Dopo mesi di estenuanti negoziati il Governo greco di Alexis Tsipras ha raggiunto un accordo con i creditori compreso il Fmi sulla erogazione di nuovi prestiti.
L’accordo preliminare raggiunto, favorito probabilmente dal timore di nuove uscite dall’Unione dopo Brexit, «sarà la base per concludere la seconda revisione del programma» e «sarà completato da ulteriori discussioni nelle prossime settimane su una strategia credibile per assicurare la sostenibilità del debito greco», hanno chiarito in una dichiarazione congiunta la Commissione Ue, l’Esm, la Bce e l’Fmi, sottolineando che Atene ha «confermato l’intenzione di attuare velocemente questo pacchetto» di misure. Il Parlamento greco dovrà approvare le nuove misure prima dell’Eurogruppo del 22 maggio.
Dal primo salvataggio avvenuto a maggio 2010 l’economia greca ha perso il 25% del Pil e ha subìto tagli di spesa e aumenti di tasse per 70 miliardi di euro chiesti dai suoi creditori.
L’intesa prevede ulteriori dosi di austerità tra cui un nuovo taglio delle pensioni e l’abbassamento della soglia di esenzione fiscale dei redditi tra i 5.700 e i 6.000 euro dagli attuali 8.636 euro, fatto che equivale a una manovra complessiva di bilancio pari al 2% del Pil (di cui l’1% per maggiori tagli alle pensioni e l’1% di maggiori imposte).
«C’è stata la fumata bianca», ha dichiarato il ministro delle Finanze greco Euclid Tsakalotos, commentando il via libera alla nuova tranche di aiuti di cui la Grecia ha bisogno per rimborsare 7,5 miliardi di obbligazioni in scadenza a luglio, in maggioranza in mano alla Bce. Secondo le attuali regole la Banca centrale europea non potrebbe acquistare più di 3 miliardi di euro di bond greci nel caso potesse entrare nel programma di acquisti del Qe. L’accordo, che consente anche l’apertura di più negozi la domenica (nonostante l’opposizione della Chiesa ortodossa) è particolarmente importante perché pone le basi perché i creditori (Fmi ed Eurozona) possano finalmente avviare la discussione per la riduzione del debito di Atene che oggi è a 315 miliardi di euro, pari al 179% del Pil.
I creditori ora dovranno stabilire i target di surplus primario dei prossimi anni e concordare un piano di taglio al debito della Grecia. Condizione necessaria per convincere l’Fmi a rimanere nel piano.
Atene si è impegnata ad una serie di liberalizzazioni del mercato dell’energia e ad un pacchetto di privatizzazioni per rendere l’economia più competitiva. In cambio, se gli obiettivi dovessero venire raggiunti, Atene potrebbe avviare misure per ridurre il peso dell’austerity, fra cui sussidi per mille euro l’anno ai redditi più bassi per pagare gli affitti, un fondo da 250 milioni di euro per l’istruzione dei minori di famiglie in difficoltà e maggiori esenzioni per l’acquisto di medicinali per le fasce di redditi più bassi.
La contrattazione collettiva, abolita in precedenza dal Governo Samaras, ripartirà ma solo nel settembre del 2018.
«L’accordo raggiunto ad Atene è molto positivo dopo mesi di negoziati: i nuovi sforzi concordati dalle autorità elleniche aprono la strada per una rapida conclusione della seconda verifica del programma permetteranno all’Eurogruppo di sottoscrivere l’intesa alla prossima riunione», ha indicato il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici.
Secondo il commissario francese «dopo l’austerità ora dobbiamo scrivere una nuova storia di stabilità, di posti di lavoro e di crescita per la Grecia».
Vittorio Da Rold – Il Sole 24 Ore – 3 maggio 2017