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Agroalimentare. Perde smalto la dieta mediterranea. Consumi alla svolta, scelte salutiste e più piatti pronti. Crescono anche i cibi «trendy» (+6%) come aperitivi e prodotti gourmet

La spesa degli italiani cresce dello zero virgola, ma nel carrello delle famiglie è in atto un profondo cambiamento che coniuga alimentazione con benessere e salute, tempo con prodotti immediatamente consumabili ma concedendosi ancora qualche piacere.

Inevitabili anche i riflessi sull’industria, che deve recepire e adeguarsi velocemente ai mutamenti del mercato. Da una indagine condotta l’anno scorso da Ismea-Nielsen emergeva un atteggiamento salutistico che si traduceva in maggiori acquisti di frutta e verdura, pesce e yogurt e una flessione più accentuata di carne (anche prima dell’allarme Oms sul presunto legame tra carne rossa e cancro), uova, latticini e salumi.

In marcato aumento la spesa per l’acquisto di prodotti ittici, frutta e ortaggi. In lieve flessione invece la spesa per i derivati dei cereali, su cui pesa il dato negativo delle merendine e della prima colazione.

L’ultima conferma arriva ora da una rilevazione Nielsen sugli acquisti alimentari nel periodo febbraio 2016/febbraio 2015. Schizzano dell’11% a valore (a 1,7 miliardi) e del 10% a volume i prodotti benessere e salute, composti da integratori vitaminici e minerali, prodotti integrali, latte ad alta digeribilità, dolcificanti, tonno naturale, prodotti a base soia, riso e senza glutine.

«C’è una forte componente salutista nelle scelte dei consumatori – conferma Romolo De Camillis, direttore retail di Nielsen Italia – che si sviluppa da anni. Come continua a crescere il trend del piatto pronto che, poi, ovviamente indebolisce gli acquisti di prodotti di base».

Pronto da consumare

Parallelamente si conferma la crescita dei piatti pronti, quelli consumati da chi ha poco tempo per i fornelli, con un balzo del 2,7% a 5,3 miliardi. Si tratta di primi piatti pronti freschi e surgelati, secondi piatti pronti di carne e pesce, fuori pasto e autogratificazioni come gelati, snack al cioccolato e wafer.

E cresce anche la spesa per il pasto informale fatto di panini, piadine, tramezzini e hamburger e salse: +6,5% a 2,9 miliardi. Benessere però non significa privarsi di qualche piacere, infatti i consumi trendy fanno breccia: +6% a 3,3 miliardi. Si tratta di aperitivi, spumanti, birre prodotti per cene gourmet in casa. «Si pensi – aggiunge De Camillis – alla crescita vertiginosa del sushi e dei prodotti gourmet: come dire, non vado al ristorante ma mangio qualcosa di buono tra le mura domestiche».

Dall’altro lato, perdono decisamente slancio (-2,6% a 9 miliardi) i prodotti fondamentali della dieta come pasta, riso, condimenti, legumi in scatola e surgelati, biscotti, merendine, cereali, latte, caffè, miele e confetture.

Peggio (-4% a 1,8 miliardi) fanno anche i preparati in casa (che nella fase più acuta della crisi erano invece cresciuti) come uova, farine, ingredienti per pasticceria, preparati per torte e dessert.

Il peso del brand

Ma quanto conta l’origine del brand nelle scelte dei consumatori? Dall’indagine Global brand-origin realizzata da Nielsen in 61 Paesi, tra cui il nostro, emerge che il 37% degli italiani sceglie marche globali quando si tratta di acquistare articoli di abbigliamento o calzature, solo il 25% predilige il “made in Italy” mentre il 38% è indifferente all’origine del brand.

Diverso il discorso per il food: mediamente il 71% degli intervistati nel nostro Paese dichiara di scegliere prodotti italiani per frutta, verdura, carne e pesce (+ 7 punti rispetto alla media europea). Lo stesso orientamento si registra per latte (66%), pelati (61%), gelati (60%), acqua (54%), yogurt (52%), biscotti (48%), succhi di frutta (45%), latte in polvere per bambini (42%). La scelta ricade invece su marchi globali per le bevande analcoliche frizzanti (40%, + 12 rispetto alla media Ue).

Lo studio di Nielsen, inoltre, mette a fuoco quale sia il vissuto dei consumatori italiani in rapporto all’origine dei marchi dei prodotti acquistati. Per quanto riguarda quelli locali, il sentiment degli italiani è quello di affidabilità (46% Italia contro 44% della media Ue) e di vicinanza al consumatore (50% contro 47%).

Spirito di patria

L’intenzione di supportare l’economia locale acquistando prodotti esclusivamente italiani incide sul 61% del campione (60% media Ue). Nel caso dei marchi globali gli intervistati dichiarano di essere attratti dai prodotti innovativi delle multinazionali (48% Italia).

Sul versante delle motivazioni il report di Nielsen indica che il rapporto qualità/prezzo viene ricercato dal 45% di quanti si rivolgono ai global brand e dal 38% di coloro che acquistano marchi locali. Dall’altro lato, un italiano su tre (30%) dichiara di orientarsi verso brand locali perché ricerca i vantaggi di prodotto (per esempio migliore aroma/sapore), il 29% quelli che ricercano la genuinità degli ingredienti. Il 13% compra marchi locali perché spinto dall’orgoglio nazionale.

Emanuele Scarci – Il Sole 24 Ore – 6 maggio 2016

 

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