Il settore agro-alimentare veneto è in leggera flessione, ma tiene. Un dato, su tutti, dà la cifra dell’evoluzione del comparto. È quello dell’occupazione: rispetto al 2015 l’anno scorso l’agricoltura ha occupato il 16% di lavoratori in più. Si tratta di un dato variabile e piuttosto aleatorio, visto che lo scorso anno erano ancora in vigore i voucher. Bisogna vedere adesso, con l’eliminazione dei buoni lavoro, come saranno ricollocati i braccianti stagionali. Ma fa ben pensare l’investimento anche umano fatto dagli imprenditori agricoli, che stanno rivedendo gli assetti, abbandonando la struttura piccola, famigliare, per andare sempre più verso la produzione industriale. Lo chiede il mercato e anche il rapporto con la grande distribuzione, propensa a fare contratti di lunga durata inaffrontabili per le piccole realtà
I dati presentati ieri a Veneto Agricoltura da Alessandra Liviero, responsabile del settore economico dell’Agenzia e dal direttore Alberto Negro, dicono che il comparto vale 5,7 miliardi di euro, più meno come nel 2015. Nello specifico per i cereali e le colture industriali è stato un anno difficile a causa dell’andamento climatico caratterizzato da poche piogge invernali, eccessive precipitazioni primaverili e lunghe siccità. Il tempo ha penalizzato il frumento duro e l’orzo, che hanno registrato rese inferiori agli standard.
A tenere alta la bandiera dell’agricoltura local è il vino: la vendemmia del 2016 è stata abbondante, arrivando a una produzione di 13 milioni di quintali di uva (+2,6%), che hanno portato all’aumento del 10% della produzione di vino. Cresce rispetto allo scorso anno la superficie del vigneto veneto che supera i 87mila ettari in tutta la regione. Buono anche l’export, soprattutto per il Prosecco, che da solo sfiora i due miliardi di euro nel 2016, un terzo di tutto l’export dell’intero settore agroalimentare. I dati globali dell’export sono 6,3 miliardi di export e 6,3 di import che riguarda materiale alimentare che non è necessariamente prodotto in Veneto ma che qui viene lavorato.
Non brillano latte e formaggi: la produzione è buona, segna un +1,6% rispetto all’anno scorso ma i prezzi crollano e il valore della produzione segna infatti un -7,4%. Con questi presupposti non stupisce che il numero di allevamenti stia continuando a scendere, la concentrazione produttiva avviene infatti nei grandi stabilimenti, che smaltiscono meglio il calo dei prezzi. Un ragionamento a parte merita la carne: il consumo registra un calo in tutto il settore (prevalentemente in quello avicolo), ma rispetto a un generalizzato default tiene ancora la carne italiana. Il consumatore è più selettivo: compra meno ma quando lo fa si sofferma sull’etichetta, e sceglie la filiera locale. È un bene, ma non basta a salvare il settore che sta vivendo una pesante crisi. Unica deroga è la carne suina: se ne produce di più (+3,1% e riesce ancora a mantenere un prezzo che consente di fare margini) perché agli stranieri piace molto e l’export è in aumento. Anche la carne di polli e tacchini aumenta, ma vanno male i prezzi che trascinano il valore della produzione a -7%.
Per quanto riguarda il 2017 le prime stime indicano una contrazione degli investimenti nei cereali a paglia: in flessione gli ettari coltivati a frumento tenero (-14%) e duro (-35%). In riduzione anche la superficie coltivata a mais che dovrebbe scendere di 160mila ettari,a vantaggio della soia.
Intanto pende sugli agricoltori la spada di damocle del trattato per la liberalizzazione commerciale con il Canada. Coldiretti in una nota dice di apprezzare l’adozione di parte di Zaia della delibera che argina gli effetti degli accordi internazionali. «La liberalizzazione di enormi quantità di grano canadese non tiene conto che per produrlo si utilizzano agenti chimici che da noi sono vietati» dice il presidente della Coldiretti di Treviso Walter Trentin.
Al seguente link è possibile scaricare il Rapporto congiunturale 2016 e le slide presentate durante la conferenza stampa: http://www.venetoagricoltura.org/basic.php?ID=6700
Roberta Polese – Il Corriere del Veneto – 29 giugno 2017