Formaggio a rischio muffa cancerogena, forse «impestato» di aflatossina, capace di procurare il tumore a fegato e reni: i carabinieri del Nas sono arrivati a sequestrare delle forme anche nel Bassanese, a Tezze sul Brenta, oltre che a Nogarole e a Breganze. Per un totale di quasi 5200. Sequestri, da specificare, di carattere preventivo, che la procura di Vicenza ha fatto convalidare.
A far partire le indagini sui prodotti caseari a rischio aflatossina un controllo di routine effettuato l’anno scorso su un campione di latte inviato da una Latteria della Marca a un laboratorio di Treviso: campione con un contenuto di aflatossina M1 superiore ai 50 nanogrammi per chilo. Le analisi si ripetono, la latteria invia una seconda campionatura che non evidenzia anomalie per cui il latte è assegnato al caseificio che ne fa 80 forme di formaggio Breganze mentre altre 12 vengono spedite al magazzino di stagionatura destinate ad essere sottoposte «a rigorose verifiche dell’ente terzo di controllo CSQA e del Consorzio di Tutela del Grana Padano a giugno» .
Le dodici forme vengono sequestrate ad inizio mese nel Vicentino. I carabinieri passano poi a un altro caseificio del Vicentino e lì bloccano il grosso: 5.039 forme, per un valore di circa due milioni e mezzo di euro. Ma le indagini proseguono e gli stessi militari arrivano anche a un ulteriore azienda e scattano i sigilli su 128 forme di formaggio Collina. Ora ogni lotto è stato nuovamente campionato e i prelievi verranno analizzati all’istituto Zooprofilattico di Verona. Per accertare se le forme bloccate siano effettivamente «condite» con questo veleno presente in una muffa del mais consumato dalle mucche. Il Consorzio Grana Padano in una nota precisa: «Non esiste grana padano messo sotto sequestro a causa dell’aflatossina perché le 5039 forme di Nogarole non sono grana, in quanto il termine grana, per legge, è associabile solo a padano e quindi quando si parla di grana si deve intendere obbligatoriamente grana Padano»
Il Corriere del Veneto – 15 aprile 2016