale.
L’impatto negativo della congiuntura economica è evidente nella dimensione affari e lavoro, in cui troviamo appena 16 province nelle posizioni di vertice, un dato molto lontano dalle 34 province nelle posizioni di testa nel 2010, un chiaro segnale delle difficoltà incontrate dal sistema delle imprese, soprattutto nel Nordovest, nell’uscire dalle secche della recessione, mentre la situazione appare già in via di superamento nel Nordest, dove il tessuto imprenditoriale ha mostrato una maggiore reattività.
E dal mondo produttivo, la crisi si estende a tutti gli aspetti della vita quotidiana. Al tenore di vita, dove il forte rallentamento registrato dal valore aggiunto pro capite colpisce in particolare il mezzogiorno e perpetua la secolare divisione tra Nord e Centrosud, coinvolgendo anche i grandi centri urbani. E così, complici la maggiore inflazione e il livello dei valori immobiliari, è sempre più difficoltoso per le giovani coppie creare un progetto di vita in un grande centro urbano, obbligandole spesso a spostarsi verso i comuni dell’hinterland, sempre più lontani dai luoghi di lavoro.
Mentre aumentano i minori stranieri di seconda generazione nati in Italia, e per i quali la politica non ha ancora risolto il puzzle della nazionalità.?Il divario tra Nord e Sud si ripete rispetto alle condizioni ambientali, ma anche rispetto al tempo libero, con un Mezzogiorno povero di strutture dedicate allo svago. Infine, nella dotazione territoriale di servizi finanziari, scolastici e sanitari, che vede quasi sempre le province del Sud nelle posizioni di coda.
ItaliaOggi – 31 dicembre 2012