La delusione per la politica, ma soprattutto l’amarezza per la vicenda giudiziaria che la vede accusata di traffico internazionale di virus, ha convinto Ilaria Capua ad abbandonare il parlamento prima e l’Italia poi. La notizia, sempre smentita dalla diretta interessata, circolava da un po’. Ieri, nella cornice di Villa Valmarana a Noventa Padovana, è stata una voce autorevole a darne conferma: l’ex presidente del Consiglio, ora senatore a vita, Mario Monti, intervenuto alla presentazione dell’ultimo libro di Capua, «L’abbecedario di Montecitorio» insieme a Gian Antonio Stella del Corriere della Sera.
«La dottoressa Capua è diventata professoressa, in un’altra zona del mondo. Sarà infatti fellow all’università…». La virologa padovana l’ha interrotto con un sorriso: «Questa a dire il vero è ancora una notizia ufficiosa…». E Monti: «Scusami, in ogni caso sappi che tu non perdi l’Italia e l’Italia non perde te perché la scienza è senza spazio e senza domicilio. Devi continuare a sentirti italiana, anche se l’Italia non ti ha trattata bene».
Ora, anche se il sì definitivo ancora non c’è stato, Capua, che è deputata di Scelta Civica e direttore in aspettativa del Dipartimento di Scienze biomediche comparate dell’Istituto Zooprofilattico di Legnaro, ha deciso di lasciare Roma e il Veneto per dirigere su richiesta di un’importante organizzazione internazionale un centro di ricerca dell’Università della Florida, una delle più prestigiose degli Stati Uniti. L’addio a Montecitorio arriverà per fine mese, il trasloco è in agenda per maggio.
Inutile dire che sulla sua scelta ha pesato molto l’inchiesta che la vede indagata con altre 37 persone tra cui il marito Richard, il direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico, Igino Andrighetto, il direttore sanitario Stefano Marangon e alti funzionari del ministero della Salute. «I fatti per cui sono accusata risalgono al 1999. L’inchiesta è esplosa 14 anni più tardi e ora, due anni dopo, nessun giudice ha ancora preso in mano il fascicolo – ha detto ieri la ricercatrice -. Ma se davvero fossi una trafficante di virus, non mi avrebbero dovuto fermare subito? È stata un’esperienza che mi ha ferito, perché ha distrutto la mia reputazione, ma che mi ha anche fortificato, insegnandomi che le sberle arrivano ma bisogna sapersi rialzare. Voglio dare ancora il mio contributo alla scienza, non mi lascerò travolgere».
L’esperienza alla Camera, raccontata nel libro con sapidi retroscena e molte curiosità (l’imbarazzo di fronte ai commessi in toilette, i deputati smarriti nel palazzo perché lo stesso piano è il 2 nell’ascensore «grande» e il 4 in quello «piccolo») si è rivelata piuttosto deludente, per la considerazione riservata alle donne («Sei una cretina, torna a lavare i piatti»), per quei parlamentari «convinti d’essere degli esperti perché hanno letto un tweet», per la scoperta (la conferma?) che «la politica ignora la scienza». Un disincanto maturato anche in seguito al trasferimento sfumato, dopo lunga trattativa, alla Torre della ricerca costruita dalla Città della speranza, nel 2012: «Chissenefrega dei bambini immunodepressi, è la sintesi di ciò che accadde, c’era una lite in corso tra Zaia e Tosi. E io rimasi impigliata».
Quando Capua ufficializzerà l’addio alla Camera le subentrerà l’avvocato padovano Domenico Menorello, passato nel frattempo con Area Popolare. Lei, intanto, con una mano prepara le valige e con l’altra sta già scrivendo il suo prossimo libro. Titolo provvisorio: «Rifugiata scientifica».
Ma.Bo. – Il Corriere del Veneto – 15 aprile 2016