Aflatossine nel latte: teniamole sotto osservazione. E’ l’appello che lancia oggi Altroconsumo che ha fatto analizzare nuovamente le 42 marche di latte fresco e a lunga durata testate a febbraio 2012, per vedere se, dopo l’estate, il livello delle aflatossine si fosse alzato.
In effetti, sono aumentati i campioni con livelli vicini ai limiti di legge, ma tutti rispettano le norme europee. Quest’estate, infatti, i coltivatori italiani sono entrati in allarme: il clima caldo, associato alle scarse piogge, ha favorito lo sviluppo nel mais delle muffe che producono aflatossine, sostanze naturali cancerogene e genotossiche per l’uomo. E, a catena, l’emergenza ha investito i produttori di latte, perché, se le vacche consumano mangimi contaminati, eliminano queste sostanze attraverso il latte, inquinandolo.
Di cosa stiamo parlando? L’Efsa sul sito internet scrive: “Le aflatossine sono micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova in particolare nelle aree caratterizzate da un clima caldo e umido. Poiché le aflatossine sono note per le loro proprietà genotossiche e cancerogene, l’esposizione attraverso gli alimenti deve essere il più possibile limitata”. Diversi tipi di aflatossine sono presenti in natura. L’aflatossina B1 è la più diffusa nei prodotti alimentari ed è una delle più potenti dal punto di vista genotossico e cancerogeno. È prodotta sia dall’Aspergillus flavus sia dall’Aspergillus parasiticus. L’aflatossina M1 è uno dei principali metaboliti dell’aflatossina B1 nell’uomo e negli animali e può essere presente nel latte proveniente da animali nutriti con mangimi contaminati da aflatossina B1.
Cosa dice la legge? L’Unione europea ha introdotto misure, volte a ridurre al minimo la presenza di aflatossine in diversi prodotti alimentari. I livelli massimi di aflatossine sono stabiliti dal regolamento (CE) n. 1881/2006 della Commissione. I prodotti che superano i livelli massimi consentiti non devono essere immessi sul mercato dell’UE. La direttiva 2002/32/CE stabilisce i livelli massimi di aflatossine B1 nelle materie prime per mangimi.
Tuttavia, secondo Altroconsumo, resta aperta la questione della pericolosità di queste sostanze e il fatto che – come dimostra l’analisi condotta dall’associazione – siano aumentate non è un buon segno. Ecco perché è importante tenere alta la guardia, pur senza creare allarme ingiustificato. Bisogna agire sui controlli.
helpconsumatori – 11 gennaio 2013