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Regione, Tosi boccia il limite dei mandati. Il segretario leghista sconfessa l’accordo preso anche dai suoi: «Con le preferenze non serve»

«Il limite di due mandati ha senso dove non ci sono le preferenze, ovvero a Roma. Non in Regione. E lo ribadirò in consiglio nazionale, come segretario della Lega». Parla poco. Ma basta una frase al sindaco Flavio Tosi per spezzare il risultato delle lunghe trattative condotte in regione anche dai suoi uomini.

A far discutere è la proposta di legge regionale presentata da Leonardo Padrin (Forza Italia), e condivisa la settimana scorsa in un vertice di maggioranza anche dal governatore Luca Zaia e dai leghisti, che pone come limite massimo i due mandati (10 anni) come consiglieri regionali. «Diamo una chance a tanti giovani» ha ripetuto nei giorni scorsi il forzista, per altro al suo terzo mandato, dicendo basta «ai professionisti della politica».

Replica Tosi: «Ricordo che il vincolo dei due mandati non esiste in Europa, né in consiglio comunale, nè in Parlamento. E avrebbe senso solo qui, dove non esistono le preferenze e i candidati li decidono i partiti. In Regione a cosa serve? Anche lì è il cittadino che decide liberamente se confermarti o mandarti a casa, se hai lavorato bene o no. Ribadirò questi concetti da segretario della Liga, in consiglio nazionale».

Tosi fredda così l’assist che la legge Padrin, secondo molti, darebbe al governatore Luca Zaia, eliminando tra gli altri molti tosiani dall’imminente presepe elettorale. Ma proprio da Verona la sollevazione dei «veterani» è quasi unanime verso Padrin. «Io sono sempre stato contrario alla rottamazione fine a se stessa – spiega Giancarlo Conta (Ncd), ex assessore, alla sua terza legislatura – e capisco anche che, politicamente, ora sia più conveniente cavalcare questa battaglia. Ma sono gli elettori a decidere chi votare». Stefano Valdegamberi (Futuro popolare), secondo mandato, è ancora più esplicito: «Quello che propone Padrin è un limite alla democrazia – spiega – e rappresenta un serio rischio di tornare alla partitocrazia. Vorrei ricordare al collega che non sono tutti corrotti: se aveva l’intenzione di far recuperare a Forza Italia la verginità perché non ha proposto il limite dei mandati solo al suo partito?».

Parla chiaro pure l’assessore Massimo Giorgetti (Fi), al quarto mandato consecutivo: «È troppo comodo per Padrin parlare a fine corsa: perché allora non rinuncia al suo vitalizio? Solo così darebbe un messaggio credibile». Non solo: «Come si può pensare di mettere fuori gioco persone che hanno ricevuto decine di migliaia di preferenze? Questo è un modo per favorire una parte politica, il Pd».

E’ arrabbiato, però, anche un rappresentante di quest’ultimo partito, il vicepresidente del consiglio regionale Franco Bonfante, al suo secondo mandato: «La norma non è costituzionale perché sarebbe retroattiva e perché impedirebbe a qualsiasi consigliere di candidarsi anche alla presidenza – precisa Bonfante -, lo ripeto: qui si violano dei diritti costituzionali. Il Pd, per altro, già nel suo statuto regionale ha il limite dei due mandati, tranne per eccezioni rarissime, dunque a noi non creerebbe problemi. Salvo per il fatto che chi ha proposto questa legge è un ipocrita, visto che nel 2015 finirà il suo terzo mandato da consigliere regionale».

Corriere del Veneto – 14 ottobre 2014 

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