Arriva in aula il processo al gruppo che vendeva somatropina, chetamine e olii di hashish che venivano somministrate poi alle bufale delle aziende agricole della provincia di Caserta per produrre piu’ latte
“Mi avvalgo della facolta’ di non rispondere”. Dopo qualche minuto ha cambiato idea: “Non avevo capito la domanda del magistrato, intendo rispondere”. Con queste parole, e’ intervenuto nell’aula d’udienza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere il primo pentito della “cricca” che, stando alle indagini, faceva affari vendendo anabolizzanti agli allevatori di bufale che producono il latte utilizzato per la mozzarella Campana. Santino Cantone e’ uno dei 19 indagati, tra denunciati e arrestati, nell’ambito delle indagini dei Nas del 2009 sul gruppo che vendeva somatropina, chetamine e olii di hashish che venivano somministrate poi alle bufale delle aziende agricole della provincia di Caserta per produrre piu’ latte.
Dopo una prima opposizione degli avvocati che hanno sollevato dubbi sul comportamento del pentito e hanno chiesto delucidazioni, Cantone e’ stato ascoltato dai giudici della prima sezione penale, collegio C – presidente Gianpaolo Guglielmo – questa mattina, nella prima fase del processo che vede 15 imputati coinvolti, tra i quali veterinari, allevatori e farmacisti.
Santino Cantone era uno degli intestatari della Farmacia di Riardo, nel Casertano, di proprieta’, stando alle indagini, del leader occulto del gruppo, Carmine Romano, nativo di Pomigliano d’Arco, ma da tempo in affari nel Casertano. La farmacia, stando alla testimonianza di Cantone, vendeva medicinali anabolizzanti, giunti in Italia grazie a un traffico che partiva dall’Albania: gli acquirenti erano poi i veterinari e gli allevatori delle aziende.
“Carmine Romano mi disse che la farmacia era gestita anche dal clan dei Casalesi – ha spiegato Cantone al pm Maurizio Giordano della procura di Santa Maria Capua Vetere – vendeva farmaci anabolizzanti vietati che noi acquistavamo a Varese e a Terni, oppure Romano con un medico, il ragioniere della farmacia ed altri, si recava direttamente in Albania e tramite un tale Fred, che viveva di tanto in tanto a Perugia, acquistava gli anabolizzanti”.
“La dottoressa che lavorava presso la farmacia doveva vendere sostanze illegali e legali, su ordine di Romano. Ho visto piu’ volte che la dottoressa aveva rapporti commerciali con veterinari e allevatori – ha aggiunto Cantone – anzi, alcuni medici dell’Asl che facevano i controlli anti brucellosi nelle aziende bufaline, prescrivevano medicinali che noi vendevamo”. Una prima parte degli imputati sono stati gia’ condannati con rito abbreviato dal gup di Napoli, mentre il processo ordinario e’ ancora in corso. La prossima udienza e’ prevista a meta’ luglio.
Agi – 3 luglio 2012