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Agroalimentare. Embargo russo, per il Veneto è una mazzata da 80 milioni di euro. Il 5 settembre consiglio dei ministri Ue

parmig e proscdi Giancarlo Pavan. Fragole, fagiolini, insalatina, ma anche pesche, uva, grana padano, prosciutto San Daniele… Tutto via in una notte, sparito dalle tavole dei ristoranti e dal desco delle classi medio alte di San Pietroburgo e Mosca, per ordine di Putin. Le ritorsioni alle sanzioni decise dalla Ue contro il Cremlino, dopo l’abbattimento del boeing malese, sono scattate il 7 agosto. E adesso si capisce che la contromossa russa, diventata operativa in meno di 12 ore, fa molto male. In particolare a Nordest. Ieri il presidente del consiglio regionale veneto Clodovaldo Ruffato e gli operatori del settore ortofrutticolo, lattiero caseario, carni e salumi hanno fornito i numeri del boomerang sanzioni. I mercati generali di Padova e Verona, che sono i primi due in Italia per l’export verso la Russia, rischiano di perdere 40 milioni di giro d’affari a testa.

La sola piazza padovana sta perdendo tre milioni al mese. A questa cifra va aggiunto l’indotto: smistatori, agenti, tir. Il danno complessivo, sempre per il Maap di Padova, è quantificabile in 80 milioni. La voce più pesante riguarda i trasporti: il convoglio di 140 camion destinato ai mercati russi, il 7 agosto si è fermato, con una perdita di 3,5 milioni al mese.

«Siamo a fianco dei produttori e dei grossisti veneti» – dice il presidente Ruffato che annuncia la discesa in campo della regione Veneto nella partita delle sanzioni e dei risarcimenti.

«La cifra proposta da Bruxelles per il comparto è ridicola – incalza – 125 milioni di euro a fronte di un valore complessivo dell’export Ue che solo per l’ortofrutta è pari a 2 miliardi». Il primo passo è quindi rivedere i meccanismi compensativi. Mercoledì prossimo, il 27 agosto Ruffato convocherà a Venezia la commissione speciale per i rapporti comunitari presieduta da Nereo Laroni per avviare le procedure istituzionali con Roma e Bruxelles.

«Contemporaneamente – annuncia il presidente veneto – scriverò ai nostri parlamentari e agli europarlamentari di farsi carico del tracollo commerciale dell’agroalimentare veneto e nazionale». Una batosta di cui altri stanno godendo. Se le tavole russe sono off limits per il made in Italy, stanno subentrando prodotti della Turchia e dell’Egitto – fa notare Fausto Dorio, il presidente del Maap padovano. «Questa politica delle sanzioni è inutile ai fini della pace e controproducente» – sbotta Giuseppe Giomaro, presidente della Fedagro, i grossisti veronesi, membro del cda di Verona Mercato.

«La Russia vale 45 – 50 milioni di euro all’anno, su un giro d’affari complessivo di 600. Hai voglia di trovare alternative». Quanto a Padova, nella tagliola di Putin – spiega il direttore del Maap Francesco Cera – è finito il 5% del fatturato che è di 450 milioni annui. Se va male per frutta e verdura, va peggio per formaggi e salumi. E’ vero che sono prodotti meno deperibili, ma hanno tempi di lavorazioni che impongono investimenti programmati sulla base di proiezioni di sviluppo dei mercati. Stefano Berni, presidente del consorzio Grana Padano stima il danno in 16,6 milioni e quello dell’indotto in 50 milioni.

«È un disastro – dice – perché era uno dei pochi mercati in crescita. Nel primi 4 mesi di quest’anno l’export era salito del 14%». Danni ingentissimi anche per il prosciutto San Daniele. Il direttore del consorzio Mario Emilio Cichetti prevede una perdita di 7 milioni per il comparto veneto dei salumi. Per il San Daniele l’export verso la Russia rappresenta il 3% ma aveva un trend di crescita annuo del 50%.

Il punto è proprio questo: il comparto agroalimentare nordestino da anni ha investito sull’Est Europa con promozioni e accordi con i consumatori sui protocolli produttivi.

Solo il consorzio Grana Padano – sostiene il presidente Berni – «ha investito oltre 2 milioni par far conoscere ai palati russi il formaggio stagionato italiano». Non è facile trovare rapidamente mercati alternativi. Quanto ai consumatori italiani, poche illusione. I prezzi dell’ortofrutta non scenderanno perché manca l’acquirente russo. Semplicemente i prodotti marciranno sui campi e sugli alberi. Perché non sarà conveniente raccoglierli.

Azzalin (Pd), su embargo russo il 5 settembre consiglio dei ministri Ue

Gli effetti sul sistema agroalimentare europeo causati dall’embargo russo saranno al centro del prossimo consiglio dei ministri dell’Unione europea, in programma il 5 settembre. Lo ha annunciato Graziano Azzalin, consigliere regionale del Pd e vicepresidente della commissione Agricoltura di palazzo Ferro-Fini, a margine della conferenza stampa odierna convocata dal presidente del Consiglio Clodovaldo Ruffato nella sede del Mercato ortofrutticolo di Padova. “Ho parlato direttamente con il ministro Martina – dichiara il vicepresidente della commissione regionale Agricoltura – che mi ha spiegato come il tema sia già all’ordine del giorno del prossimo consiglio dei ministri in programma il 5 settembre. Non c’è dubbio che da questa impasse si può uscire solo con un’azione congiunta a livello europeo e, visto il semestre di presidenza italiana, il nostro Paese può e deve avere un ruolo chiave nello sbloccare questa situazione a cominciare dal prossimo Consiglio Agricoltura e Pesca dell’Ue, dove si riuniranno i ministri dell’Agricoltura europei e nel quale il ministro Martina farà valere le ragioni del settore primario italiano e di tutta l’Unione su un tema che, tuttavia, riguarda la politica estera”. Per Azzalin la leva politica delle sanzioni, in un mondo ormai completamente globalizzato, “rischia di avere effetti completamente opposti rispetto agli scopi prefissi”. Il blocco di una direttrice dell’export Ue non solo danneggia direttamente i produttori e la relativa rete commerciale ma rischia di saturare il mercato interno facendo crollare i prezzi. “Per il Veneto e in particolare il Polesine, zona a prevalente vocazione agricola – conclude il consigliere regionale polesano – le ricadute nel tempo possono essere davvero pesantissime, ben superiori agli 80 milioni di euro di mancato fatturato annuo denunciati dal mercati ortofrutticoli di Padova e di Verona e dai consorzi dei prodotti dop”.

21 agosto 2014 

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