Il piano «b» era pronto da qualche giorno. E ieri è scattato subito dopo che è apparso chiaro che la richiesta di scarcerazione per motivi di salute sarebbe stata negata dal gip Roberta Marchiori, sul cui tavolo era arrivata la relazione finale dei periti. «Lo stato di salute di Renato Chisso è compatibile con il carcere», è stata la conclusione.
E così, di fronte alla prospettiva di passare in carcere altri sei mesi, dopo la ormai annunciata richiesta di giudizio immediato da parte dei pm, anche l’ex assessore regionale e il suo difensore, l’avvocato Antonio Forza, hanno gettare la spugna e seguito l’esempio di Giancarlo Galan: ieri mattina il legale si è presentato in procura per formalizzare un’istanza di patteggiamento a 2 anni, 6 mesi e 20 giorni, su cui la procura ha dato parere favorevole e che nel giro di poche ore ha portato anche al provvedimento del gip Alberto Scaramuzza che ha lo ha messo agli domiciliari nella sua casa di Favaro Veneto.
La scarcerazione è stata trasmessa dalla cancelleria del gip poco dopo l’una del pomeriggio e così Chisso è uscito dalla cella in cui era rinchiuso dal 4 giugno scorso, dopo 131 giorni di reclusione. «E’ stata una decisione presa per imprescindibili motivi di salute», dice l’avvocato Forza, che da mesi battagliava con la procura per poter ottenere il ritorno a casa del suo cliente, colpito da infarto nel settembre del 2013 e da allora rimasto sempre sotto controllo. Battaglia di cui però stava per perdere anche l’ultimo round, visto che i periti del gip avevano riconosciuto che non sussistevano rischi immediati per la salute dell’ex assessore (pur raccomandando una sfilza di precauzioni) e che in ogni caso le strutture sanitarie del carcere di Pisa erano adeguate a curare il suo tipo di malattia. Ieri mattina, però, di fronte all’istanza di patteggiamento e alla scarcerazione di Chisso, il gip Marchiori non ha potuto far altro che dichiarare il non luogo a procedere. Nell’istanza di patteggiamento si parla di «precarie condizioni di salute» di Chisso e della sua «necessità di essere sottoposto il più rapidamente possibile a una coronarografia», tanto che l’avvocato Forza ha già ottenuto l’ok di procura e gip per il trasferimento dell’ex assessore all’Ospedale dell’Angelo per venerdì per l’esame e l’eventuale intervento di angioplastica che ne potrebbe conseguire. «Per dimostrare la sua estraneità ai fatti che qui pure riafferma con forza, Chisso sarebbe costretto ad affrontare un processo lungo e complesso che oggi non è in grado di affrontare», continua l’istanza. Per questo, oltre ai 2 anni e mezzo dell’indagine Mose (4 mesi in meno di Galan), la difesa ha inserito 20 giorni che mettono una pietra sopra anche all’accusa di abuso d’ufficio contestata dal pm Giorgio Gava nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex dirigente dell’Ambiente della Regione, Fabio Fior. Quanto alla confisca, nell’istanza si dice che Chisso mette a disposizione «le disponibilità oggetto di sequestro», che però sono appena 1500 euro, rinviando però al giudice la decisione definitiva. Che dovrebbe essere ben più elevata, visto che in procura ieri girava una cifra intorno al milione di euro. Difficile dire però se il patteggiamento di Chisso verrà inserito nella maxi-udienza di dopodomani, quando il gip Giuliana Galasso dovrà decidere sulla congruità della pena per ben 19 degli indagati dell’inchiesta Mose.
Alberto Zorzi – Il Corriere del Veneto – 14 ottobre 2014