In appena due giorni, una petizione lanciata dall’associazione Animal Amnesty per fermare il progetto ha raccolto la cifra record di 140 mila firme. Contro la proposta di «riperimetrazione» dell’area scendono le maggiori organizzazioni ambientaliste: «L’orso e il lupo tornerebbero a rischio estinzione»
L’allarme corre veloce su Internet. Il consiglio regionale dell’Abruzzo sta per discutere la proposta del consigliere Luca Riccciuti, Forza Italia, per tagliare via 4000 ettari di bosco al parco regionale del Velino-Sirente. In appena due giorni, una petizione lanciata dall’associazione Animal Amnesty per fermare il progetto ha raccolto la cifra record di 140 mila firme .
Ma siccome a maggio in Abruzzo si vota per le Regionali, qualcuno pensa che i parchi siano un argomento ghiotto per la campagna elettorale.
L’operazione ipotizzata dal consigliere Ricciuti si chiama “riperimetrazione”. Significa che in ampie porzioni di bosco nell’Altopiano delle Rocche, tra Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo e Ovindoli, frequentate da orsi, lupi e ora anche dai rarissimi grifoni, si potrebbe tornare all’antico. Ossia alla caccia e alle costruzioni. Le associazioni ambientaliste sono in grande allarme. Il Wwf è ovviamente contrario perché, dicono, “in Abruzzo, regione verde d’Europa, torna a farsi strada una visione miope e antica, contraria agli interessi della natura e dei cittadini”. Intravedono già l’avanzare degli “appetiti speculativi, in questa zona fortissimi, con ulteriore cementificazione e lottizzazione del territorio, costruzione di inutili infrastrutture scioviarie e riapertura della caccia in zone nelle quali i fucili vanno invece assolutamente banditi”. Mountain Wilderness Abruzzo ha scritto una mail a tutti i consiglieri regionali, ricordando che si rischia di espellere dal parco “una delle zone di maggior pregio naturalistico e paesaggistico”.
Il parco regionale Velino-Sirente è infatti a ridosso del parco nazionale e fa da corridoio per un’unica grande Area Protetta Regionale, peraltro finanziata lautamente dall’Unione europea. Con la “riperimetrazione” finirebbe tutto ciò. E proprio ora che i progetti di ripopolamento e tutela delle specie a rischio, come appunto l’orso marsicano, il lupo appenninico, il grifone, il camoscio, sono citati come esperienze di successo a livello internazionale.
L’ente parco, preso in contropiede dalla proposta, e assolutamente contrario, ha fatto piantare negli anni scorsi tantissime piante da frutto per garantire agli orsi il cibo necessario. E’ accorato perciò l’appello di Simone Angelosante, presidente del Parco: “L’Unione Europea ha finanziato progetti di conservazione e valorizzazione in quell’area. Quasi certamente aprirebbe una procedura di infrazione, con conto finale a carico degli abruzzesi. Viviamo una fase di grande crisi, le aziende chiudono, le industrie delocalizzano. In questo splendido lembo Abruzzo abbiamo un immenso patrimonio ambientale, artistico, culturale ed enogastronomico che non va aperto a cementificazione e caccia, ma difeso e valorizzato per dare benessere alla comunità locale che vive e opera nel Parco. Questo è un patrimonio che nessuno può delocalizzare”.
La Stampa – 17 dicembre 2013