Un altro giro di vite per Comuni e Province sugli acquisti autonomi di beni e servizi. Da domani, 9 agosto, scatta per loro l’obbligo di comprare servizi come la pulizia degli immobili o la vigilanza solo attraverso le convenzioni già attivate dai cosiddetti soggetti aggregatori. Altri 3 miliardi di spesa pubblica, dopo gli oltre 12 miliardi di quella sanitaria, diventano così a gestione centralizzata. Con l’obiettivo di scendere dagli oltre 32mila punti di acquisto della Pa ai soli 33 soggetti aggregatori, almeno per le prime 19 categorie monitorate.
Ma l’obbligo che scatta da domani non sarà operativo per tutti dallo stesso momento. Perché il processo sia completato occorrerà attendere ancora molti mesi: secondo il piano delle iniziative pubblicato dagli stessi soggetti aggregatori, l’ultima gara che metterà a disposizione questi servizi verrà bandita solo a fine 2017. E i servizi saranno disponibili dopo l’aggiudicazione, per la quale servono altri mesi.
L’obbligo
Da domani entra a pieno regime il decreto del 24 dicembre 2015 con cui sono state individuate le prime 19 categorie merceologiche da “aggredire” solo con spesa centralizzata. La prima fase è scattata a febbraio e ha coinvolto soprattutto gli enti del servizio sanitario nazionale, oltre alle amministrazioni centrali. Da quella data per 14 tra prodotti e servizi (per esempio, vaccini, stent, defibrillatori e smaltimento rifiuti sanitari) gli enti non possono più bandire gare in autonomia. Se la fornitura è al di sopra dei 40mila euro (209mila per stent, pacemaker e defibrillatori) devono prima “pescare” nelle convenzioni attive a livello regionale del proprio soggetto aggregatore.
Se manca la convenzione, devono rivolgersi direttamente a Consip. E solo se anche Consip non ha la convenzione attiva si può procedere in autonomia, rispettando le altre regole di acquisto (si veda anche l’articolo in basso). Un percorso da cui non si scappa: se la convenzione è disponibile, l’Anticorruzione non rilascia il Cig, il Codice identificativo gara, indispensabile per ogni appalto.
Da domani questo obbligo si amplia ad altre cinque categorie di servizi: manutenzione e pulizia immobili, facility management, guardiania e vigilanza armata. Per queste ultime due la soglia di centralizzazione è di 40mila euro; per le altre è di 209mila, da conteggiare su base annua. Le amministrazioni coinvolte in questa seconda fase sono: Comuni, Province, Camere di commercio, Iacp ed enti pubblici non economici (si veda anche Il Sole 24 Ore del 1° agosto). Dovranno rivolgersi, nell’ordine: alla città metropolitana di riferimento (se esiste tra i soggetti aggregatori), poi alla centrale regionale, sempre di riferimento, e in ultima istanza a Consip.
Disponibilità e timing
L’unico settore già coperto completamente è quello della pulizia immobili. Solo qui infatti è attiva (dal 2013) la convenzione di Consip (si veda la tabella a fianco), il fornitore di ultima istanza per tutti.
Il resto è abbastanza indietro: la pulizia è attiva in altre tre Regioni (Emilia Romagna, Liguria e Molise); il facility management e la manutenzione in un solo ambito (rispettivamente Molise e città metropolitana di Genova). Zero disponibilità, al momento, per guardiania e vigilanza armata. Va detto che Consip ha già bandito le gare per tre servizi su quattro nel 2015. Ma si tratta di procedure complesse, di cui non si conosce la data di attivazione. Pesano i tempi di gestione degli appalti, spesso penalizzati ulteriormente da importanti contenziosi.
Quello di domani, comunque, sarà il debutto vero per le otto città metropolitane e le due Province che sono state qualificate come soggetti aggregatori, che con il focus sulla sanità finora erano rimaste ai margini. Ma solo la città di Genova è già operativa, almeno per la manutenzione immobili. Le altre sono ancora in fase di lancio. Peraltro diverse non hanno ancora programmato convenzioni in molti dei servizi richiesti.
I risparmi attesi
Proprio a causa dell’attivazione a scacchiera, il ministero dell’Economia, che coordina il tavolo dei soggetti aggregatori, non può stimare da subito con precisione l’impatto di queste misure. Ma i primi mesi di sperimentazione sulla sanità stanno facendo affiorare qualche cifra. Secondo il commissario alla spending review, Yoram Gutgeld, il risparmio medio ottenibile con l’acquisto centralizzato si aggira sul 30% dei prezzi (si veda Il Sole 24 Ore del 5 agosto). Che su un totale di spesa centralizzata di 15 miliardi l’anno significherebbero oltre quattro miliardi in meno.
Ma perché il risparmio sia a regime su tutte le Pa occorre tempo. E non solo per completare la mappa dei prodotti acquistati a minor prezzo. Anche per raggiungere in modo capillare tutti i centri di spesa. Bisogna infatti che ogni “vecchio” appalto vada a scadenza, prima di attivare le nuove forniture. Solo allora l’acquisto a prezzi scontati diventa realtà.
Valeria Uva – Il Sole 24 Ore – 8 agosto 2016